XXXII DOMENICA PER ANNUM (C)
[Medicina: 07-11-04

1.«Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre

nostro, che ci ha amato e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna».

Carissimi cresimandi, carissimi fedeli, l’apostolo Paolo ci assicura

che il Signore Gesù ed il Padre ci donano una consolazione eterna. Non

una consolazione che dura qualche tempo, ma eterna. Quale è questa consolazione?

Qualche giorno orsono abbiamo celebrato la solennità di tutti i santi

ed il ricordo di tutti nostri defunti. La parola di Dio oggi continua ad istruirci

sul mistero della vita oltre la morte. La “consolazione eterna” di

cui parla Paolo viene a noi dalla certezza donataci dalle parole di Gesù: «quelli

che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai molti … nemmeno

possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo

figli della risurrezione, sono figli di Dio». Queste sono le parole che

ci donano una “consolazione eterna”; dobbiamo dunque assimilarle

profondamente.

La prima verità che Gesù ci insegna è che tutta la realtà non

si riduce a questa che noi vediamo, in cui ogni giorno noi viviamo. Tutto l’arco

della nostra vita non si riduce al tempo che trascorre fra la nascita e la

morte: si estende oltre la morte. Noi siamo destinati ad una vita dopo la morte.

Come è questa vita “ultra-terrena”? non siamo in grado

di rispondere colla nostra sola ragione a questa domanda. L’errore dei

Sadducei, di cui parla il Vangelo, consiste proprio in questo: essi pensavano

che un’eventuale vita dopo la morte non poteva essere che la proiezione

ed il prolungamento della vita terrena. Non è così. è Gesù che

ci mostra come sarà: ed è questa la seconda verità che

oggi Egli ci insegna donandoci una consolazione eterna.

La vita che vivremo dopo la morte è una partecipazione alla vita stessa

di Dio e quindi non è più insidiata dalla morte. è  una

vita piena di comunione affettuosa con Dio in Cristo e tra noi. Appartenendo

al Signore, vivendo della sua stessa vita, Dio ci libera dalla morte, perché Egli «non è … un

Dio di morti ma di vivi, perché tutti vivono per lui». è in

forza di questa certezza che noi concludiamo la nostra professione di fede

dicendo: “Credo … la vita eterna”.

Siamo contenti di quanto ci dice la parola di Dio. Non abbiamo bisogno di

andare a cercare altre fonti di informazione circa la vita eterna dopo la morte,

ed ancor meno di ricorrere a riti magici. La parola di Gesù ci basta

al riguardo.

2.Ora vorrei dire una parola speciale a voi cresimandi, partendo dalla prima

lettura. In essa si parla di un ragazzo più o meno della vostra età che

impressionò tutti per la sua fierezza. Dice il testo sacro: «lo

stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto,

che non teneva in nessun conto le torture».

Fate bene attenzione! Questo ragazzo venne posto nella necessità di

tradire la sua fede se non voleva morire fra atroci torture: o essere torturato

e morire per essere fedele al Signore o continuare a vivere, ma tradendo la

propria fede. Egli non ha un attimo di incertezza. Donde viene a lui questa “fierezza”?

dalla certezza che questa vita non è il più grande bene che possediamo,

ma che la vita donata dal Signore a chi lo segue è la vera vita; dalla

certezza che non vale la pena di vivere se il prezzo da pagare è rinunciare

alla propria fede. Avete inteso bene? Veramente chi agisce come questo ragazzo

può dire in tutta verità le parole del Salmo: «io per la

giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della

tua presenza».

Alla luce di questa pagina biblica potete capire più profondamente

il sacramento della Confermazione o Cresima che fra pochi istanti riceverete.

Esso farà dimorare in voi lo Spirito Santo, il quale vi renderà forti

nella testimonianza che da oggi in poi voi siete chiamati a rendere a Gesù,

nella fedeltà anche pubblica alla vostra fede. Lo Spirito Santo, come

ci ha detto l’Apostolo, «conforti i vostri cuori e li confermi

in ogni opera e parola di bene».

Non si preparano tempi facili per noi cristiani. Non abbandonate la via del

Signore, ma continuare a frequentare la comunità parrocchiale; portate

a termine la vostra formazione catechistica; siate fedeli alla S. Messa festiva.

Perché «il Signore è fedele; egli vi confermerà e

vi custodirà dal maligno».

 

11/11/2004
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