solennità di Maria santissima madre di Dio, 34ma giornata mondiale della pace

Bologna, Cattedrale

In conformità e a prosecuzione della geniale intuizione di Paolo VI, il Successore di Pietro dedica anche questo Capodanno alla pace; un oggetto di riflessione e di preghiera che, da quando questa consuetudine è invalsa, non ha mai cessato di essere purtroppo di pungente e drammatica attualità.

Questa volta, quale tema specifico – e quasi angolazione preferenziale – della meditazione che ci viene proposta, Giovanni Paolo II ha indicato il Dialogo tra le culture per una civiltà dell’amore e della pace. Ascoltiamo dalle parole stesse del Papa le ragioni di questa scelta.

Introduzione

1. “All’inizio di un nuovo millennio, più viva si fa la speranza che i rapporti tra gli uomini siano sempre più ispirati all’ideale di una fraternità veramente universale. Senza la condivisione di questo ideale, la pace non potrà essere assicurata in modo stabile. Molti segnali inducono a pensare che questa convinzione stia emergendo con maggior forza nella coscienza dell’umanità. Il valore della fraternità è proclamato dalle grandi ” carte ” dei diritti umani; è manifestato plasticamente da grandi istituzioni internazionali e, in particolare, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite; è infine esigito, come mai prima d’ora, dal processo di globalizzazione che unisce in modo crescente i destini dell’economia, della cultura e della società.

“La stessa riflessione dei credenti, nelle diverse religioni, si fa più incline a sottolineare che il rapporto con l’unico Dio, Padre comune di tutti gli uomini, non può che favorire il sentirsi e il vivere da fratelli. Nella rivelazione di Dio in Cristo, questo principio è espresso con estrema radicalità: ” Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore ” (1 Gv 4,8).

2. “Al tempo stesso, però, non ci si può nascondere che le luci appena evocate sono offuscate da vaste e dense ombre. L’umanità comincia questo nuovo tratto della sua storia con ferite ancora aperte, è provata in molte regioni da conflitti aspri e sanguinosi, conosce la fatica di una più difficile solidarietà nei rapporti tra uomini di differenti culture e civiltà, ormai sempre più vicine e inter-agenti sugli stessi territori. Tutti sanno quanto sia difficile comporre le ragioni dei contendenti, quando gli animi sono accesi ed esasperati a causa di odi antichi e di gravi problemi che faticano a trovare soluzione.

“Ma non meno pericolosa per il futuro della pace sarebbe l’incapacità di affrontare con saggezza i problemi posti dal nuovo assetto che l’umanità, in molti Paesi, va assumendo, a causa dell’accelerazione dei processi migratori e della convivenza inedita che ne scaturisce tra persone di diverse culture e civiltà.

3. “Mi è parso perciò urgente invitare i credenti in Cristo, e con essi tutti gli uomini di buona volontà, a riflettere sul dialogo tra le differenti culture e tradizioni dei popoli, indicando in esso la via necessaria per l’edificazione di un mondo riconciliato, capace di guardare con serenità al proprio futuro. Si tratta di un tema decisivo per le prospettive della pace. Sono lieto che anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite abbia colto e proposto questa urgenza, dichiarando il 2001 ” Anno internazionale del dialogo fra le civiltà “.

“Sono naturalmente lontano dal pensare che, su un problema come questo, si possano offrire soluzioni facili, pronte per l’uso. E laboriosa già la sola lettura della situazione, che appare in continuo movimento, così da sfuggire a schemi prefissati. A ciò si aggiunge la difficoltà di coniugare principi e valori che, pur essendo idealmente armonizzabili, possono manifestare in concreto elementi di tensione che non facilitano la sintesi.

“Resta poi, alla radice, la fatica che segna l’impegno etico di ogni essere umano costretto a fare i conti col proprio egoismo e i propri limiti.

“Ma proprio per questo vedo l’utilità di una riflessione corale su questa problematica. A tale scopo mi limito qui ad offrire alcuni principi orientativi, nell’ascolto di ciò che lo Spirito di Dio dice alle Chiese (cfr Ap 2,7) e a tutta l’umanità, in questo decisivo passaggio della sua storia.”

Come si vede, il Papa è perfettamente consapevole di quanto il discorso sia arduo. Egli lo svolge con grande finezza, affrontandone tutta la complessità. Tanto che non è possibile qui riassumerlo, neppure per sommi capi: non possiamo che offrirlo e raccomandarlo alla lettura diretta e personale di ciascuno, e all’esame approfondito dei gruppi, della associazioni e dei movimenti.

Soprattutto le difficoltà si fanno imponenti, quando si tratta di passare dalle enunciazioni di principio alla loro incarnazione nella realtà storica ed effettuale.

Giovanni Paolo II ci esorta però alla speranza. E quasi a esemplificare il suo atteggiamento di incrollabile fiducia e a dargli concretezza esistenziale, conclude il suo messaggio indirizzandosi alla generosità e alla libertà spirituale dei giovani. E’ un appello che merita di essere qui ascoltato, come antidoto a ogni pusillanimità e a ogni pessimismo.

Ecco le sue testuali espressioni.

Un appello ai giovani

22. “Desidero concludere questo Messaggio di pace con uno speciale appello a voi, giovani del mondo intero, che siete il futuro dell’umanità e le pietre vive per costruire la civiltà dell’amore.

“Conservo nel cuore il ricordo degli incontri ricchi di commozione e di speranza che con voi ho avuto durante la recente Giornata Mondiale della Gioventù a Roma. La vostra adesione è stata gioiosa, convinta e promettente. Nella vostra energia e vitalità e nel vostro amore per Cristo ho intravisto un avvenire più sereno e umano per il mondo.

“Nel sentirvi vicini, avvertivo dentro di me un sentimento profondo di gratitudine al Signore, che mi faceva la grazia di contemplare, attraverso il variopinto mosaico delle vostre differenti lingue, culture, costumi e mentalità, il miracolo dell’universalità della Chiesa, del suo essere cattolica, della sua unità. Attraverso di voi ho visto il mirabile comporsi delle diversità nell’unità della stessa fede, della stessa speranza, della stessa carità, come espressione eloquentissima della stupenda realtà della Chiesa, segno e strumento di Cristo per la salvezza del mondo e per l’unità del genere umano. Il Vangelo vi chiama a ricostruire quell’originaria unità della famiglia umana, che ha la sua fonte in Dio Padre e Figlio e Spirito Santo.

“Carissimi giovani di ogni lingua e cultura, vi aspetta un compito alto ed esaltante: essere uomini e donne capaci di solidarietà, di pace e di amore alla vita, nel rispetto di tutti. Siate artefici d’una nuova umanità, dove fratelli e sorelle, membri tutti d’una medesima famiglia, possano vivere finalmente nella pace!”

01/01/2001
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