Veglia per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Lasciamoci guidare sempre dalla Parola di Dio! Con lei riconosciamo i segni dei tempi, indispensabili per capire cosa ci chiede oggi e quindi il cammino da scegliere. La storia non è un accidente, uno scenario per una recita che è sempre la stessa, ma è parte integrante di quello che ci è chiesto, perché l’incarnazione continua.

Quando questo non avviene, facilmente pieghiamo la Parola di Dio a benessere individuale. La pandemia ci chiede di essere universali e ci aiuta a comprendere come generati da Dio lo siamo già, con l’orgoglio di farne parte. La paura rende prigionieri del piccolo, fa crescere la diffidenza, l’ignoranza che fa stringere intorno al campanile che però, invece di essere rivolto verso l’alto e verso gli altri, è rivolto solo verso il basso e verso un noi limitato e chiuso.

La pandemia ci ha investito tutti e ha mostrato che siamo tutti sulla stessa barca. Ecco la scelta che ci è chiesta: essere uomini universali per non finire chiusi, diffidenti e quindi aggressivi. La nostra comunità è quella di Pentecoste. Questa sera, vedendo le nostre diverse provenienze, la bellezza della diversità, dai canti ai colori, capiamo tutti come il nostro noi non è tra uguali ma tra diversi, siamo fratelli tutti. Pensiamo alle nostre storie personali, così piene di sofferenza, di rischi, di incertezza, tanto che a volte siamo considerati ancora stranieri per il mondo.

Sento l’orgoglio di questa nostra madre che ci genera tutti a figli, che non ci rende uguali, ma ci insegna ad amarci e pensarci insieme diversi come siamo, ricordando anche la storia di sofferenza che molti portano nel proprio corpo e nella propria anima. Lasciamoci riempire dallo Spirito di Dio che ci insegna a parlare la lingua del cuore, quella che tutti capiscono come la “propria materna” che vuol dire l’identità profonda, anche quello che non sappiamo esprimere. Non pensiamoci allora noi da estranei: non lo siamo! Viviamo con la responsabilità di essere fratelli e con il desiderio che tanti lo possano diventare attraverso di noi.

Oggi è la giornata dei migranti. Quanta sofferenza. Il nostro noi la fa sua! Quante incertezze, quante ferite dovute ai rischi, alle umiliazioni, al sentirsi stranieri ed essere umiliati per questo, e quanto poco le prendiamo sul serio, anzi non le riconosciamo affatto, giudicando con durezza. I nostri fratelli e sorelle che lo sono ci ricordano che in realtà siamo tutti migranti e che, quando lo dimentichiamo, non solo guardiamo con fastidio, paura, indifferenza quelli che lo sono oggi, ma finiamo per difendere il nostro dal loro, a tracciare confini nel cuore, quelli più pericolosi, per cui non esiste il prossimo, ma io e i miei.

Peraltro Gesù ci rende tutti migranti: ci manda, ci chiede di andare per strada, incontro a tutti, sino ai confini della terra, per ricordarci che l’uomo non è fatto solo per la terra ma per il cielo e che solo cercando il cielo riesce a vivere bene sulla terra.

Pensando solo all’io e al mio finiamo per non avere spazio per nessuno e anche per non essere mai contenti. Cassiodoro diceva più di 1500 anni or sono: soltanto sarò mio se sarò stato tuo. È la regola della Fratelli tutti, che inizia proprio con Francesco che dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Abbiamo una forza straordinaria, di cui il mondo ha proprio bisogno oggi e che è affidata a ciascuno di noi.

“Verso un noi sempre più grande” è il titolo di quest’anno. Non siamo soli, ma siamo legati l’uno all’altro e per questo fratelli tutti, altrimenti siamo nemici tutti e alla fine pure il nostro prossimo nel senso di quelli come noi ci diventano anch’essi nemici, insicuri. L’uomo non è un’isola e non può lasciare l’altro come fosse un’isola. Quante volte i profughi e i rifugiati sono trattati così, da stranieri, da isole da contenere e non da persone cui trovare un posto o riconoscere che lo hanno trovato. Pentecoste è il nostro noi. Si ricrea la famiglia umana. Altrimenti c’è Babele.

Sentiamo tanto la gioia di fare parte di questo noi e lo possiamo rendere più grande sia in termini personali crescendo nel legame che ci unisce sia cercando tanti fratelli che ancora non conosciamo ma che hanno bisogno di qualcuno che gli parli di Gesù. Il noi va cercato e difeso. Da chi? Dall’individualismo soprattutto, che convince che siamo noi stessi quando subordiniamo tutto al proprio io, che si estende e cerca un noi che deve proteggere e difendere dagli “altri”. Chi sono gli altri per noi? Se siamo fratelli tutti, nessuno è “altro” perché tutti sono “prossimo”. Dobbiamo allora fare crescere il noi parlando a tanti, invitando i fratelli e le sorelle delle nostre varie comunità perché si sentano accolti, amati, desiderati per quello che sono. Il sogno che Papa Francesco ci continua a mostrare è quello di trovare l’io solo amandoci l’un l’altro, pensandoci assieme.

Il rifugiato ci ricorda proprio che l’incontro con l’altro, chiunque esso sia, è sempre tra fratelli. I migranti vengono considerati, invece, non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona. Questa capacità è affidata a ciascuno di noi. Non dipende da altri. Non sciupiamola, in un mondo che ha tanto bisogno di luoghi dove le persone si riconoscano fratelli tutti.

Con Papa Francesco preghiamo così: “Padre santo e amato, il tuo Figlio Gesù ci ha insegnato che nei Cieli si sprigiona una gioia grande quando qualcuno che era perduto viene ritrovato, quando qualcuno che era escluso, rifiutato o scartato viene riaccolto nel nostro noi, che diventa così sempre più grande. Ti preghiamo di concedere a tutti i discepoli di Gesù e a tutte le persone di buona volontà la grazia di compiere la tua volontà nel mondo. Benedici ogni gesto di accoglienza e di assistenza che ricolloca chiunque sia in esilio
nel noi della comunità e della Chiesa, affinché la nostra terra possa diventare, così come Tu l’hai creata, la Casa comune di tutti i fratelli e le sorelle. Amen”.

Bologna, parrocchia San Benedetto
25/09/2021
condividi su