XXIV DOMENICA PER ANNUM (C)

1.         «Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori». Carissimi anziani, è questa la bella notizia che ancora una volta la Chiesa ci comunica: Dio vuole dimostrare in ciascuno di noi la sua misericordia. E come avviene questa “dimostrazione” che Dio fa del suo amore nei nostri confronti? è Gesù stesso che ce lo narra attraverso la più bella parabola di tutto il Vangelo. In questa parabola viene narrata la storia dell’uomo e la cura che Dio ha dell’uomo.

            La storia dell’uomo inizia con l’abbandono della casa paterna: «partì per un paese lontano». Egli vuole rompere la sua alleanza col Padre ritenendo che questa rottura sia condizione indispensabile della sua libertà. Quale è il risultato? Alla fine di tutta la  vicenda «si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regine, che lo mandò nei campi a pascolare i porci». Il risultato è che quando l’uomo non vuole servire il Signore suo Creatore finisce sempre per servire le creature che gli sono inferiori. Servire il Signore è regnare; l’uomo perde la sua regalità e diventa suddito degli “elementi di questo mondo”; l’uomo degrada la sua  grandezza ed è costretto a «saziarsi con le carrube che mangiano i porci».

            Come fa l’uomo ad uscire da questa situazione? quando e come parte dalla sua schiavitù e si incammina verso suo padre? Egli comincia a fare un confronto fra la dignità che possedeva nella casa del padre e la sua situazione attuale; e questo confronto avviene nella coscienza morale dell’uomo [«rientrò in se stesso»], inestinguibile testimone della verità sul bene della nostra persona.

Fate però attenzione: in realtà l’inizio del cammino di ritorno è una considerazione un po’ egoistica. Ha bisogno di mangiare. E l’uomo da solo non può andare oltre perché non può credere che il Padre lo voglia reintegrare nella pienezza della sua dignità originaria, quella di figlio: «non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni».

Come reagisce Dio di fronte a questa nostra condizione? Qui ogni parola evangelica va profondamente meditata. «quando era ancora lontano, il padre lo vide»: Dio non ci perde mai di vista, anche quando siamo lontani da Lui. Noi possiamo dimenticarlo; Egli non ci dimentica, poiché Egli non può rinunciare alla sua paternità. Il figlio lo può rinnegare, il Padre non lo può. «E commosso gli corse incontro»: la commozione di Dio! Quale mistero! Dio si commuove di fronte alla condizione in cui versa l’uomo: non è indifferente di fronte alle nostre degradazioni, Dio si commuove nel vedere che vogliamo ritornare a Lui. E cosa fa? «gli si gettò ai collo e lo baciò»: Dio abbraccia l’uomo; Dio bacia l’uomo; l’uomo è riammesso sul suo trono regale: «portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi». Il perdono di Dio restituisce all’uomo la sua dignità.

2.            Carissimi  anziani, questa è la nostra vicenda, la vicenda di ciascuno di noi, di tutti: del popolo ebreo, di cui si narra nella prima lettura; di S. Paolo, di cui si parla nella seconda lettura.

            Ma per voi oggi questa pagina evangelica assume un particolare significato. Da due punti di vista.

            La parabola ci rivela la cura che Dio ha dell’uomo perché non viva in una condizione non adeguata alla sua dignità. Abbiate sempre viva nella vostra coscienza questa certezza: non cìè nessuna condizione nella quale Dio non si cura della dignità della persona. Anche nella vostra che spesso vi espone a minore rispetto, a causa della vostra età in una società che è sempre tentata di misurare la dignità della persona col metro della sua capacità produttiva: l’uomo ridotta ad una voce o attiva o passiva del bilancio sociale. Si è giunti perfino a giustificare l’eutanasia.

            Ma c’è anche un’altra ragione per cui questa parabola assume per voi particolare significato.

            Voi siete qui per dirmi ancora una volta che volete pregare, che offrite tutte le vostre sofferenze per ottenere dal Signore per la Chiesa di Bologna numerose vocazioni sacerdotali e religiose. Chi sono i sacerdoti? i testimoni e i ministri della misericordia di Dio.

            Vi sono profondamente grato. La vostra presenza è di incomparabile preziosità per la nostra Chiesa.

 

11/09/2004
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