Terza domenica di Quaresima

Bologna Cattedrale

Tutti noi cerchiamo tranquillità e sicurezza, protezione dai problemi e dalle sofferenze. Lo sentiamo drammaticamente, qualcuno con tanta angoscia e sconforto per avere visto la morte strappare la persona amata, in questo momento di profonda incertezza causata dalla pandemia, che sembra senza fine e mette alla prova la nostra speranza. Davvero non basta un generico e facile ottimismo, in fondo facile e a poco prezzo. Occorre, come ci chiede Gesù, essere perseveranti, perché il male è insidioso, resistente, subdolo e appena pensiamo che tutto sia risolto (diciamo “pace e sicurezza”) ecco si presenta di nuovo con i suoi frutti di dolore e morte. Pensiamo che il male si sconfigge una volta per tutte, mentre è una lotta e lotta per vivere e richiede tutto noi stessi e per certi versi non finisce mai, perché il male ci prova sempre. Gesù vuole proteggerci. E’ venuto per questo, per liberarci dal male e per questo ci ama sino alla fine. Vuole che siamo forti, che non ci arrendiamo, che non perdiamo tempo con quello che non vale e ci indebolisce. Ci insegna a prenderlo sul serio e a capire dove si nasconde, ma ad affrontarlo con la sua forza, che è una sola, l’amore, la più umana. Lo combattiamo stando attenti a colui che uccide l’anima (e alla fine anche il corpo), combattendo chi uccide il corpo perché amiamo il prossimo. Quando c’è poco amore il male cresce e il seme della divisione cresce, sempre fecondo e genera sempre dolore, morte, violenza, a cominciare da quella dei giudizi che per Gesù sono colpevoli quanto quella fisica. Il seme più insidioso, perché si nasconde di più, è l’indifferenza, cioè il banale vivere per se stessi in nome del salvare se stessi. L’indifferenza lascia soli e fa male. Non salutare, ad esempio, (come non ricordare don Mario Cocchi che salutava tutti?) priva l’altro di compagnia. Non fermarsi ad aiutare uccide. Gesù vuole che la sua casa sia libera dall’egoismo e sia piena del Padre che insegna ad amarci gli uni gli altri, perché tanti egoisti (quanto ci immiserisce l’egoismo e quanto al contrario servire ci rende grandi!) si fanno la guerra, non si sanno aiutare, al massimo accettano delle regole di condominio dove si compongono vari interessi ma si perde l’unico vero interesse che è Dio e il prossimo. La casa del Padre non è un condominio dove ognuno si fa gli affari propri, solo un po’ più educatamente del mondo! La sua forza è diversa da quella che noi ci aspettiamo, tanto che la disprezziamo attratti dalla sicurezza dell’affermazione di sé e del possesso, convinti che il mercato ci fa ottenere quello che ci serve. La forza di Dio è solo quella dell’amore. Gesù, dice l’Apostolo Paolo, non si impone con i suoi segni, non ci costringe a credere e non ci convince senza la nostra fiducia. Gesù non limita la nostra sapienza, ma ci lascia liberi di usarla, ci vuole liberi di scegliere, di capire, per comprendere la sua presenza e avere un amore intelligente. Gesù vede la sua casa ridotta a mercato, cioè al “normale” interesse individuale e butta giù tutto con forza. Non accetta nessun compromesso con l’egoismo, non benedice mai il vivere per se stessi, perché sa che ci fa male, che diventiamo cattivi, perché il Padre ci insegna vivere gli uni per gli altri perché solo così c’è salvezza! La sua parola ci chiede sempre di amare anche quando non ci conviene, di preparare il pranzo per chi non ha da invitarci, di trattare con la tenerezza che abbiamo verso un fratello o una sorella chiunque è nel bisogno. E’ casa del padre anche per noi, amati gratuitamente senza merito. Dio ha preso su di se il limite della nostra vita per liberarci dalla tentazione dell’egoismo, dell’onnipotenza dell’orgoglio, che tende a riempire tutto, dell’egoismo che ci fa credere darci sicurezza. Solo la forza dell’amore di Dio è la vera protezione e cambia la vita perché la libera dal male. Davvero l’uomo non è onnipotente! Da solo non ce la può fare. “I beni del mondo, che a tanti fanno scordare Dio e gli altri, non sono il motivo del nostro viaggio sulla Terra” e rendono lontano il cielo. L’onnipotente si fa debole perché la nostra debolezza diventi eterna!
Il frutto della quaresima, la primavera che cerchiamo e di cui abbiamo disperato bisogno, il senso della nostra preghiera e della lotta contro il male, è un cuore che ritrova se stesso, che si libera dall’egoismo che lo deforma, tanto da amare più le cose delle persone, e diventa padrone di sé per amare. Dio non è un principio ispiratore, un’ideologia che giustifica tanti interessi individuali, come i farisei, che rispettavano la legge ma tradivano il suo amore. La casa del Signore diventa inesorabilmente un mercato quando la gratuità è sostituita dall’interesse individuale, dalla convenienza per cui faccio qualcosa perché mi conviene e invece di servire mi faccio servire, degli oneri cerco gli onori. La casa del padre è una casa, cioè una famiglia non un’azienda e dove tutto ciò che è suo è nostro e tutti possiamo sentirla nostra proprio perché è sua. Certo, nel mondo tutto ha un prezzo, ma nella casa del Signore tutto è donato, perché l’amore è senza prezzo e interesse, perché non si compra e non si vende, si riceve e si regala, senza mai cercare la propria ricompensa qualunque essa sia. Se siamo liberi dalla ricerca dei nostri vantaggi e interessi e se lo facciamo solo per la gloria di Dio cioè per amore, potremo combattere un mondo dove la vita ha prezzo, dove si compra e si vende, dove alcune persone non hanno valore o lo perdono tanto da essere buttate via. Quando la sua casa è davvero del Padre troviamo un cuore solo ed un’anima sola, gli ultimi diventano i primi e nessuno ha bisogno perché l’amore condiviso sazia la vita di ognuno. Ed iniziamo a vivere il Fratelli tutti.
Papa Francesco nel suo viaggio commovente in una delle nazioni che ha sofferto di più negli ultimi decenni e dove tanti cristiani sono dei testimoni della fede e per questa hanno dato la vita, ha chiesto a tutti di guardare il cielo per camminare sulla terra. “Alziamo gli occhi al Cielo per elevarci dalle bassezze della vanità; serviamo Dio, per uscire dalla schiavitù dell’io, perché Dio ci spinge ad amare. Non stanchiamoci mai di guardare il cielo, di guardare queste stelle, le stesse che, a suo tempo, guardò il nostro padre Abramo”. Liberi dall’egoismo che ci fa guardare solo il nostro io, viviamo come figli del Padre, misericordiosi e attenti a tutti come Gesù, amando questa casa come la nostra vera casa, perché possa accogliere tanti che cercano il cielo e possono vederlo nella nostra preghiera e nel nostro amore.

07/03/2021
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