Visita pastorale Zona Granarolo

Visita pastorale

Che gioia la visita! È conferma della presenza del Signore in mezzo a noi e ci conferma tutti di essere suoi, testimoni con la lampada accesa e posta in alto. Come la visitazione di Maria ad Elisabetta: sussulta la vita che hanno in grembo!

Ci accorgiamo, infatti, che dentro di noi, nel nostro cuore e nelle nostre comunità custodiamo la presenza di Gesù, il suo amore – pane, parola, poveri – e che questa Madre, la Chiesa, continua a farci sentire suoi, amati non perché non abbiamo problemi (che cosa infantile pensare che vita sia non avere problemi e stare bene significhi evitarli o lasciarli agli altri finché non tocca a noi!) ma perché siamo amati da Dio. Solo questo serve e solo questo accende la vita, la trasforma, la rende piena, le dona valore.

La Chiesa è una Madre da amare e proteggere, perché ha tanti figli e non vuole dimenticare nessuno, specie quelli che non hanno nessuno, che sono ignorati, commiserati ma lasciati soli, spesso guardati con disprezzo o sospetto e che la Chiesa, invece, vuole andare a cercare e difendere con tutta se stessa dal male, dall’abbandono, dalla disperazione.

Quando si è lasciati soli ci lasciamo andare oppure diventiamo aggressivi o chiusi. L’amore di Dio accende il nostro amore personale, perché Lui ci ama, ci chiama amici, non servi ma amici e ha bisogno proprio di ognuno di noi.

Non siamo servi, ma amati, amici che pensano assieme la loro vita, la uniscono, si aiutano e quello che è dell’uno è dell’altro. E l’amicizia è tanto più resistente – come la rete della pesca nel lago che non si rompe anche se prende tanti pesci – delle nostre ferite, dell’isolamento, della distanza, del peccato. L’amore risana quello che inevitabilmente si rovina. Noi siamo già amici – come lo sono le nostre differenti parrocchie – tanto da pensarsi assieme. Non uguali, ma una cosa sola. Non concorrenti ma sussidiarie, non parallele ma amiche che si aiutano ad aiutare, che fanno a gara a stimarsi a vicenda e si incoraggiano a combattere l’unico nemico che abbiamo, il peccato, e ad amare il peccatore.

Non siamo servi! Allora perché trattarlo da padrone quando è un padre, pensare sia un estraneo o un giudice quando è misericordia e ci butta le braccia al collo? Perché non ascoltarlo o farlo solo quando pensiamo ci convenga, e perché lo cerchiamo solo quando ci serve?

Gesù ci lascia un comandamento. Non un consiglio, l’ennesima raccomandazione senza aiutarci a viverla, un’istruzione per l’uso senza coinvolgerci nel metterla in pratica. Non ci lascia una regola, perché ci ama e ci chiede di amare, passione che supera tutte le regole e le rende piene. È un comandamento che prendiamo sul serio sempre, non solo quando e se mi va, come quelle cose delle quali non possiamo fare a meno come respirare, perché senza amore si muore e si fa morire.

È un comandamento che possiamo vivere anche quando non lo sentiamo, non ci sembra giusto, forse faremmo il contrario. Lo facciamo per Gesù, perché Lui per primo ci ama e ci ama fino alla fine.

Quando amiamo iniziamo a capire, spesso dopo tempo, non subito. E lo facciamo proprio quando vediamo il suo contrario, il male, spegnere la vita, seminare odio, rancore, ma anche tristezza, sofferenza, isolamento, alzare muri e tracciare frontiere, armare le mani, la lingua, ubriacare tanto che facciamo male al nostro fratello perché come un ubriaco non lo riconosciamo, addirittura lo uccidiamo.

Ecco chi dobbiamo combattere con l’unica arma, la vera arma che dona la vita e la difende, quella che Dio ha messo dentro ognuno di noi: l’amore e che è la sola che ci fa vivere bene.

Penso che spesso crediamo poco all’amore, alla sua forza, alla bellezza, a quanto conviene. A volte pensiamo che siamo troppo piccoli e amare sia cosa da grandi mentre altre volte che siamo troppo grandi, abbiamo troppi problemi noi per amare e basta, come se amasse chi non ha difficoltà o ha tempo in avanzo. Spesso pensiamo che nella vita contano altre cose, che bisogna farsi furbi, come se non sapessimo che quello che ci conviene di più è proprio amare.

Come Gesù: senza calcoli, senza convenienze, prima di avere frutti, sempre e non solo quando ci conviene, per sempre, fino alla fine.

Non limitiamo mai l’amore e non lasciamolo dentro di noi, ma accettiamo che diventi umile gesto, anche piccolo, perché proprio nei gesti piccoli si vede tutto l’amore. Amare è forza, non debolezza, tanto da combattere il male e da fare di questo motivo per amare di più, non per arrendersi.

Non mettiamo l’amore per noi stessi contro quello per gli altri e non pensiamo che amare sia assecondare qualche buon sentimento superficiale, a poco prezzo, tanto che si arrende alle prime difficoltà, che finisce, perché in realtà era solo per noi e non per “gli altri”, perché l’amore tutto può e noi tutto possiamo e abbiamo quando ci amiamo gli uni gli altri.

Amare vuol dire intelligenza, capacità, fare bene e cercare di fare meglio, fare e non aspettare, regalare e non possedere o comprare, perché l’amore vero non si vende e non si compra. L’amore è resistenza, passione, scelta, sacrificio, non per sentirci vittime, ma per amore. E l’amore ci fa sacrificare per l’amato. “Vi do un comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri”. Il suo è un comandamento “nuovo” perché in realtà sappiamo sempre così poco cosa vuol dire volere bene. È nuovo, perché libera dall’antica legge dell’occhio per occhio. È nuovo, perché non smettiamo mai di scoprirlo e genera di nuovo uomini invecchiati, trasformandoli con quel vento che soffia dove vuole. Amatevi gli uni gli altri.

E chi sono “gli altri”? Per Gesù ”gli altri” sono i fratelli e le sorelle, la famiglia radunata dalla dispersione: amare loro c’insegna ad amare anche “gli altri”, che sono i suoi fratelli più piccoli, il nostro prossimo. Gli altri sono i nostri fratelli e i “fratelli tutti”. “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli”.

Quest’amore è per noi, è tra i fratelli ma si comunica a tanti. Non è una predica, è vita. Il poco amore toglie luce agli altri, ad un mondo segnato così tanto dalla divisione. L’amore non si compiace, come tante qualità e possibilità ridotte a narcisismo e quindi perse perché usate per noi stessi. L’amore è un profumo che si spande nei cuori degli uomini, raggiunge in maniera impensata la vita di tanti, addolcisce cuori duri, rinfranca gli smarriti e gli incerti.

I discepoli si distinguono solo per quanto e come amano. E se amiamo quanto gli scribi e i farisei, se amiamo solo quelli che ci amano, che merito ne abbiamo, cosa facciamo di straordinario? E quanto scandalo quando, al contrario, anche noi obbediamo alla legge dell’individualismo, del poco amore, dell’amare chi ci ama o chi ci conviene. Dice Isacco di Ninive che “l’umile, cioè chi ama più di se stesso e del suo orgoglio, si avvicina alle bestie feroci e appena il loro sguardo si fissa su di lui, la loro brutalità si placa; e si avvicinano e si uniscono a lui come al loro signore.

Infatti sentono che da lui esce quell’odore che emanava da Adamo prima della trasgressione del comandamento, quando si erano riuniti presso di lui ed egli aveva imposto loro i nomi, nel paradiso; quell’odore che noi abbiamo perso e che Cristo, con la sua venuta, ci ha restituito rinnovato; Lui ha reso profumato l’odore della razza degli uomini”.

Umili, servi gli uni degli altri, viviamo questo comandamento perché nel nostro amore i nostri “fratelli tutti” nelle tempeste delle pandemie, che provocano sofferenza, disillusione, sconforto, durezza, possano vedere la luce di Dio, sentire l’amore per cui siamo stati creati e che non finisce. Questa è la gloria di Gesù. Il suo amore.

“Come io vi ho amato così amatevi anche voi gli uni gli altri”. La misura dell’amore è l’amore senza misura con cui Gesù ci ama. Il mondo è un deserto in cerca di amore e di persone che non interpretano o danno buoni consigli o istruzioni, ma amano e sono forti nell’amore.

Oggi viene canonizzato tra gli altri il piccolo fratello universale Charles de Foucauld. Diceva: Tutta la nostra vita deve essere una predicazione del Vangelo fatta con l’esempio, tutto il nostro essere deve diventare una predicazione viva, un riflesso di Gesù”. Il mondo così buio, pieno di paure e di sofferenza, colpito dallo spirito del male, così sarà pieno di luce, di quell’amore che è nostro e suo e che anticipa sulla terra quello che attendiamo in cielo.

Parco della Parrocchia di Granarlo
15/05/2022
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