Veglia delle Palme con i Giovani

            Cari giovani, il patrimonio più prezioso di cui dispone la vostra persona è il vostro cuore, quella misteriosa e grandiosa capacità di amare di cui sono dotati l’uomo e la donna. Come vi ha appena detto Gesù, è dal “cuore” che esce il bene o il male compiuto dalla nostra libertà. Possiamo dunque dire che la qualità di una persona, il suo “peso specifico”, sono misurati dalla qualità del suo amore. La beatitudine di un cuore puro è la vera beatitudine.
            La parola del S. Padre Francesco ci invita a farci alcune grandi riflessioni.
            – Esiste una verità circa l’amore. Esiste cioè un amore vero ed un amore falso, un amore che sembra essere tale ma è solo apparenza. Ascoltate quanto dice l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera: «da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi» [1Gv 3, 16]; ed ancora: «in questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi» [4, 10].
            Conoscere l’amore, cari giovani; la “scienza dell’amore”, cari giovani: è questa la scienza più necessaria. Ma forse molti oggi danno per scontato, quasi fosse qualcosa di spontaneo, sapere che cosa è l’amore. “Non esiste nulla”, cari giovani, “che più dell’amore occupi sulla superficie della vita umana più spazio, e non esiste nulla che più dell’amore sia sconosciuto e misterioso. Divergenza tra quello che si trova sulla superficie e quello che è il mistero dell’amore: ecco la fonte del dramma umano” [K. Wojtyla].
            Cari giovani, voi sapete che una delle malattie che impediscono all’occhio di vedere è la cataratta. E’ come se avessero messo un velo dentro l’occhio, impedendogli di vedere la realtà come è. Esiste oggi una cataratta che può impedire all’occhio che vuole vedere la realtà dell’amore, di vederlo in realtà. E’ la cataratta dell’ideologia del gender che vi impedisce di vedere lo splendore della differenza sessuale: la preziosità e lo splendore della vostra femminilità e della vostra mascolinità.
            – Ma, come abbiamo appena ascoltato, Il S. Padre Francesco ci invita ad una discesa in profondità nel nostro cuore, per verificare quali malattie possano impedirgli di esercitare la sua capacità di amore; di percorrere la via che porta alla beatitudine di chi è puro di cuore. Come abbiamo sentito dalla pagina evangelica, è ciò che ha fatto il pubblicano: ha guardato dentro di sé.
            Vorrei richiamare la vostra attenzione su un punto, e – come ha fatto il Papa – invitarvi a verificare se il vostro cuore è sottomesso alla tirannia del provvisorio. Tutti i grandi e potenti mezzi della produzione del consenso tendono a farvi pensare che si è liberi nella misura in cui non si prendono impegni definitivi, incondizionati. Anzi, vi dicono una menzogna: la nostra libertà è talmente inconsistente, così fragile che è incapace di scelte definitive. Essa si trova a suo agio nel provvisorio. Non è così, cari giovani. La definitività è un’esigenza intrinseca all’amore vero; è la logica dell’amore. Il ” per sempre” è la più alta espressione della nostra libertà.
            “L’amore non è un’avventura. Non può durare un solo momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore. Ecco perché si trova nella dimensione di Dio” [K. Wojtyla]. E’ per questo che, come vi ha detto Giovanni, solo un’azione di Dio dentro la nostra storia poteva rivelarci la verità dell’amore, la verità di una vera capacità di amare, la beatitudine di un cuore puro.
 
            Riascoltiamo la parola dell’apostolo Giovanni: «da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi». [1 Gv 3, 16]. Ci è detta la verità circa l’amore. Una verità grande; forse a prima vista ci sembra una cima non alla nostra portata. La verità sull’amore è questa: la logica dell’amore gira tutta attorno all’asse del dono di se stesso, che solo a chi non ama appare dura e negativa, mentre a colui che ama pare la cosa più normale.
            Ma a quali condizioni è possibile vivere l’amore come dono di sé alla persona amata? Non si può donare ciò di cui non si è proprietari. Perché una persona possa donare se stessa, deve possedere se stessa, non essere posseduta da altri o altro. La persona possiede se stessa perché è libera, mediante la sua libertà; perché è a disposizione della propria libertà. Cari giovani, la logica dell’amore è una logica di libertà. E solo il cuore puro è un cuore libero, perché non si lascia trascinare dalla spontaneità, dal vortice di una sessualità disordinata, perché non si lascia dominare dalla tirannia del provvisorio. Siate uomini liberi; andate controcorrente; testimoniate la verità dell’amore.     
            Ma il vero nodo della questione è un altro. Cercate, prima di tutto, di cogliere la profondità della parola dono di sé. Si può donare ciò che si ha: il proprio tempo nel volontariato; la propria competenza professionale [i medici che lavorano alle Misericordie]. Ma nel dono di sé non si dona il proprio avere, ma il proprio essere. La diversità è fondamentale. Il dono del proprio avere è quantificabile, misurabile; il dono di se stessi non è quantificabile, non è misurabile. O è dono totale e definitivo o non è. E siamo a ciò che ho chiamato il “nodo” della questione – amore; della questione – cuore puro.
            Perché devo rinunciare al possesso di me stesso? Perché, che senso ha un tale dono? Perché siamo fatti, come persone umane, in un modo tale che la persona umana trova se stessa solo nel dono di se stessa: «se il grano di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» [Gv 12, 24]. O i deserti di solitudini senza vita o la fioritura splendida della tua umanità. Il nostro esserci ha avuto inizio dalla donazione fra due persone e tende a donarsi. In questo sta l’amore. Lasciatevi sfidare dall’amore!
            Avete sentito come termina la pagina evangelica: «tornò a casa sua giustificato». Dio, ricco di misericordia, ha purificato il cuore del pubblicano: ritorna a casa col cuore puro.
            Cari giovani, tutto quanto ho detto è dono di Dio. La nostra capacità di amare; di fare di sé un dono e di accogliere il dono dell’altroa, è ferita. La logica del dono si intreccia con la logica del possesso; il cuore è impuro. E’ possibile tornare a casa, giustificati, col cuore puro? Ricordate ancora la parola dell’apostolo: «ha dato la vita per noi». Entrare in questo dono; esserne coinvolti; divenire partecipi della stessa forza di amare presente nel cuore di Cristo. E la via sono i sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia. Cari giovani, vi raccomando: durante i giorni della Settimana Santa accostatevi con grande fede al sacramento della confessione. E’ la vera cardiologia, il reparto di cardiologia più competente, poiché ricoverati in esso, siamo guariti dalla più terribile cardiopatia: l’incapacità di amare, l’incapacità di donare sé stessi.
            Nella confessione è Gesù stesso che purifica il vostro cuore e vi accende la luce dell’amore. Un cuore più luminoso che triste: abbiate il coraggio di essere felici! Beati i puri di cuore.
 

28/03/2015
condividi su