Pasqua 2005 — S. Messa della Notte

Questa santa veglia, queste ore che stiamo vivendo sono le ore più grandi

della nostra vita, più cariche di significato: «questa è la

notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del

peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre,

e li unisce nella comunione dai santi». Così ha cantato il diacono.

1.Tre dunque sono gli avvenimenti che in questa notte hanno radicalmente trasformato

la condizione umana: l’uomo è stato liberato dall’oscurità del

peccato e dalla corruzione della sua natura mortale; è stato inserito

in un patto di amore con Dio che questa notte gli rivela la sua paternità;

si ricostruisce la comunione fra le persone umane.

In  questa notte l’uomo compie un triplice “passaggio”:

dal peccato e dalla morte alla santità della vita; dalla inimicizia

alla nuova ed eterna alleanza con Dio; dalla divisione alla comunione interpersonale.

Ma dicendo “uomo”, di chi stiamo parlando? Un uomo astratto o

l’umanità generica oppure l’uomo concreto, in carne e ossa,

che è ciascuno di noi? Ciascuno di quei miliardi di persone che hanno

vissuto e vivono su questa terra?

Riascoltiamo ancora l’annunzio pasquale fattoci dal diacono: «questa è la

notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte risorge vincitore dal

sepolcro: o notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora

in cui Cristo è risorto dagli inferi».

Questa notte ha riguardato prima di tutti l’uomo Cristo Gesù,

il Verbo di Dio  fattosi carne umana. In questa notte è accaduto

qualcosa in Lui; qualcosa di unico, ma in vista del quale tutto è stato

creato. Egli “risorge vittorioso dal sepolcro”.

La narrazione evangelica ci è stata ora proclamata: «l’angelo

disse alle donne: non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocefisso.

Non è qui. è risorto». L’umanità di Cristo

ha conosciuto la trasformazione più radicale: da carne destinata alla

corruzione del sepolcro è diventata carne partecipe della stessa vita

divina. Il suo cadavere è stato vivificato per sempre dalla potenza

della stessa vita divina.

La morte era il segno e la conseguenza del peccato in cui versava l’uomo:

la risurrezione introduce la nostra umanità nella vita nuova ed incorruttibile

perché colla sua morte Cristo ha distrutto il peccato.

Il peccato aveva rotto l’alleanza dell’uomo con Dio, e dell’uomo

con l’uomo. Nella sua risurrezione Cristo ricongiunge l’uomo con

Dio e l’uomo con l’uomo: «il santo mistero di questa notte

sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori,

la gioia agli afflitti… O notte veramente gloriosa che ricongiungi la

terra al cielo e l’uomo al suo creatore».

è dunque di Lui, di Cristo, che questa notte parliamo; è Lui

che questa notte glorifichiamo; è a Lui che questa notte guardiamo.

2.è questa la notte della gloria di Cristo solamente? è solo

il suo mistero – ciò che è accaduto in Lui – che

noi celebriamo? No: questa è in Cristo anche la notte della gloria dell’uomo;

noi stiamo celebrando in Cristo anche il mistero dell’uomo.

è la parola dell’apostolo che ci introduce nella dimensione umana

di questa celebrazione: «anche voi consideratevi morti al peccato, ma

viventi per Dio, in Cristo Gesù».

Noi celebriamo questa notte la risurrezione di Cristo come una primizia: Lui è «primizia

di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte,

a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti». Quanto

oggi è accaduto in Cristo , è destinato ad accadere anche in

ciascuno di noi. Ciascuno dei miliardi di uomini che vivono su questa terra è stato

pensato e voluto in vista di quanto è accaduto questa notte in Cristo:

il passaggio dalla morte alla vita, dall’inimicizia all’alleanza

con Dio, dalla divisione all’unità. La risurrezione di Cristo  ha

quindi cambiato il destino dell’uomo, togliendo quella negatività che

gravava invincibilmente sopra di esso, al punto tale che senza di Lui non varrebbe

più la pena vivere; se non lo incontrassimo, non ci sarebbero più ragioni

invincibilmente vere per vivere: «nessun vantaggio per noi essere nati,

se lui non ci avesse redenti». Mentre in Lui anche tutto il peso del

negativo cambia di segno: «Felice colpa, che meritò di avere un

così grande redentore».

Ma che cosa stabilisce questo legame fra Cristo, quanto è accaduto

in Lui questa notte, e ciascuno di noi, così che il suo vivere vinca

il nostro morire, la sua santità la nostra miseria, la sua libertà la

nostra schiavitù? Lo vedremo con i nostri occhi fra poco: sono i sacramenti

della fede che ci fanno ri-vivere in Cristo. è la carne gloriosa di

Cristo che noi riceviamo nell’Eucarestia la causa della nostra trasformazione.

Veramente è stato in questa notte che l’intero universo è stato

creato, perché è in questa notte che Cristo ha redento l’uomo: «o

notte veramente gloriosa, che ricongiunge la terra la cielo, e l’uomo

al suo Creatore».

Ed allora vi esorto con le parole di S. Leone Magno: «Abbracciamo dunque

il mirabile sacramento della Pasqua di salvezza e lasciamoci trasformare a

immagine di colui che è divenuto conforme alla nostra deformità.

Eleviamoci a Colui che ha reso corpo della sua gloria la polvere della nostra

abiezione» [Sermone 40,3.1-2].

 

 

26/03/2005
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