Veglia delle Palme con i Giovani

Gesù nell’orto degli ulivi provò “paura e angoscia” (Mc 14,33. Non è un super eroe, prometeo, un uomo inimitabile, talmente diverso da noi che ci umilia con una determinazione impavida. Gesù aveva cercato la compagnia, il conforto dei suoi discepoli. Li voleva accanto a sé, perché fossero vicini e vegliassero con lui. Tutti abbiamo bisogno della compagnia e non dobbiamo vergognarci di chiederla. Questo ci ammonisce anche di non lasciare solo nessuno nei tanti orto degli ulivi come chi è raggiunto dalle sentenze di morte, chi vive le notti senza un’alba, chi scopre che il mondo virtuale non scalda il cuore, chi si deve misurare con la vertigine del male che rivela la sua debolezza, chi misura i limiti fisici ed travolto dal dolore, chi sente tutto cadergli addosso. L’orto degli ulivi può essere anche nelle strade popolate da uomini che si addormentano nell’indifferenza o nelle case troppo anonime, abitate da uomini formali che non sanno più incontrarsi, essere amici per davvero. Da soli, senza amici e senza un padre siamo perduti, diventiamo come matti, perché il peso diventa insostenibile oppure finiamo per crederci quello che non siamo.
Gesù ci insegna non ad essere eroi ma figli del Padre e amici tra noi. I grandi in realtà scappano, pensano di avere sempre tempo, rimandano, discutono sulle colpe, si giustificano, si difendono, cercano la propria individuale convenienza, salvano se stessi. Gesù chiede di amarlo e di amare, di essere come Lui dei figli che si affidano al Padre, come dei bambini che stringono la mano del padre non perché capiscano tutto ma perché si fidano di lui. Gesù ha paura e angoscia perché si rende conto della realtà. Non è un incosciente, un intemerato o un ottimista che non capisce. La paura, infatti, rivela un problema e ci pone di fronte ad una scelta: affrontare il male o salvare noi stessi, scappare? Il benessere stordisce e illude con una felicità a tempo, per pochi, ma soprattutto la tua. Ma non stiamo bene dimenticando! La paura in realtà entra dentro e ci rende compulsivi, consumisti di affanni e di cose, perché solo così ci sentiamo protetti e forti. La paura più l’individualismo, poi, diventa rabbia o depressione. Il mondo pensa di stare bene pensando a sé, proprio come i discepoli di Gesù, dicendo: “non mi riguarda”, “io che c’entro”, “è colpa sua”, facendo finta di non vedere o osservando sempre da lontano. Ma così la paura resta, per chi sta male e per chi scappa, anzi spesso diventa ancora più profonda, si trasforma in fragilità.
Abbiamo paura per il futuro? Certo. Se ci pensiamo facilmente ci sentiamo come su un aereo che in realtà può cadere da un momento all’altro. A chi ha paura non basta però dire: “Non avere paura!”. Occorre anzitutto essere vicino, ascoltare. Per questo Gesù si è fatto uomo, per liberare l’uomo dalla paura. Gesù ripete spesso “non avere paura!, ma non lo dice da lontano, perché sta bene, restando sulla riva, ma salendo sulla barca con noi. Gesù non è in uno schermo, un fantasma che attrae, non è in un libro di ricette di felicità, ma si fa Vangelo, una storia di amore condiviso fino alla fine perché finalmente crediamo all’amore. L’amore non conosce la fine.
Ecco. Scopriamo quanto siamo amati. Quando tutto è dono, grazia; quando ci ricordiamo di quanto abbiamo ricevuto, tanto o poco, e che possiamo avere, quando non pensiamo a chi sono io ma io chi sono per gli altri, quando diciamo grazie al Signore e regaliamo qualcosa di bello che abbiamo, fosse solo un sorriso, ecco che abbiamo meno paura.
La resurrezione non è non soffrire. Questo è lo scandalo di Pietro, che non può accettare che la vittoria passi per l’umiltà e che non accetta che il più grande sia colui che serve. La resurrezione inizia scegliendo per chi soffrire, per chi vivere. Gesù ci chiede: resta con me. Non siate turbati, diceva, credendo che vinca il male, che non si possa fare niente. Io devo soffrire, ma tornerò e vi prenderò con me. La resurrezione è vita vera, non di plastica o nello schermo! La vediamo restando, affrontando le difficoltà anche quando sembra non ci sia niente da fare. Vinciamo la paura non perché forti ma per amore. Basta poco, anche un piccolo legame, uno spiraglio di amore che si fa largo nelle incertezze e che ci unisce a Dio e al prossimo. Gesù prega, cioè sente l’amore del Padre che non spegne il lucignolo fumigante, che si commuove, che vuole la luce e non le tenebre. Perché chi ama non ha paura o la affronta? Ce lo spiega Sant’Agostino: In eo quod amatur, aut non laboratur, aut et labor amatur.Quando si ama, non si si fatica, o, se si fatica, questa stessa fatica è amata. (De bono vid. 21, 26). Ecco il segreto di Gesù e anche il nostro: amare, legarci, amare noi stessi e il prossimo, non l’uno senza l’altro. Altrimenti tutto ci farà fatica e non ci dona gusto, gioia. E poi “Amando il prossimo purifichiamo gli occhi del cuore per arrivare a vedere Dio. (In Io. Ev. tr. 17, 8) Come Maria. Non sa nulla: ma fa suo il sogno di Dio perché ascolta la Parola. Ecco, chi ascolta la Parola sogna e non ha paura! E chi fa suo il sogno di Dio cambia la realtà ed entra nella storia, non resta chiuso nella sua esistenza. Non avere paura non significa, però, non avere dubbi, non fare fatica, non dovere affrontare anche le notti del dubbio! Tutti vogliamo trovare un uomo che ci ami per sempre e malgrado tutto. Lo abbiamo trovato: Gesù, il Figlio di Dio, istero di amore che rivela il senso della nostra vita e del mondo. Insegna a essere noi quell’uomo, quella donna, che non si arrende, che si pensa per l’altro perché vuole bene e non si chiude nel suo individualismo rapace, nemmeno in una solitudine a due piazze, ma aiuta ad amare il prossimo anche quando non conviene, ad avere un cuore largo. Ama Dio e il prossimo, ama il prossimo e te stesso: sono questi i due tempi del cuore. Se ne manca uno dei due il cuore non funziona! L’amore è per sempre? L’amore è per sempre se è amore. Il male ci fa credere di no e ci riempie di fragilità e timori. A volte ci sembra di non trovarlo più, ma l’amore ha una forza incredibile, straordinaria, di trasformare, di generare vita, di affrontare i problemi! Noi abbiamo paura di colui che può fare perdere l’anima. Il mondo senza anima diventa terribile, disumano, un mercato e l’uomo un oggetto. Diamo anima, cioè cuore, amore, attenzione, intelligenza, speranza al mondo. Nessuno sia scartato. Nessuno muoia con il proprio figlio in grembo perché rimandata alla frontiera che diventa una burocratica condanna a morte. Nessuno sia scartato o sperimenti l’amarezza atroce della solitudine perché la sua mente è confusa. Nessuno sia guardato con disprezzo perché diverso. Non troviamo anima nel mostro delle tante dipendenze, delle droghe tiranno mai sconfitto anzi più invisibile e pericoloso.
Oggi ricordiamo quanti per amore sono rimasti, forse pieni di paura, ma hanno amato i bambini, gli anziani, i malati, il prossimo come se stessi. I veri amici d Gesù, perché lo hanno testimoniato. I martiri. Il beato Oscar Aernulfo Romero sapeva che sarebbe stato ucciso, perché pronunciava uno ad uno i nomi delle vittime innocenti della violenza- come se noi ricordassimo i nomi di quei poveri morti in mare o dei bambini uccisi in Siria – e perché aveva detto che doveva prevalere la legge di Dio, tanto che nessun soldato era obbligato a obbedire a un ordine contrario alla legge di Dio. Il giorno prima di essere ucciso andò a mangiare in quella che era la sua famiglia d’adozione. Giocò dapprima con i bambini, ma a tavola apparve smarrito. Racconta l’ospite. “Si tolse gli occhiali, cosa che non faceva mai, e rimase in un silenzio che fu per tutti noi molto grave. Lo si vedeva abbattuto e triste. Mangiava la minestra con lentezza e ci guardava attentamente uno per uno. Eugenia, mia moglie, che alla tavola gli sedeva a fianco, restò interdetta per uno sguardo lungo e profondo che le rivolse, come volesse dirle qualcosa. Dai suoi occhi sgorgarono lacrime. Lupita lo rimproverò: ‘ma perché, che motivo c’è di piangere?’. Eravamo tutti perplessi. Improvvisamente si mise a parlare dei suoi migliori amici, sacerdoti e laici. Li nominava uno a uno, mostrando ammirazione per ciascuno di loro e lodandone le virtù che aveva scoperto e i doni che Dio aveva dato loro. Nei suoi appunti intimi scrisse : “Pongo sotto la provvidenza amorosa del Cuore di Gesù tutta la mia vita e accetto con fede in lui la mia morte, per quanto difficile sia. Né voglio darle una intenzione, come lo vorrei, per la pace del mio paese e per la fioritura della nostra Chiesa… perché il Cuore di Cristo saprà darle il fine che vuole. Mi basta per essere felice e fiducioso il sapere con sicurezza che in lui sono la mia vita e la mia morte, che malgrado i miei peccati in lui ho posto la mia fiducia e non rimarrò confuso e altri proseguiranno con maggiore saggezza e santità i lavori della Chiesa e della Patria”.
Annalena Tonelli, uccisa in Somalia dove era rimasta perché unica speranza per migliaia di persone, diceva: “E’ nell’inginocchiarmi sui piccoli perché essi stringendomi al collo possano rialzarsi e riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevano camminato, che io trovo pace, carica fortissima, certezza che tutto è grazia! I piccoli hanno bisogno di noi e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d’acqua nell’oceano. I modi di servizio sono infiniti e lasciati all’immaginazione di ciascuno di oi. Non aspettiamo di essere istruiti nel tempo del servizio. Inventiamo. L’amore è una questione di immaginazione e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita”. Dall’orto degli ulivi alla luce della pasqua. “Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti aspetta. Non pensare mai che la lotta che conduci quaggiù sia del tutto inutile. Alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio: in noi palpita un seme di assoluto. Ricordati che Gesù ha vinto per noi la paura. Lui ha vinto la paura! La nostra nemica più infida non può nulla contro la fede. E quando ti troverai impaurito davanti a qualche difficoltà della vita, ricordati che tu non vivi solo per te stesso. Nel Battesimo la tua vita è già stata immersa nel mistero della Trinità e tu appartieni a Gesù. E se un giorno ti prendesse lo spavento, o tu pensassi che il male è troppo grande per essere sfidato, pensa semplicemente che Gesù vive in te. Ed è Lui che, attraverso di te, con la sua mitezza vuole sottomettere tutti i nemici dell’uomo: il peccato, l’odio, il crimine, la violenza; tutti nostri nemici. E, con la grazia Dio, non disperare mai”.

24/03/2018
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