Solennità di S. Clelia Barbieri

E’ oggi “il tempo” in cui, insieme a Gesù, rendiamo lode al Padre perché il segreto del suo Regno è rivelato ai piccoli e rimane nascosto ai sapienti e ai dotti. I potenti sono rovesciati dal trono e gli umili innalzati, canta Maria, l’umile, che dice di sì e crede all’adempimento della Parola, non ad un caso o ad una ipotesi. Sapienti e dotti sono i tanti orgogli del nostro cuore che pensiamo ci aiutino in un mondo dove conta la forza, il denaro, il potere, l’interesse personale, la convenienza, la furbizia, i confronti, il calcolo. Santa Clelia era piccola anche per età, giovanissima. Non ha lasciato che poche parole scritte, per riportarci così all’essenziale e per ascoltare la Parola che dona tutte le parola e insegna l’unica lingua che tutti comprendono. E’ proprio vero che “quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti”. Piccolo non è una condizione anagrafica. La via per diventarlo è quella dell’umiltà, che libera dalla paura di essere piccoli e ci fa rientrare in noi stessi. L’umiltà è il contrario dell’orgoglio che ci deforma perché ci fa credere quello che non siamo, ci suggerisce di dovere diventare quello che non dobbiamo, che complica quello che ci rende felici e rende facile quello che in realtà ci causa tristezza. Oggi contempliamo in lei, amabile, piccola, generosa, coraggiosa una donna che ha saputo vedere “le cose” rivelate da Dio ai piccoli. Come avviene per i santi aiuta anche a noi vedere! Un uomo santo aiuta gli altri e la sua luce si trasmette tanto oltre sé. La sua è la luce del cielo, così umana, anzi la più umana. I santi sono pieni di luce perché, accesi di amore, rendono bello il prossimo con il loro amore. E un cuore santo consola e dona speranza anche a distanza.
Papa Francesco questo anno ha chiesto a tutti noi di diventare santi con un’esortazione che si chiama Gaudete et Exultate. Ha indicato la santità della “porta accanto”, “nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere”. Santi, ha scritto, sono “quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”. Media ma non mediocre, perché la santità, cioè l’amore di Dio ci rende davvero grandi. Lasciamoci stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri del suo popolo e pensiamo sono proprio loro che costruiscono la vera storia. Santa Clelia è stata all’inizio una santa “della porta accanto”, in un piccolissimo paesino come le Budrie, come era Nazareth, oggi diremmo una periferia di Bologna. La sua testimonianza aiuta ciascuno di noi a domandarsi quale è la mia strada, il progetto unico e irripetibile che Dio ha voluto per me. (GE23): “Chiedi sempre allo Spirito che cosa Gesù si attende da te in ogni momento della tua esistenza e in ogni scelta che devi fare, per discernere il posto che ciò occupa nella tua missione. E permettigli di plasmare in te quel mistero personale che possa riflettere Gesù Cristo nel mondo di oggi”. Voglia il Cielo che tu possa riconoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita. Non abbiamo paura della santità! Dovremo dire, anzi, abbiamo paura di non essere pieni del suo amore. Arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere. Dipendere da Lui ci libera dalle schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità.
Santa Clelia è sempre raffigurata con un dito rivolto al cielo e nell’altra mano custodisce, si lascia proteggere dalla croce e mostra il segreto del cristiano, quell’amore che i piccoli capiscono, di un amore che non conosce limiti e ci rende capaci di amare anche i nostri nemici. Clelia sembra dirci: (GE 34) “Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio”. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. Non si comprendono le cose della terra senza cercare il cielo, le cose visibili senza vedere in esse quelle invisibili che non sono affatto quelle virtuali, così amate da un mondo che vede tutto ma rende tutto invisibile perché non sa vedere l’amore nascosto in ognuno e nel creato. Chi ha conosciuto l’amore del Signore indica il cielo e Gesù che ci apre la via tutta umana per raggiungerlo, perché è venuto perché gli uomini del mondo diventino cittadini del cielo e canta le meraviglie del suo amore. Santa Clelia, con tutti i santi canta e cerca in ognuno di noi la voce che canti l’amore anche sulla terra. L’uomo del mondo indica, invece, sempre il proprio io, parla sempre di sé e finisce prigioniero dell’inferno della solitudine e delle apparenze egocentriche. Chi cerca il cielo vede il suo prossimo e si fa riconoscere da lui. Santo non è il perfetto, il puro, ma il piccolo che capisce tutte le cose di Dio con l’intelligenza dell’amore, quella del cuore, quella che solo i piccoli hanno. Quanta consolazione troviamo nel lasciarci prendere per mano dalla piccola Clelia che ha preso volentieri su di sé il giogo di Gesù, il legame che è la relazione d’amore. Lui per primo si lega a noi con un amore forte come la morte, realizzando quanto cantato dal Cantico dei Cantici, dal quale derivano tutte le regole, gli obblighi, le fedeltà, il perdono, i sacrifici. Tutto ha senso se è un legame di amore, dolce e leggero.
Clelia non si perse d’animo; non si lamentò, sentendosi vittima; non pensò che erano necessarie tuniche nuove e tante borse per il viaggio. Si sentì a casa nella chiesa e diventò grande perché pregava. Trovò il coraggio per iniziare perché amava molto, non perché aveva tutto. Si fece “operaia della dottrina cristiana”, come allora erano chiamati i catechisti, ricordando che lavoriamo nel grande campo della messe di questo mondo, che già biondeggia, cioè aspetta, perché tutti conoscano l’amore di Gesù che aveva conquistato il suo cuore. E quante sofferenze da consolare. Mettiamo sotto la sua protezione l’anno prossimo, per una missione rinnovata, l’annuncio semplice, essenziale, del suo amore per ogni uomo, senza nessuna distinzione, limiti e preferenze, per tutti. Nell’amore non c’è numero chiuso, quello che l’avarizia e le paure del benessere ci fanno credere necessario, finendo per costruire inferni di solitudine con al centro l’onnipotente io.
Il cristiano non può essere solo. Clelia dal 1° maggio 1868, 150 anni or sono, si riunì con alcune sue amiche per vivere insieme, dando così inizio a quella famiglia conosciuta col nome di “Suore Minime dell’Addolorata”. E’ la più giovane fondatrice della storia della Chiesa. Orsola, Teodora, Violante. Nomi, cioè persone, storie che diventano nomi. C’è bisogno di essere una famiglia di fratelli e sorelle che si amano tra loro per vivere il Vangelo. Gesù, non a caso, ci manda a due a due, perché ognuno è un fratello e deve avere un fratello, per ascoltare e parlare, per essere se stessi e il prossimo, perché siamo una comunione. Così vinciamo l’idolo dell’individualismo consumista che ci seduce alla ricerca di un benessere appartato dagli altri. Scriveva Clelia ad una sorella: “Quando hai delle cose che ti disturbano fatti coraggio a confidarmelo e io, con l’aiuto del Signore, cercherò di chietarti. Amate Iddio. E non ti dimenticare di me povera peccatora. Sono la tua serva Clelia Barbieri”. Il servizio ai poveri inizia amandosi gli uni gli altri, servendosi, essendo anche utili, come Gesù.
“Signore, aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore e con queste fiamme accendete il mio. Fate che io bruci d’amore”.
Grazie Santa Clelia, voce che con l’esempio scaldi il cuore e con dolcezza ci indichi scelte di amore e di santità. Grazie perché ci aiuti a non avere paura a seguire Gesù, a prendere su di noi il suo giogo di amore, a nutrirci del suo pane, a ascoltare e mettere in pratica la Parola, a farla conoscere a tanti, a servirti nei fratelli e nei poveri. Santa Clelia, generosa testimone della forza del Vangelo, con la tua semplicità ci liberi dai sentieri tortuosi dell’orgoglio e ci aiuti a comprendere il segreto del Regno. Proteggi la nostra Chiesa di Bologna e donaci di restare sempre uniti con te e in comunione tra noi per generare tanti alla fede e perché ogni nostra Comunità sia una madre misericordiosa piena di amore per tutti i suoi figli, dai più piccoli a tutti. Amen

13/07/2018
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