Zuppi e Cecchettin: attraversare le ferite

Un incontro per attraversare insieme le ferite e aprirsi alla speranza

«Attraverso ferite» è il titolo dell’edizione 2024 del Festival Francescano che si terrà a  Bologna dal 26 al 29 settembre. 

E su questo tema si sono confrontati sul canale YouTube del Festival, l’arcivescovo Matteo Zuppi e Gino Cecchettin, padre di Giulia, la ragazza assassinata dal suo ex fidanzato, a partire dal libro «Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia» (edizione Rizzoli), con la guida di suor Chiara Cavazza. Un incontro per riannodare i ricordi e tessere nuove storie, oltre il dolore. Per attraversare insieme le ferite, anche se ce ne sono alcune più difficili di altre da rimarginare.

La simpatia istintiva del sorriso e degli occhi profondi di Giulia. «Era l’esempio più concreto di una persona buona – ricorda  Gino Cecchettinuna figlia ideale: non aveva mai lasciato spazio all’imprevisto». «Anche per questo, confida, «ho iniziato a piangere la sua perdita mentre ancora la cercavamo. Sono arrivato a sperare nell’incidente». Un presentimento, «una terribile inquietudine – così l’arcivescovo Zuppi, che ha conosciuto i Cecchettin tramite don Gabriele Pipinato, parroco della loro parrocchia a Vigonovo – e poi una reazione così forte, capace di dare un significato a questa sofferenza».

In quei giorni è stata la figlia Elena a smuovere le coscienze. «I giovani vanno oltre: non si pongono i limiti degli adulti – afferma Gino CecchettinElena, che con il ragionamento mi ha sempre fatto vedere ciò che da solo non riuscivo a scorgere, ha subito analizzato la causa del delitto: il patriarcato. E quando ho fatto l’orazione funebre l’ho sostenuta». Per questo Gino Cecchettin invita ad ascoltare i ragazzi: «L’alleanza tra giovani e adulti può portare a grandi cose» conclude. Invece, «molte volte la Chiesa e gli adulti si abbandonano a un realismo che diventa triste e rassegnato – riconosce l’arcivescovo Zuppila Chiesa deve dare fiducia ai giovani e riconoscere la ricchezza che portano».
E poi la reazione della gente, l’abbraccio di un intero Paese, racconta Gino Cecchettin: «Iniziavo a vedere qualcosa che andava oltre la mia comprensione. È stato un segno. Pensavo alle altre Giulie: se lei riesce a salvarne anche solo una, allora Giulia deve essere di tutti».
Ferite, o feritoie, per un dolore profondo e impossibile. In cui immergersi, per allenarsi ad attraversarlo. «Oggi vado nella stanza di Giulia, guardo i suoi disegni – confida  Gino Cecchettinè dolorosissimo, ma indispensabile. Lei, così, è viva in me». «Misurare la presenza affrontando l’assenza», commenta Zuppi. «È il dolore che mi rimette in contatto con lei – prosegue il papà di Giuliapoi passa e ne esco più stanco e più forte». E capace di trovare dei motivi per essere felici. «La vita è breve e dobbiamo farne tesoro. Anche danzando sotto la pioggia» conclude Gino Cecchettin «È la perfetta letizia di San Francesco – gli fa eco l’arcivescovo – trasformare le ferite in qualcosa di pieno di vita. Questo è il segreto dell’amore e di Dio».

 

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