1. Carissimi, questa sera assieme ai dolori di Cristo, alla sua Via Crucis,
abbiamo sentito dentro di noi anche il dolore nostro, il dolore dell’uomo: è stata
anche la Via Crucis dell’uomo. E le stazioni di questa via Crucis
sembrano ripresentare in maniera impressionante quella di Cristo. La condanna
a morte di tanti innocenti uccisi dall’aborto, dalle guerre, dall’iniqua
distribuzione delle ricchezze, dalla discriminazione. Il peso delle tante croci
quotidiane messe sulle spalle di tanti uomini e donne. La caduta, le
cadute di chi non ce la fa più: la caduta della disperazione,
della fuga dalla realtà . Ripercorriamole tutte, le stazioni della
Via Crucis dell’uomo.
2. Sono due percorsi paralleli destinati a non incontrarsi mai? Nelle prime
pagine della S. Scrittura è narrato che Dio condusse davanti all’uomo
la creazione intera per vedere quale nome avrebbe imposto alle cose.
La narrazione biblica nasconde un profondo significato. Dare il nome
significa riconoscere la possibilità di un senso. L’uomo ha cercato
di “dare il nome” anche alla sua sofferenza, anche al dolore degli
innocenti: non vi è riuscito.
Noi questa sera, carissimi fratelli e sorelle, siamo resi capaci di dare il
nome anche alla sofferenza: il nome è la Croce di Cristo. Essa è la
possibilità di riconoscere un senso anche nel dolore umano in tutti
i suoi aspetti: perfino quando – in più delle volte – non è cercato;
quando è subito senza alcuna responsabilità .
Noi questa sera, meditando sulla passione del Signore abbiamo appreso un modo
nuovo di considerare il dolore. Non abbiamo pensato: nella realtà esiste
inspiegabilmente la presenza del male che ha colpito anche Gesù il Cristo.
Ma di fronte alla Croce abbiamo pensato: “ecco il vero nome, il vero
senso di ogni dolore, la Croce di Gesù”. Essa non è un
caso emblematico di un destino universale che colpisce tutti e ciascuno; essa è l’unica
chiave interpretativa vera del dolore umano.
3.Che cosa significa chiamare il dolore col nome della Croce di Cristo? pensare
che la propria via crucis è percorsa – può essere percorsa – da
Cristo stesso?
Significa percorrere la propria via crucis con due attitudini spirituali legate
fra loro: arrendendoci al dolore; resistendo al dolore.
La “resa al dolore” non è la rassegnazione che consiste
nel “subire” il dolore, ma un abbandono totale al Padre che è vicino
anche quando sembra così distante. è un sentirsi disarmato totalmente
e proprio per questo appoggiato completamente al Signore.
Questa “resa al dolore” genera la “resistenza al dolore”:
la resistenza, il perdurare, il pazientare nell’abbandono a Dio. «Ã¨ aver
la forza di dire: io sono più grande del dolore che vivo, perché trovo
il segreto della mia esistenza nell’arrendermi non tanto alla sofferenza,
alla malattia, alla ingiustizia, ma a Colui che dà senso ad ogni esistenza,
che di ogni esistenza è la speranza assoluta» [G. Moioli].
Quando ci arrendiamo al dolore in questa forma, allora la nostra resa genera
in noi una resistenza che ci consente di dare un nome al dolore, il nome della
Croce di Cristo. Ci consente perfino di prenderlo nelle nostre mani, e di offrirlo
come dono per il bene di tutti.
Cristo crocefisso: insegnaci e donaci la forza di chiamare con il nome della
tua santa Croce il nostro dolore.