Solenne celebrazione dei Vespri in occasione del Capitolo generale dei Frati Predicatori

La presenza in questi giorni qui a Bologna del Capitolo dell’Ordine Domenicano è un’occasione davvero particolare per riscoprire assieme la presenza di San Domenico nella nostra città. Come Bologna nella geografia del vostro ordine è un luogo del tutto particolare, così anche viceversa conservare le vostre radici é un dono per la nostra città e per la Chiesa di Bologna tutta. Spesso, come avviene quando siamo comandati dalle nostre abitudini, non sappiamo dare valore ai doni, che finiscono per diventare scontati. L’occasione dell’ottavo centenario dell’approvazione dell’Ordine, che proprio qui prese, non a caso, i primi passi, vorremmo fosse occasione per riscoprire questo legame così importante. Voi tornate all’origine e noi insieme a voi riscopriamo la presenza della vostra fraternità, unita intimamente all’Università di Bologna, esempio di studio e di riflessione di un’Europa che non conosceva certo i confini e le appartenenze attuali, ma che metteva qui tra le radici più profonde del suo umanesimo e della sua intelligenza. E dobbiamo imparare a guardare con San Domenico al futuro dell’Europa, perché non diventi tristemente nonna, preda delle paure e che pensa il suo umanesimo addirittura debolezza.
         San Domenico ci lascia, mi sembra, due indicazioni, che ci uniscono alle indicazioni di Papa Francesco e la Chiesa di Bologna vuole vivere insieme a voi: la gioia e la comunione. San Domenico era un uomo gioioso, tanto che “Egli accoglieva ogni uomo nel grande seno della carità e, poiché amava tutti, tutti lo amavano. Si era fatto una legge personale di rallegrarsi con le persone felici e di piangere con coloro che piangevano”. Egli sapeva farsi volere bene, frutto di tanta lotta all’egocentrismo e al proprio io e ben  diverso dal cercare facile consenso assecondando le richieste delle persone. Amava talmente il Vangelo che lo comunicava con la sua vita ed era talmente amabile da riuscire a farlo accettare da tutti. Non é forse proprio questa la raccomandazione a vivere la gioia che Papa Francesco, consapevole che solo per attrazione questo si comunica?  San Domenico viene descritto così: “Senza difficoltà appena lo conoscevano, tutti cominciavano a volergli bene”. Un altro tratto è l’attenzione con cui usava verso tutti parole di edificazione. Non è forse una delle preoccupazioni che ci viene richiesta quella di liberarci dal facile individualismo così distruttivo degli altri, che cerca spesso quello che divide nella facile tentazione di esistere perché ci si contrappone, si afferma il proprio io? Questa è la via della gioia: rendere grandi gli altri, edificarli, non contristare lo spirito.
L’altra parola che San Domenico ci lascia è la comunione. Egli  sceglie, sì, un luogo santo, ma per lui il luogo santo per eccellenza non sono le reliquie, bensì la comunità. “Nessuno fu uomo di comunione più di lui”, commentano i suoi biografi. . Cerchiamo di seguire la testimonianza sempre così attuale di san Domenico scegliendo la via della gioia e della comunione, lui che volle farsi seppellire nel coro, proprio per questo, per essere sempre ai piedi dei suoi fratelli. La comunione ci libera dall’inevitabile ripiegarci su noi stessi, valorizza la persona ma libera dall’opprimente e penoso individualismo, ci dona un noi nel quale contempliamo la presenza di Gesù. San Domenico ci benedica.

18/07/2016
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