S. Messa per gli universitari, docenti e personale tecnico-amministrativo dell’Alma Mater in preparazione alla Pasqua

Tutti noi ci dobbiamo confrontare come Israele con la subdola tentazione di fabbricare e adorare un idolo, che nelle difficoltà offre una sicurezza a poco prezzo, che ci promette speranza senza un coinvolgimento personale. Spesso cerchiamo un idolo che faccia sognare ma chiudendo gli occhi, di notte o nello sballo e non di giorno e nella consapevolezza di sé. Curiosamente mentre ci fidiamo poco di chi ci vuole bene, finiamo per affidarci a qualcosa di impersonale, verosimile e non vero, virtuale e quindi imprendibile, ma spegnibile a piacimento. Proprio perché pensiamo scelto da noi (quanto dimentichiamo la persuasione occulta e sappiamo riconoscere poco i meccanismi dell’alienazione!) crediamo di potercene liberare facilmente, con un solo tratto della nostra volontà. In realtà l’idolatria diventa abitudine, conformismo, dipendenza che è la schiavitù più difficile da cui liberarsi, perché passa per il cuore, come l’individualismo, tanto che finiamo per crederla nostra. Il legame con il prossimo, invece, ci scioglie dalla solitudine, ci affranca dall’individualismo, perché ci unisce per davvero in unico destino. Ne abbiamo bisogno perché nessun uomo è un’isola. Il Papa ci ha chiesto di resistere alle sirene del consumismo, idolatria così invasiva, deformante della nostra umanità, compreso quello – che controsenso! – culturale! L’idolatria porta a modelli per cui l’uomo vale non per quello che é, non ha valore in sé, ma per quello che costa e che  compra. Finiamo per omologarci alla logica suadente del mercato, al benessere a qualsiasi prezzo, che è una pornografia, perché vale l’apparenza e tutto e tutti diventano oggetto. La pornografia induce tanti comportamenti e passioni immiserendo la persona e usando l’altro. Il popolo di Israele nel deserto iniziò a dubitare dell’amore stesso, pensando che fosse possibile evitare la lotta per raggiungere la libertà, rincorrendo un rapido e facile benessere finto, come se il faticoso scappare dal faraone per essere liberi fosse un inganno. Gli idoli li creiamo per paura di perderci, cercando un difensore che non chieda niente. Paura e rabbia, come quelle che spesso ci portiamo nel cuore.  La Quaresima è lotta agli idoli, è il digiuno dall’essere consumatori, dal piegare tutto per sé per essere davvero padroni di noi stessi e capaci di amare gli altri. Il digiuno è quello dalle dipendenze e dalla abitudini; la preghiera ci permette di affidarci scoprendo nel segreto del cuore il Signore che vede la nostra persona, senza inganni, la ama e la cambia così com’è; l’elemosina, esercizio pratico e umile di regalare qualcosa di sé, il contrario del consumismo perché è solo gratuità. Questa disciplina serve solo per renderci felici, per scoprire davvero chi siamo e conoscere finalmente l’amore di Gesù. La Quaresima non è tristezza, ma esercizio alla gioia, per farci credere all’amore, per farci entrare in noi stessi ed essere uomini veri, non miseri opportunisti, per essere protagonisti per davvero di qualcosa di bello e non presuntosi che si fanno raggirare dalla sirene e ne diventano servi sciocchi. Gesù, che è padre e non paternalista, ci rende responsabili e non servi. Responsabili come chi rientra in se stesso, capisce il prezzo vero della vita, smette di giocare per stare davvero bene donando se stesso al prossimo.   Non sentiamoci sempre troppo piccoli per fare cose grandi e troppo grandi per fare le cose piccole dell’amore, ma responsabili che umilmente compiono le grandi opere di chi ama Dio. Chi cerca la propria gloria e usa gli altri per scambiarsela finisce per vendersi per un posto, per accumulare per sè, per piegare tutto all’idolatria del proprio io.
Per capire tutto e dare sapore e bellezza ad ogni studio, possiamo anche noi leggere il libro della carità quella, che come ricordava San  Domenico, insegna ogni cosa. Il libro della carità lo leggiamo nel Vangelo, scuola di amore personale e libero, esigente ed umano, per tutti e non per qualcuno. Ma anche il libro della carità diventa il libro stesso della vita, il mondo che si accende se lo guardiamo con amore. E i poveri sono il libro della carità, i cui capitoli ci vengono affidati per capire quello che serve per davvero e comporre il canto più bello di quello delle sirene, come Orfeo: il canto dell’amore tra fratelli. Ascoltare assieme la Parola, confrontarsi con essa, il servizio al prossimo, la caritativa ci aiutano a leggere il libro della carità che spiega ogni cosa. Questa è la proposta che Papa Francesco ci ha lasciato: l’Università e il cuore di ognuno di noi siano un cantiere di speranza dove lavorare seriamente, perché il futuro dipende da noi, inizia oggi, da me, nel mio cuore e nella mia scelta. Che possiamo accorgerci e lottare contro le disuguaglianze e credere che queste possano cambiare, iniziando da me che tratto tutti in maniera uguale, con attenzione a chi è più lasciato solo e spogliato di dignità e riguardo. Vogliamo che le nostre comunità siano luoghi di vero incontro e dialogo, ma non intorno a noi stessi, nel narcisismo sterile di chi ha tanto tempo e anche il lusso di sprecarlo, ma di chi sa che le cose vere richiedono impegno, lotta, sacrificio. E non scappa! Gesù non resta astratto e ci chiede di entrare  nella storia con Lui. Sì, nella storia!
La Pasqua è speranza, accende in noi il sogno perché ci fa incontrare un amore che non chiude, ma apre, che non isola ma genera una comunità di fratelli non di estranei, di fratelli di tutti, non di alcuni.Non aspettiamo come fossimo adolescenti. Pasqua è il mondo che cambia. Iniziamo ad amare la nostra bellissima casa comune. Non perseguiamo l’idolo del successo a basso costo, che scredita il sacrificio, inculcando l’idea che lo studio non serve se non dà subito qualcosa di concreto. Diceva Papa Francesco: ” Lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita. Contro una pseudocultura che riduce l’uomo a scarto, affermiamo una cultura a misura d’uomo, una ricerca che riconosce i meriti e premia i sacrifici, una tecnica che non si piega a scopi mercantili, uno sviluppo dove non tutto quello che è comodo è lecito. Non credete a chi vi dice che lottare per questo è inutile e che niente cambierà! Non accontentatevi di piccoli sogni, ma sognate in grande. Sogno anch’io, ma non solo mentre dormo, perché i sogni veri si fanno ad occhi aperti e si portano avanti alla luce del sole”. Non arrenderti alla notte. “Ricordati che Gesù ha vinto per noi la paura. Lui ha vinto la paura! La nostra nemica più infida non può nulla contro la fede. E quando ti troverai impaurito davanti a qualche difficoltà della vita, ricordati che tu non vivi solo per te stesso. Nel Battesimo la tua vita è già stata immersa nel mistero della Trinità e tu appartieni a Gesù. Vivi, ama, sogna, credi. E, con la grazia Dio, non disperare mai”.

15/03/2018
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