Veglia della Notte di Pasqua

Siamo usciti nel buio. Lo abbiamo sperimentato anche in Chiesa all’inizio della nostra celebrazione. Senza la speranza di Cristo la Chiesa è spenta! La speranza è lotta per la vita e per una vita felice. È per questo che Gesù, luce del mondo, è venuto a liberare dalle tenebre. Abbiamo bisogno di luce. Sono insopportabili le tenebre che oscurano il mondo, che scendono nei cuori e oscurano le relazioni tra le persone, tanto da non riconoscere il fratello nel prossimo, addirittura pensarlo un nemico. Il mondo è nella notte terribile della guerra, della violenza, quella grande che uccide con i missili e i droni e quella spicciola del coltello, delle mani, dei giudizi senza pietà, dell’aggressività da strada, delle violenze domestiche, allenata dagli insulti digitali, dell’indifferenza che pensiamo innocua e che, in realtà, ferisce perché profondamente significa che l’altro non vale nemmeno un po’ di tempo e di cuore e una visita. Il male è buio che fa perdere la speranza, la rende fatalismo per cui non dipende da noi e non dobbiamo fare nulla. Il male rende l’amore per gli altri complicato e facile l’amore per noi stessi.

Noi speriamo perché Gesù è la speranza che non delude: non ha deluso e ha vinto la delusione causata dalle nostre. Lui non giudica: ama sino alla fine e vince il male più grande, quello che spegne la luce della vita. E la morte la vita la spegne togliendole significato, paralizzandola con la paura, chiudendola nell’io perché si perda. Dio non giudica, salva. Allora noi non giudichiamo e non condanniamo come fanno i sapienti del mondo e della Chiesa, quelli che si credono giusti senza amare, che con supponenza spiegano e interpretano ma non si fermano e non si fanno carico, che dividono e offendono l’unica Madre che genera alla fede. Credono di conoscere e non ascoltano, non si piegano a pensarsi insieme al prossimo, ossessionati dal male finiscono per diventarne complici. Ecco perché siamo qui: cerchiamo luce. In questa notte che illumina tutte le notti e dà speranza ad ogni croce incontriamo la luce, calda e umanissima, di Gesù, nostra vita. “La notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia. Il Santo Mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace.

O notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!”. Non è un sogno, anzi, ci aiuta a capire quello che abbiamo, a riconoscere la bellezza che ci è affidata, che siamo e che riconosciamo nel prossimo, la presenza di Gesù, che vediamo con gli occhi del cuore e che ci permette di vedere e capire le creature e il creato. Gesù ci porta nel profondo della storia, ci fa scendere negli inferni per portate la vita dell’amore, ci aiuta a vedere i segni dei tempi e a cambiarli in segni di speranza. In questi giorni con Gesù abbiamo affrontato la durezza della vita vera, non l’inganno di mondi di benessere che ci rendono estranei alla comunità e stranieri nel mondo. La croce segna sempre la vita, ma da questa notte non è più una condanna! Non vuol dire che non c’è o non ci sarà, ma che è vinta e che la possiamo vincere perché Gesù l’ha vinta per noi! La Pasqua possiamo pensare che non cambi tutto, come nella pigrizia pensiamo la speranza come benessere.

Gesù delude chi lo vuole Re e delude chi pensa un Risorto che trasforma tutto senza di noi. Non siamo fatti per vivere come bruti, anche se con tutte le prestazioni nella sala giochi dove non diamo fastidio e pensiamo di non avere fastidi, nella sala delle infinite dipendenze, isolati, prigionieri di una sessualità senza amore, alla ricerca di paradisi che diventano inferni perché non c’è vita nel culto dell’esibizione di sé che porta alla violenza, alla rabbia, all’inutilità.

Non si capisce la luce senza affrontare il buio, scappando, facendo finta che non ci riguardi, abituandoci a vivere nell’oscurità, tanto da non scandalizzarci più di bambini uccisi o di povera gente che annega, di poveri che crescono e di anziani condannati alla tortura della solitudine, di vittime decise da un impulso a distanza che stermina innocenti. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!”. Ricordatevi. Ricordiamoci.

“Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». La speranza non è scantonare il male, ma affrontarlo con pazienza e perseveranza, non è ignorare i poveri e rimuovere la morte. Speranza è lotta, ma è vittoria. L’amore di Cristo non delude! Le donne sono le prime a ricordarsi e a credere perché non smettono di amare e perché ascoltano! Non cerchiamo la vita dove c’è la morte, dove vince l’inganno del potere, che accarezza la folla e la illude, che esalta e distrugge il nostro io e alla fine distrugge e rende soli. Non cerchiamo la vita nell’idolatria del benessere, perché senza il prossimo ci consegna alla morte dell’amore per sé, del salva te stesso, della sterilità figlia della paura di perdere qualcosa, presi da amori che non generano vita.

Fa male all’io pensare di essere primi senza gli altri! Ha ragione un agnostico che pochi giorni or sono ha detto, e lo ripeto: “Ho sempre creduto insieme a Nietzsche che quella cristiana fosse una visione sminuente della vita terrena, ridotta a una valle di lacrime in attesa del riscatto. Ho capito che il messaggio evangelico contiene una celebrazione della vita e una formidabile ribellione contro la morte. La promessa della vita eterna è la più grande rivoluzione immaginata”. Nessuno avrebbe immaginato la resurrezione, ma certamente è una grande rivoluzione, quella più importante: contro il male. La vita eterna inizia da un uomo, Gesù, e dal suo amore che in questa notte affida a noi. Non cerchiamo la vita nel possesso perché questo uccide l’amore, nell’avere che rende insignificante l’essere, nella prestazione che disprezza la fragilità. Questa luce ci libera dalla sala giochi dove siamo agitati da passioni ma poveri di vita. La luce l’abbiamo tutti accesa da questo unico cero. Che ci facciamo della vita senza la luce dell’amore, che è suo e che diventa nostro? La luce di Cristo non limita la vita, anzi, la esalta perché fa amare, fa trovare il senso della nostra lampada che pure abbiamo e che, se teniamo per noi diventa inutile.

Ha detto Papa Francesco: “Gesù, ti sei fatto uno di noi; non hai temuto di inciampare e di cadere. Tu sei, Gesù, il Signore della gioia. Abbiamo costruito un mondo che funziona così: un mondo di calcoli e algoritmi, di logiche fredde e interessi implacabili. La legge della tua casa, economia divina, è un’altra, Signore. Volgerci a te, che cadi e ti rialzi, è un cambio di rotta e un cambio di passo. Conversione che ridona gioia e ci porta a casa. La nostra convivenza ferita, o Signore, in questo mondo a pezzi, ha bisogno di lacrime sincere, non di circostanza”. Con Gesù guardando al tempo che scorre, abbiamo la certezza che la storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria. La nostra luce non è insignificante! È quella che cambia il mondo! La vita risorge. Tutta? Per sempre? Sì, nel mio piccolo e nella mia fragilità! Risorge nel mio peccato che incontra la grazia. Risorge nel suo amore che diventa il mio, germoglio di vita eterna. Nel piccolo vediamo il già di quello che sarà. “La vita risorge quando ognuno è in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza”.

Cristo è risorto. Cristo è Signore e nell’amore suo vediamo oggi nella nostra parzialità quello che non finisce. Cresto è risorto! Veramente è risorto!

Bologna, Cattedrale
19/04/2025
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