Professione perpetua di due suore Minime dell’Addolorata di Santa Clelia Barbieri

Professione perpetua di due suore Minime dell'Addolorata

“Non conformatevi a questo mondo”. L’invito dell’apostolo è rivolto a tutti. Non conformarsi. Quando ero giovane si parlava dei conformisti, quelli cioè che rinunciavano a pensare con la propria testa per adeguarsi a quello che facevano tutti, che nell’incertezza di non sapere scegliere si lasciavano scegliere dal pensiero comune. In tempo digitale è ancora più difficile capire come ci si diventa perché quasi senza accorgercene, infatti, ci lasciamo dominare dai giudizi comuni, dai meccanismi indotti in maniera invisibile ma molto efficace. Certo, a volte anticonformismo è diventato il vero conformismo per cui ognuno è regola a se stesso.

La vera idolatria è quella del proprio ego, individuale o di nazione. Quando, infatti, non c’è proporzione analoga nel curare l’unica nazione dell’unica stanza che è il mondo, quella di Fratelli tutti, che sono tutti della stessa barca sulla quale stiamo, cresce il nazionalismo, estensione collettiva dell’idolatria dell’io, che stravolge l’amore per la patria che invece è davvero importante. Il più grande, vero, anticonformista, irriducibile alla mentalità del mondo, che insegna ad essere umani, a guardare il cielo e a camminare sulla terra, a essere quello per cui siamo stati creati, è Gesù.

Conformarsi al mondo è accettare la regola del salva te stesso, del prima io, di amarmi senza amare il prossimo, di scambiare l’orgoglio per amore per sé, di cercare la risposta del proprio io dentro l’io e non amando l’altro, rincorrendo una vita davvero pornografica, che non esiste, storpiata dal benessere che ci fa cercare la gioia nel consumo, nella prestazione, nella forza fisica, che rende l’umiltà un perdente, la debolezza la fine, la fraternità un legame che posso cambiare quando voglio. Tanta idolatria dell’io porta poi ad essere pieni di tante dipendenze.

Non siamo fatti per essere soli. Il vero legame che Gesù viene a stringere con noi, per il quale dona tutta la vita per fare capire che è un legame per sempre, che non finisce mai, che unisce per sempre qui e che unisce per sempre qui e lì, la terra e il cielo, è quello dell’amore. L’amore cerca il per sempre, perché “uno riceve la vita proprio quando la dona” ha detto Papa Benedetto.

Ecco perché non ci conformiamo ad un mondo che innalza muri, si adatta alle diseguaglianze, costruisce armi, che ha tanto e dissipa perché consuma per sé, che si lamenta e non capisce che le sue ferite si rimarginano aiutando gli altri, lavando i piedi e lasciandosi lavare da quel maestro davvero diverso che comanda perché serve, primo perché ultimo, che non fa lezioni ma le vive e così ci affida la sua vita, non una legge.

Ecco la gioia oggi di accompagnare queste due sorelle nella professione solenne, definitiva, di donare tutta la loro vita al Signore, di essere sue e di legarsi a questa famiglia per donare famiglia a tanti soli. Lo sappiamo, questa famiglia non è perfetta, a volte con difficoltà tutte umane, perché siamo santi ma anche persone, però ha al centro Gesù ed è davvero universale, quella del futuro, dove da ogni lingua, nazione, popolo, tribù, razza ci troveremo assieme.

Voi iniziate già qui, unendo locale (più locale di questo, le Budrie che quasi non c’erano nelle cartine dell’epoca, e chi avrebbe detto che dalle Budrie poteva nascere qualcosa di così largo) e universale. Quante pressioni per chiudersi nel piccolo, per omologare, perché era strano che delle ragazze si trovassero insieme, stranissimo prendere sul serio il Vangelo da laica, da ragazza e pregare e amare il prossimo. Era il seme del suo carisma che, come sempre nel seme, nascondeva quello che sarebbe successo, che lei non sapeva ma ha gettato in terra con coraggio, cioè con amore che è il coraggio dei cristiani.

Clelia è stata fortissima, grande e umile, semplice e con la sapienza dei piccoli, quella che i dotti e gli intelligenti non riescono proprio a capire, forse la ammirano ma poi, chissà perché, non la scelgono smettendo di essere dotti e intelligenti e mettendosi a vivere come i piccoli. Ecco perché la vostra scelta non è rinuncia ma libertà: avete trovato la perla preziosa nel campo della vostra vita e vivete nella povertà la gioia di avere tutto, perché solo nella carità tutto è nostro, nella castità un amore senza interesse, non limitato e per questo ancora più amore, e nell’obbedienza unire l’originalità al corpo, obbedienza che aiuta ad essere se stessi, carisma e comunione, non carisma e protagonismo che lo fa disperdere o lo stravolge.

Non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, sempre in relazione ai fratelli, alla comunione, perché questo ci aiuta a capire chi siamo, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.

Carissime, che gioia essere con voi. E ci sentiamo tutti un po’ lo sposo. Quello che vi ha scelto e che voi avete scelto. Così è l’amore e così è stato per voi, e come nell’amore le due metà si confondono e insieme capiamo chi siamo e cosa ci stiamo a fare in questo mondo. Siamo corpo di Gesù, affidato anche a voi.

E come Santa Clelia intuì la bellezza di essere insieme e l’unità del servizio, che oggi significa ministero, governo, responsabilità, anche voi non abbiate timore di aiutare il Corpo di Cristo nel mondo. Fatelo con tutta la fortezza di cui siete capaci, quella di Maria, di Francesco di Paola, minimo, di Santa Clelia e delle sue sorelle. Per sempre! Certo. Con tanto sereno discernimento, affidandoci alla misericordia del Signore, di cui abbiamo sempre tutti un enorme bisogno.

Ci dovrebbe preoccupare il contrario del per sempre, che è vivere alla giornata, curando le apparenze, nel tempo e non nello spazio, con susseguirsi di emozioni che non si riesce a mettere in ordine e ci comandano. Il fratello più giovane ritrova se stesso ritrovando il Padre ed era fuori di sé quando obbediva all’amore come possesso, a dire solo “mio” e mai “nostro”, vittima di un mondo che poi ruba tutto, anche la dignità oltre le cose. Amate questo corpo.

Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Ognuno il suo. La sapienza ebraica ricorda come non ci sarà chiesto perché non siamo stati come il profeta Elia ma per quello che eravamo! Ricordiamoci che Dio trova gioia in tutto quello che siamo, come affermava Radcliffe: “Dio mi ha reso veloce e quando corro sento che ha piacere della mia velocità”, spendiamo quello che siamo e che è amato da Dio.

Dovremmo ricordarcelo e sentire la gioia di questo Padre nel vedere i suoi doni affidati a ciascuno valorizzati, che ci fanno contenti perché nostri e suoi allo stesso tempo. Sempre con semplicità, perché senza prendersi sul serio ci mettiamo a servizio, e l’umiltà, come diceva Simone Weil, è “amore senza ritorno su di sé”, anzi è la “radice dell’amore” e “unica forma lecita di amore per sé”; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

E sappiamo che semplicità e umiltà sono sorelle germane. Nel mondo sono da fuggire, ridotte a privazioni di sé, mentre l’umiltà è padronanza di sé che non significa affatto protagonismo, orgoglio, confronto, giudizio, ma servizio, solidarietà, condivisione, gratuità. Insomma è proprio pieno di vita e di amore amare questo sposo, e grazie che lo ricordate a tutti, e vedendo voi vediamo anche lo sposo.

Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, come Clelia ci ha insegnato. Lavate i piedi e lasciateveli lavare, perché l’amore è circolare e cresce nel gareggiare nello stimarvi a vicenda. Quanto diverso dal mondo che spesso per esistere deve odiare, per dimostrare quello che si è deve possedere, che cerca i confronti e passa il tempo a capire chi è il più grande.

Mentre dimentica che è davvero grande – umanamente, spiritualmente e materialmente grande – colui che rende grandi gli altri, a cominciare dai piccoli che nessuno prende sul serio e che non contano.

Faccio mie le due ultime raccomandazioni dell’apostolo: Siate lieti nella speranza, perché è vero che la gioia del Signore è la nostra forza. E siate costanti nelle tribolazioni. Non mancano. Solo un mondo intontito dal benessere pensa che andrà tutto bene e finisce per consegnarsi al male o per esserne ossessionato. Siate donne che svegliano tutti annunciando la resurrezione, scuotendo i discepoli rassegnati e solennemente tristi e chiusi!

Correte e fate correre, con un amore intelligente e forte, da minime e per questo grandi!  Santa Clelia, da vera credente, non invecchia e lei ci aiuta ad essere sempre giovani, lei che è stata così sapiente con i suoi pochi anni. Siate come lei madri e per questo siate sempre figlie.

Nulla vi turbi, nulla vi spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il vostro desiderio sia vedere Dio, il vostro timore, perderlo, il vostro dolore, non possederlo, la vostra gioia sia ciò che può portarvi verso di Lui e vivrete in una grande pace” (Santa Teresa d’Ávila).

Santuario de Le Budrie
18/04/2022
condividi su