Santa Messa nell’ambito dell’Ottavario di Santa Caterina de’ Vigri

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci mette di fronte ad un giudizio e ci indica anche la materia di questo, così diversa da quelle che noi ci aspetteremmo: l’amore per sconosciuti o conosciuti che avevano fame, sete, nudi, che erano stranieri, malati, carcerati. Ci verrebbe da chiedere: ma io cosa c’entro con questi? Appunto, il problema è proprio che non ci sei entrato per niente. Ma noi diremmo: Non ho fatto niente! Ecco, il problema è proprio questo: non hai fatto niente! E’ un giudizio su di noi ma indipendente da noi, che ci fa comprendere la nostra vita e le conseguenze delle nostre scelte e anche, ed è lì il problema, non scelte. Difficilmente accettiamo un giudizio, perché pensiamo non ci capisca mai fino in fondo, perché solo io comprendo davvero la mia vita e ho il diritto di farlo. Forse l’inferno è restare proprio solo con il proprio giudizio. Noi ci fidiamo poco mentre ci fidiamo solo del nostro istinto e della nostra comprensione. Ci difendiamo anche se in realtà abbiamo proprio bisogno di qualcuno che ci aiuti a capire chi siamo, che non sia contro ma anche che non sia uno dei tanti cortigiani che cerchiamo per sentirci quello che non siamo. Il giudizio di Dio è sempre tanto più largo del nostro cuore. Abbiamo bisogno del giudizio della persona che amiamo e non smettiamo di amarla perché non ci dice quello che noi pensiamo giusto. Ci ama e ci comprende meglio di noi. E’ davvero importante perché ci aiuta a capire chi siamo, ci mette di fronte le conseguenze delle parole e dei gesti che spesso non sappiamo valutare o dei quali non ci accorgiamo o che, anche se li capiamo, condividere ci aiuta ad apprezzare. Se il giudizio è di chi ci ama, ci aiuta perché anche noi lo amiamo e vogliamo per questo essere come lui ci pensa! Mi giudica perché mi ama, non come un freddo esecutore di una legge. Quanto abbiamo bisogno di giudizi veri, mentre ci fidiamo di qualche oroscopo e dei tanti oroscopi digitali, dei finti follower che come nello specchio delle favole dicono quello che vogliamo, ci illudono con quello che non siamo a che ci sembra dare sicurezza, altre volte ci distruggono. Infatti quanti giudizi terribili nelle agoni digitali, dove ci sentiamo importanti o pensiamo di essere intelligenti per qualcosa che abbiamo detto, magari senza pensare o adattando il nostro pensiero a quello indotto da qualche algoritmo che in maniera occulta ci persuade. Abbiamo tanto bisogno del giudizio di Dio, severo e pieno di amore, misericordioso e giusto. Il giudizio di Dio entra nella nostra coscienza, anzi la forma, la fa crescere, ci fa capire e ci coinvolge. Senza questo ci facciamo padroni, ci crediamo a posto o condannati, come avviene quando ci giudichiamo da soli: spesso finiamo per cercare giudizi di considerazione, di capacità, di ruoli, così ingannevoli e pericolosi! La nostra verità, quella che cerchiamo a pezzi con le tante interpretazioni, è nell’amore e nelle opere. Non bastano le buone intenzioni, giustificazioni, i sentimenti che pensavamo fosse sufficiente provare e che invece, se sono rimasti solo sentimenti, non servono a niente. Occorre dare il pane, piegarsi alla visita, umiliarsi a accogliere uno straniero vincendo la paura e scoprendo un fratello! Sono i fratelli più piccoli di Gesù, e fare qualcosa a loro è farla a Lui. Dovremmo correre e ringraziare di poterlo fare! Non un Gesù fatto a nostra misura, ridotto a spazio del nostro intimismo, come vogliamo noi, ma quello in carne ed ossa che incontriamo, che possiamo incontrare. Il regno di Cristo non è di questo mondo, ma porta a compimento tutto il bene che, grazie a Dio, esiste nell’uomo e nella storia. C’è un legame profondissimo tra questo mondo e l’altro mondo. Se mettiamo in pratica l’amore per il nostro prossimo, questo resta, anche se noi non ce ne accorgiamo. “Quando mai?”. E’ questione di amore, non di contabilità.
Santa Caterina ci aiuta ad andare con gioia per vivere il Vangelo, preghiera e vita, spirituale e sociale, con questo suo canto di amore “Venga alla  danza tutta infiammata sol desiderando /  Colui che l’ha creata». Abbiamo bisogno delle sue armi e la ringraziamo per queste, soprattutto all’inizio della Quaresima, cammino di speranza e di liberazione dal peccato alla resurrezione, dall’inverno alla primavera. Ella rifletteva la santità, cioé l’amore. Chi ama il prossimo riflette la santità. Perché chi ha fame non vedrà soltanto il pane, ma anche la luce dell’amore di Dio nei tuoi occhi e nella tua presenza.
La seconda arma è la consapevolezza, serena e liberante, che da soli non possiamo fare nulla di buono. Ecco per questo dobbiamo essere uniti, confortarci aiutarci, edificarci a vicenda. (VII. 121). La raccomandazione: “Dunque, carissime sorelle, siate forti e perseveranti nel tempo della lotta e, sebbene le forze fisiche si indeboliscano, servitevi del desiderio della buona volontà per fare il bene e patire il male, affinché quello che non riuscite a compiere con l’azione, lo possiate fare con l’affetto pieno di desiderio. (letteralmente in realtà Caterina dice: “Lo si compia per affetto desideroso”, espressione dolcissima e che ci restituisce cuore e umanità.)  “O alta nichilitate tuo atto è tanto forte che apri tutte le porte e intri in l’infinito”. (Jacopone da Todi che Caterina amava moltissimo!). Per questo dobbiamo essere uniti tra noi e lavorare e pregare per l’unità della Chiesa e della città. ” VI. 1Per la nascita che abbiamo avuto dall’unica e antica nostra madre santa religione. Dalla quale nate da quelle materne viscere siamo in tale unione riformate e congiunte, che in verità elette sotto la viscerata carità di quel Padre che ci ha elette nella condizione di figlioli, così che possiamo dire essere in molti corpi e uno spirito, idem un volere, nonostante che la corporea sostanza sia nella distanza dei luoghi e in diverso ordine; ma per questa visibile materia non possono essere distanti gli invisibili nostri spiriti”. Siamo tutti nati dalla materne viscere, che ci chiedono di essere figli e fratelli tra noi. Da soli non possiamo fare nulla di buono.
Santa Caterina, insegnaci a fuggire ogni solitudine, a pensarci assieme, per avere un cuore peno di amore, che riconosce Gesù nei suoi fratelli più piccoli e li ama e li protegge perché sono essi il giudizio dell’amore che ci rende umani e ci fa trovare la salvezza di essere amati da Colui che è amore e che ci ha dato se stesso per nutrici, se stesso come bevanda di salvezza trasformando l’acqua in vino, che ci ha donato la veste bianca del battesimo, che ci ha adottato a figli abbattendo ogni muro di divisione, insegnandoci ad essere fratelli, che ci ha visitato nel carcere del nostro peccato e ci ha guarito come medico buono dalla malattia del peccato e della morte. Grazie Santa Caterina, poesia di Dio, specchio della sua santità, musica che unisce e scalda i cuori. 

11/03/2019
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