Solennità di S. Clelia Barbieri

Il Cantico dei Cantici, con la poesia delle sue immagini e dei suoi sentimenti, descrive l’esperienza di innamoramento che attrae ed unisce i due giovani e ci offre la conversione all’amore a cui è chiamato ogni credente. L’amore non agisce secondo il calcolo, l’interesse, il ruolo, la convenienza. Dio è amore e suscita amore nel cuore degli uomini. Solo così capiamo Dio. Infatti Santa Clelia scriveva “Caro il mio Sposo Gesù”, 150 anni or sono. Tutta la sua vita, i pochi ma intensissimi capitoli delle sue stagioni, sono stati una lettera di amore scritta con tutto il cuore a Gesù, un dialogo che ella sentiva in maniera personale e affettiva. Non è forse proprio questo il primo suggerimento che Santa Clelia ci offre stasera? Con dolcezza Clelia ci aiuta a sentire l’amore di Dio per ognuno di noi, e non a mettere al centro i nostri sforzi. Il suo amore appassionato ci interroga se ci siamo intiepiditi, se abbiamo smarrito, come la Chiesa di Efeso di cui parla l’Apocalisse, “il primo amore”, l’Amore di un tempo, sostituendolo con il realismo che spegne lo stupore e impedisce il sogno, con il pessimismo che non crede al vento capace di rendere nuovo quello che è vecchio. L’amore che Clelia sente sono come le fiamme di Pentecoste. E’ lo Spirito che rende saggio il semplice, che offre il perdono e rende innocente il peccatore. Parleremo di Gesù se siamo pieni di Lui. Comunichiamo quello che abbiamo. Il primo annuncio o “kerygma”, è il fuoco dello Spirito, sono le parole che possiamo vivere nella nostra vita come accadde a Santa Clelia, altrimenti cerchiamo di convincere con nozioni lontane e impersonali che non trafiggono certo il cuore. “Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”, suggerisce l’Evangelii Gaudium. E’ proprio questa indicazione che avvierà la nostra riflessione sulla comunicazione del Vangelo e l’iniziazione cristiana che desidero ci accompagni per i prossimi cinque anni. E’ infatti un cammino fondamentale per il nostro futuro, che vorrei mettere questa sera sotto la protezione di Santa Clelia, “operaia della dottrina cristiana”. Davanti al deserto spirituale che vediamo dentro e intorno a noi non ci scoraggiamo, ma siamo chiamati a capire la sete di infinito, di amore vero, di bello, di vero, che è nascosto nel cuore di ogni uomo. “Oh grande Iddio, aprite il vostro cuore e buttate fuori una quantità di fiamme d’amore e con queste fiamme accendete il mio, fate che io bruci d’amore”, scriveva Santa Clelia.
Il suo rapporto affettivo trovò una manifestazione molto concreta, singolare, con la lavanda dei piedi del 25 marzo, sempre di 150 anni or sono. Clelia mise in pratica l’esempio di Gesù e, cinta con il grembiule, lavò i piedi a dodici ragazze e dopo, “inginocchiatasi sopra una sedia fra due armadi, parlò per quasi mezz’ora della Passione del Signore. Nessun predicatore aveva mai parlato così…”, commentarono. Ecco il secondo dolce e fermo suggerimento di Santa Clelia per ognuno di noi: comunicare il Vangelo, parlare di Gesù con il nostro cuore e con la nostra vita. Chi cerca le cose di lassù in realtà apre gli occhi su quelle della terra, vince le paure, abbatte tutti i muri, ha una forza interiore che permette di servire l’altro, di amare il prossimo, di realizzare incontri personali che cambiano la vita. La piccola Clelia, umile e grande, ci incoraggia ad essere piccoli nel servizio e grandi nell’amore per il sacramento del fratello. E’ l’amore “in perdita” che si trova al centro del Vangelo e che è a fondamento di tutta la vita cristiana» (Documento finale Sinodo dei giovani, 137). L’amore per il Signore e quello concreto per il prossimo si nutrono l’uno dell’altro. Santa Clelia è libera dalla cupidigia dell’avere. E’ donna della condivisione e della restituzione perché quanto non era strettamente necessario a lei e alle compagne non veniva trattenuto, ma sempre e senza sacrificio distribuito. Chi sente l’amore di Dio per la sua vita e per questo è pieno di gioia perché amato, chi vuole come San Francesco che “io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amor mio”, compirà gesti che cambiano la vita e ci rendono presente Dio, amore.  Quando sentiamo l’amore di Dio per la nostra vita non parliamo per sentito dire o stancamente o come fosse una lezione, smettiamo di lamentarci o di cercare surrogati nell’infinita offerta del consumismo e sappiamo comunicare la gioia del Vangelo in maniera personale.
Santa Clelia muore alle ore 18 di mercoledì 13 luglio 1870. Iniziamo oggi il 150mo anno dalla sua nascita al cielo. Il popolo di Israele suonava il corno (Jobel) ogni quarantanove anni per richiamare la gente di tutto il paese, dichiarando santo il cinquantesimo anno. Il Giubileo porta con sé la liberazione da una condizione di miseria, sofferenza ed emarginazione. Non si lavorano i campi, tutte le case acquistate dopo l’ultimo Giubileo tornano senza indennizzo al primo proprietario e gli schiavi sono liberati. Questa sera suona il corno dell’anno giubilare di Santa Clelia e domandiamo la sua intercessione perché ognuno riscopra l’amore di Dio per la sua vita e perché tutti comunichiamo il Vangelo dell’amore di Gesù ai lontani, ai giovani, agli adulti, agli anziani che incontriamo al pozzo come la Samaritana assetati di qualcosa che non conoscono ma cercano.  
Signore, che inviti gli affaticati e gli oppressi a trovare ristoro prendendo il giogo soave e leggero del tuo amore, con l’intercessione di Santa Clelia liberaci dalla schiavitù dell’orgoglio e della paura per riconoscere la tua presenza in noi e attorno a noi, nella Chiesa e nel mondo, perché anche dal nostro cuore sgorga una sorgente di amore. Signore ti preghiamo per tutta la tua Santa Chiesa e per la nostra Chiesa di Bologna, perché sia unita e santa, protetta da ogni tentazione, unita e perché nessuno sia complice del male che divide. Dona a tutti di sentire il tuo amore nel loro cuore e di scoprire la santità personale alla quale siamo chiamati. Insegnaci a puntare più in alto per lasciarci amare e restituire tanto amore al prossimo. Santa Clelia, insegnaci a cantare con la pienezza del cuore la gioia di essere amici di Dio e fratelli tra noi.

13/07/2019
condividi su