Domenica scorsa l'ordinazione di 6 laici

40 anni di diaconato permanente

L'omelia del 1984 di mons. Vincenzo Zarri

A 40 anni dalla prima ordinazione dei diaconi permanenti avvenuta in diocesi di Bologna, il Cardinale Arcivescovo ha presieduto la Messa per la consacrazione diaconale dei sei laici.

Qui il video dell’ordinazione diaconale

  • Sono Marco Benassi, 65 anni, della parrocchia di Santa Lucia e di Ceretolo in Casalecchio di Reno. Sposato con Giovanna Cuzzani, hanno due figlie. 
  • Davide Bovinelli, classe 1965, celibe, della parrocchia di San Petronio di Osteria Nuova. 
  • Enrico Corbetta, nato nel 1959, è sposato con Anna Maria Monfrinoli, hanno due figli, della parrocchia di Riale 
  • Giorgio Mazzanti, 63 anni sposato con Lucia Quaiotto, hanno due figlie. Della parrocchia di Pieve di Budrio.
  • Giuseppe Taddia, 61 anni, sposato con Letizia Campanini, hanno tre figli, della parrocchia di Pieve di Cento.
  • Lucio Venturi, 67 anni,  sposato con Katia Arbizzani, hanno cinque figli, della parrocchia di San Silverio di Chiesa Nuova.

Il diaconato venne ripristinato dopo il Concilio come ministero permanente e non più solo come tappa verso il presbiterato. Il rito venne presieduto nel 1984 dall’amministratore diocesano, mons. Vincenzo Zarri, che reggeva la diocesi bolognese in seguito alla morte improvvisa dell’Arcivescovo Enrico Manfredini, quando però la decisione definitiva di procedere era già stata assunta e i candidati erano pronti.

Nel febbraio di quell’anno, il vescovo amministratore inviò una notificazione alla diocesi per spiegare il motivo per cui si procedeva all’ordinazione dei diaconi nonostante la sede vacante per la morte dell’Arcivescovo Manfredini. Era una decisione ormai maturata, scrisse, per la quale il vescovo aveva già compiuto tutti i passi necessari e opportuni. Ma mons. Zarri colse anche l’occasione per dire che la circostanza era occasione per comprendere meglio non solo la realtà del diaconato, ma della Chiesa stessa, nella sua continuità e nel suo adeguarsi alle situazioni attuali.

«La Chiesa bolognese – scriveva – arriva al diaconato non solo perché si sono verificate le circostanze favorevoli, ma perché ne ha bisogno per la sua missione di evangelizzazione e di promozione umana».

«Dobbiamo dare più spazio, – disse poi nell’omelia della messa di ordinazione – a ciò che diciamo nel Simbolo: “Credo la Chiesa“. Una realtà incentrata su Cristo e, perciò, sul Mistero Trinitario operante nella storia, che comunica a noi la Carità che è Dio. Una realtà che non soltanto va accolta, seguita, ubbidita, ma costruita con l’apporto di ciascuno di noi. “Credere la Chiesa” si trasforma in “amare la Chiesa” e, concretamente, la propria comunità locale servendo in essa tutti i fratelli.

Domenica 18 febbraio, nel pomeriggio, si parlerà di diaconato permanente in un convegno in seminario che vedrà l’intervento di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e Carpi.

NOTIFICAZIONE PER L'ORDINAZIONE DEI PRIMI DIACONI PERMANENTI IN DIOCESI DI BOLOGNA (25 gennaio 1984)

Sono lieto di confermare che sabato 18 febbraio alle ore 17, nella Cattedrale di San Pietro, saranno ordinati i primi dodici Diaconinenti della Chiesa bolognese.

Il Signore ha esaudito il nostro desiderio ed ora arricchisce la nostra Comunità di un dono che la farà crescere per una presenza ed un servizio efficace nella società.

Il sacramento dell'Ordine infatti rende presente il Cristo, che è «Capo - Pastore - Servo» non solo per la sua Chiesa, ma «per la vita del mondo».

L'Ordinazione diaconale avviene in un momento particolare. La nostra Chiesa compie questo passo così significativo quando manca l'Arcivescovo.

Perché?

Perché vuole essere fedele a una decisione che Mons. Enrico Manfredini ormai aveva maturata e per la quale aveva compiuto tutti i passi necessari e opportuni. Unicamente non ha potuto sottoscrivere con la sua mano gli atti che si stavano preparando. Siamo sicuri che la sua approvazione si unisce a quella degli organismi che sono stati doverosamente interpellati e che hanno dato parere positivo. 

La nostra Chiesa, con ciò, esprime umilmente la fiducia di essere pronta a ricevere dal Signore questo dono e dice il suo desiderio di accoglierlo per un impegno più profondo. Attorno ad esso sembra di notare, oltre la trepidazione dell'attesa, anche qualche rumore di novità.

Il nostro atteggiamento di fede deve essere più responsabile.

Deve essere preghiera per accogliere dal Signore questa grazia con piena disponibilità e accrescerla nella perseveranza.

Deve essere catechesi, per comprendere meglio il Diaconato permanente e la realtà stessa della Chiesa, nella sua continuità e nel suo adeguarsi alle situazioni attuali.

Deve essere impegno per camminare secondo lo Spirito e secondo le direttive che il Concilio ha segnato e che il Magistero incessante del Papa e dei Vescovi richiamano e propongono all'attuazione.

La Chiesa di Bologna arriva al Diaconato permanente perché lo Spirito Santo l'ha mossa, perché al suo interno si sono verificate le circostanze di fatto favorevoli, ma anche perché ne ha bisogno, per la sua missione di evangelizzazione e di promozione umana.

In occasione del 18 febbraio pertanto, invito le Comunità parrocchiali e religiose, le Associazioni, i Gruppi, a fare proprie queste indicazioni e a chiedersi che cosa possono fare non solo per vivere intensamente questa data, ma, soprattutto, per camminare al passo con la Comunità diocesana e le esigenze dei tempi.

La protezione della Beata Vergine di San Luca, dei nostri Santi e Sante, dei nostri Pastori raccolti da Dio nella sua gloria, ci assista ora e sempre.

Bologna 25 gennaio 1984, Conversione di San Paolo.

+ Vincenzo Zarri, Amministratore diocesano

L'ordinazione dei primi diaconi in Cattedrale (1984)
OMELIA DI MONS. VINCENZO ZARRI NELLA MESSA PER L'ORDINAZIONE DEI PRIMI 12 DIACONI PERMANENTI DELLA CHIESA DI BOLOGNA

Metropolitana di S. Pietro
Sabato 18 febbraio 1984

Grazie, Signore, per questo giorno!

Grazie per i doni che elargisci a questa nostra Chiesa!

Grazie per tutti coloro che hai mandato a lavorare per questo giorno: i nostri Arcivescovi: il Card. Lercaro, che sparse abbondantemente in questa nostra Comunità i semi del Concilio; il Card. Poma, che volle e guidò il cammino della cooperazione ministeriale e, particolarmente, aprì la strada al Diaconato permanente; Mons. Manfredini, che raccolse e perfezionò il prezioso impegno.

Grazie per tutti quelli che hanno collaborato - il Centro Diocesano del Diaconato e le Parrocchie dei candidati - ma, specialmente, per quelli che hai chiamato e che sono ora qui, o con le spose che condividono la loro vita e la loro disponibilità, o col dono del celibato, per offrirsi definitivamente alla tua volontà ed essere rivestiti della tua grazia.

Grazie, Signore, per il tuo Santo Spirito per mezzo del quale effondi su di noi la tua carità, e per questo giorno che ci fa vivere in modo straordinario i frutti della tua Redenzione, nell'anno giubilare che ce la rende più presente.

***

Fratelli,

abbiamo ascoltato l'ammonimento delle Sacre Scritture: « Siate santi, perché io sono santo» (Lev 19,1). Dobbiamo intenderlo - così come è doveroso ora, nella pienezza della Rivelazione - quale esso è: un'esortazione, direi un comando, a ricevere la partecipazione, sempre più abbondante, della grazia, che rende i discepoli di Cristo figli e collaboratori del Padre, impegnati a essere misericordiosi, perfetti nella bontà come Egli stesso, che fa splendere il sole e manda la pioggia sui buoni e sui cattivi, sui giusti e gli ingiusti.

Questa partecipazione alla santità di Dio, fa sì che lo Spirito Santo abiti in noi come in un tempio (1Cor 3, 16), ma impegna anche ciascuno di noi a dare la propria collaborazione nell'edificare la Chiesa, e nell'attuare la sua missione di salvezza, secondo ruoli diversi, ma tutti convergenti nell'unità dello stesso Spirito, per il bene di tutti. 

***

Cari fratelli presentati al Diaconato, con l'imposizione delle mani del Vescovo e con la preghiera, il Signore

effonderà su di voi lo Spirito Santo e vi consacrerà Diaconi.

Nella Chiesa e nel mondo voi sarete segno e strumento di Cristo servo. Il Figlio di Dio - che ha dato l'esempio di amarci con i fatti - si è abbassato, si è annientato, prendendo la forma di schiavo, per divenire simile agli uomini (cfr. Fil 2,6 ss). Solo questa è la strada della liberazione, e non è dato agli uomini né altro nome, all'infuori di quello di Cristo Gesù, né altra strada, con la quale possano essere salvati, o possano risolvere a fondo le difficoltà.

La comunità dei discepoli di Cristo e ogni singolo cristiano, per la sua stessa esistenza e la sua missione, non può essere senza la caratteristica del servizio. Appartiene alla santità che Dio ci comunica. E' la forma concreta della carità attiva.

E poiché noi cristiani portiamo il segno del peccato e potremmo non essere fedeli alla carità del servizio, Cristo stesso si impegna a garantirla alla sua Chiesa con il Diaconato.

Cosa farete nella Chiesa?

Voi, certo, avrete una parte speciale nell'evangelizzazione, nell'esercizio della carità, nel ministero della santificazione, nella preghiera e nella celebrazione dei Sacramenti. Ma il vostro compito fondamentale, che sta alla base di tutti gli altri, è questo: dare alla vita e al volto della Chiesa più manifestamente la luce e la forza della carità che si attua e si manifesta con l'umile servizio.

Adesso, la Chiesa mette in rilievo la permanenza, la visibilità del Diaconato perché ce n'è la possibilità e perché ce n'è il bisogno.

Ce n'è la possibilità, in quanto per maturazione umana ed ecclesiale il Signore prepara comunità e fratelli a capire meglio questo dono, a esprimerlo, a viverlo, senza che venga confuso con un puro servizio di fatto, senza che sconfini in autosoddisfazione o in rivendicazione di maggior influenza nella Chiesa.

Ce n'è bisogno: nella situazione attuale la esistenza e la vita della Chiesa sembrano essere respinte ai margini della società. Molte altre forze, culturali, morali, ideologiche, sembrano arrogarsi la capacità di poter bastare all'uomo. La Chiesa può essere tentata di rinchiudersi in un falso spiritualismo o, viceversa, di puntare su mezzi prevalentemente esteriori.

Il Diaconato, con il suo esercizio visibile, quale segno più manifesto e pieno della presenza e dell'azione di Cristo servo, farà meglio risaltare che la Chiesa sta accanto ad ogni uomo, come Cristo, maestro e pastore, ma, insieme, mite ed umile di cuore, disinteressato, benigno, paziente, pronto a tutto soffrire, a prendere su di sé i pesi degli altri.

Attraverso il Diaconato permanente, esercitato da persone che condividono socialmente la condizione laicale, la Chiesa potrà essere presente, in modo più conforme alla sua natura, negli ambiti più difficili ed esigenti, là dove l'uomo impegna tutto se stesso per camminare nel mondo, con il lavoro, la famiglia, con l'attività sociale, nei suoi problemi e nei suoi dolori.

La salvezza di Cristo sarà più manifestamente e fedelmente portata nel cuore stesso delle difficoltà che tanto spesso sembrano motivo di allontanamento da Dio. Non saranno i Diaconi da soli a rendere presente Cristo in questi ambiti. Sarà tutta la Chiesa, opportunamente plasmata e caratterizzata dalla manifesta e tangibile attuazione del Diaconato.

***

Carissimi,

amate la Chiesa e amate l'uomo: la Chiesa che è fatta per gli uomini, gli uomini che sono chiamati a entrare nella Chiesa come nella loro famiglia, nella quale e con la quale soltanto possono trovare tutto il loro bene. Se amerete davvero, sarete capaci di servire. Se vorrete servire davvero, dovrete amare.

Le promesse, che tra poco farete, intendono mettervi sulla strada di tale amore autentico, concreto, duraturo, nutrito di sacrificio e vivificato dallo Spirito Santo.

In alcuni la grazia del Signore opererà nel carisma del celibato, mediante il quale potrà esprimersi radicalmente e totalmente la carità verso Dio e i fratelli.

Altri saranno aiutati e sostenuti anche dalla grazia del Matrimonio per la quale anche le loro spose, qui presenti, saranno loro associate.

Anche per voi, sorelle, la nostra preghiera, perché quell'unità di affetto e di vita con i vostri mariti, alla quale il Signore vi chiamò, continui e cresca. Mai come ora il vostro Matrimonio è segno dell'amore scambievole fra Cristo e la Chiesa.

***

Perché il Diaconato abbia davvero quella portata e quello sviluppo che noi sappiamo derivare dalla sua manifesta permanenza, occorre però non soltanto avere dei Diaconi. Occorre avere una Chiesa che si compagini con maggior aderenza e fedeltà al dono del Diaconato.

Potrei dire in altre parole: 12 nostri fratelli, con la grazia di Dio, si sono preparati al Diaconato permanente e stanno per riceverlo. La nostra Chiesa di Bologna è pronta a ricevere «i Diaconi permanenti»?

Non è nelle mie possibilità e nei miei compiti dare questo giudizio, che tuttavia, dentro di me si ispira a grande fiducia.

Ma ora, con tanta maggior trepidazione perché per le mie mani la Chiesa di Bologna riceve questo dono nel tempo in cui manca la guida e la voce autorevole del Pastore, vorrei richiamare l'attenzione della nostra Comunità, benedetta da Dio nonostante le nostre infedeltà, sulla necessità di un impegno più forte attorno ai seguenti punti:

1) Dobbiamo dare più spazio, nella nostra riflessione personale, nella catechesi, nell'attuazione, a ciò che diciamo nel Simbolo: «Credo la Chiesa». Una realtà incentrata su Cristo e, perciò, sul Mistero Trinitario operante nella storia, che comunica a noi la Carità che è Dio. Una realtà che non soltanto va accolta, seguita, ubbidita, ma costruita con l'apporto di ciascuno di noi. Non è possibile sentirsi cristiani isolatamente, collegati con Dio tramite qualche servizio che, più o meno comodamente, ci si trova accanto. Occorre essere consapevoli che siamo stretti in una solidarietà profonda e che ogni norma e stile della nostra vita è agire uniti, per rendere concretamente visibile Cristo, del cui corpo siamo le membra, alle quali non può non giungere il fuoco interiore per la salvezza di ogni uomo e di tutta l'umanità. «Credere la Chiesa» si trasforma in « amare la Chiesa» e, concretamente, la propria comunità locale servendo in essa tutti i fratelli.

2) Perciò, da parte di ogni cristiano, occorre crescere nella corresponsabilità e nella partecipazione, secondo i doni e i ruoli di ciascuno.
In quanto battezzati e cresimati il nostro primo compito è: costruire la Chiesa, sia portando il nostro apporto di fede e di carità alla sua interiore ricchezza, sia dilatando i suoi confini fino ad abbracciare tutti gli uomini.

«Perché ti formi una famiglia? Perché lavori? Perché vivi?»
«Perché Dio ti chiama a operare con Lui per i tuoi fratelli».

In concreto: vivendo ciascuno nelle nostre comunità locali, dobbiamo chiederci se e come amiamo stare insieme, lavorare insieme, se ci rendiamo conto di ciò che le nostre comunità sono chiamate a fare per l'evangelizzazione e la promozione umana al loro interno e, in comunione con le altre comunità e con la Diocesi, per tutta la Chiesa e il mondo.
Così nasce e si coltiva lo spirito e la concretezza del servizio. Così possono fiorire i ministeri istituiti e di fatto. Così trova spazio il segno efficace più eminente: il Diaconato.
Non quindi alcune persone che lavorano, assumendo in sé come una delega da parte di altri, ma comunità «in servizio permanente», animate e sostenute dalla grazia del Diaconato.

3) Tutto ciò è collegato con lo spirito missionario.

«Quando la Chiesa prende coscienza di sé, diventa missionaria».

Spirito missionario è ansia di portare tutto il Cristo a tutti, la sua verità, la sua carità, la sua giustizia, la sua pace, per celebrare autenticamente la sua Eucaristia, dove è contenuto tutto il bene della Chiesa e dell'umanità.
I Diaconi potranno essere compresi, accolti, «permanere» e svilupparsi solo nel seno di una comunità in cui molti, o tutti, collaborando fra di loro - non isolatamente, quindi, ma organicamente - vivono profondamente questo desiderio di arrivare a portare Cristo dove c'è bisogno di Lui e della sua salvezza.
Questo è certamente anche un modo - prettamente ecclesiale, ma indispensabile - per aiutare gli uomini a risolvere i loro problemi, sostanziali o contingenti: l'occupazione e la casa, la solitudine, l'emarginazione, la giustizia, la pace, l'onestà...

Diceva il Papa a Bologna il 18 aprile 1982: «Non abbiate paura di accogliere Cristo...; alla sua salvatrice potestà aprite i confini della vostra Città, della vostra Regione, i vostri sistemi economici e politici, i campi della cultura, della civiltà, dello sviluppo. Cristo sa « che cosa è dentro l'uomo». «Solo Lui lo sa». Permettendo a Cristo di parlare all'uomo, di svelargli la verità su se stesso, la soluzione dei problemi quotidiani e concreti, posti dalla convivenza sociale, non solo verrà illuminata e potenziata, ma sarà ispirata e permeata da una luce, da una vita, da un afflato di bontà per cui i rapporti sociali, invece che esasperati in visioni prettamente politiche, si intrecceranno in sereno e pacato confronto sul fondamentale riconoscimento della dignità dell'uomo» (Discorso a Porta Saragozza n. 2).

***

Chiesa di Bologna!

Con la grazia del Diaconato permanente potrai imprimerti meglio quei lineamenti di semplicità, di umiltà, di dedizione, di spirito di sacrificio, di missionarietà, con i quali potrai fedelmente rendere presente Cristo nel mondo e farlo accogliere con più fiducia.

A tutti potrai dire più efficacemente: Non abbiate paura di accogliere Cristo: è nostro Maestro, Pastore, Dio; ma viene a voi mansueto, per servire e non per essere servito, per dare Se stesso per la vita del mondo.

Beata Vergine di San Luca, Madre di Dio e Madre nostra, a cui presto eleveremo l'atto di affidamento della nostra Comunità, secondo l'invito del Papa, infondi in noi il tuo spirito di servizio totale a Dio e ai fratelli.

Spiriti eletti dei nostri Pastori Giacomo ed Enrico, che ci avete guidato in questi anni e che ora godete la pienezza dell'unione con Dio nella Chiesa dei Beati, insieme con i nostri Santi e con i nostri Martiri di ieri e di oggi, accompagnateci con le vostre preghiere e fate scendere su questi eletti, e su noi tutti, la benedizione di Dio. Amen.
CANCELLERIA ARCIVESCOVILE: Atti del 1984

- L'Amministratore Diocesano Mons. Vincenzo Zarri, sabato 18 febbraio 1984 nella Metropolitana di San Pietro ha conferito il Sacro Ordine del Diaconato permanente a: Cassanelli Pietro, Di Giusto Gino, Fantuzzi Mario, Golinelli Benito, Lupi Carlo, Miselli Claudio, Moretti Corrado, Morini Enrico, Perani Mauro, Prati Antonio, Tamburello Mario e Vaccari Albino, della Archidiocesi di Bologna.    

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

condividi su