La Madonna è tornata al Santuario

Il grande viaggio verso il colle

Il grande abbraccio di Bologna

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BOLOGNA – La settimana in onore della Madonna di San Luca ha segnato in maniera decisa la ripartenza della vita pastorale e liturgica della diocesi dopo la crisi pandemica. Domenica la grande risalita seguita dal nostro servizio multimediale.

Fin dal primo giorno, molti bolognesi si sono dati appuntamento numerosi nella Cattedrale. Rispetto ai tempi consueti, poche le limitazioni imposte: il distanziamento ha imposto di limitare l’accesso con più di trecento persone, tutte con mascherine e igienizzazione delle mani. In alcuni momenti, come capita ovunque, il provvedimento ha determinato il formarsi di code lungo via Indipendenza. Alcuni hanno cercato di partecipare alla Messa affacciandosi dalla porta grande. Disagi che sono stati vissuti come parte di un pellegrinaggio in cui prevaleva su tutto il desiderio di rinnovare la gioia di un incontro. Il calendario delle celebrazioni 2021, non ha previsto, come era abitudine, celebrazioni dedicate a gruppi speciali; solo una delle messe vespertine era animata dalle parrocchie dei 5 vicariati dell’area urbana e suburbana. Numerosi anche i sacerdoti disponibili per le confessioni, per una settimana che conferma il suo carattere speciale di rinnovamento spirituale. Di fatto solo la modalità dei tre trasferimenti dell’immagine, a bordo di un mezzo operativo dei Vigili del Fuoco ha evidenziato la straordinarietà della situazione. Il giorno dell’Ascensione, nel primo pomeriggio la partenza per un viaggio di ritorno che è stato scandito da numerose tappe che hanno costituito come il racconto di una città e di una chiesa che affida a Maria le sue speranze di rinascita.

La prima sosta in Piazza san Domenico, dove tutta la comunità dei Frati Predicatori attendeva il passaggio dell’Immagine davanti al sagrato della Basilica. I domenicani celebrano quest’anno gli 800 anni dalla morte del loro fondatore, avvenuta proprio qui il 6 agosto 1221. Il 24 maggio 1233 il corpo del Santo venne traslato in un sarcofago, divenuto con il tempo quel capolavoro conosciuto come Arca di San Domenico. 23 i religiosi del convento; 25 i frati studenti provenienti da Nord Italia e Marche e alcuni dal Pakistan. I domenicani del Nord Italia sono presenti anche con due conventi in Turchia.

Dopo la salita al colle di San Michele in Bosco, la sosta presso l’ospedale Rizzoli, dopo che lo scorso anno la Madonna aveva visitato il Bellaria, il Sant’Orsola e il Maggiore. Fiore all’occhiello della sanità italiana, fin dal 1896 il Rizzoli fa la storia della traumatologia e della ortopedia.

Scendendo dal colle di San Michele e costeggiando i Giardini Margherita, il corteo raggiunge il Convento di Sant’Antonio di Padova, che ricorda la permanenza in città del grande santo taumaturgo, che iniziò proprio a Bologna la scuola teologica francescana. Oggi l’Antoniano è sinonimo di musica, arte, cultura, ma soprattutto solidarietà attorno alla mensa dei poveri, la scuola di italiano per stranieri. Accanto alla basilica del Santo ha sede anche l’infermeria dei frati minori, dove sono ospitati i religiosi anziani e malati. Toccante l’omaggio del Piccolo Coro Mariele Ventre.

Lasciato l’Antoniano, il corteo prosegue il suo pellegrinaggio lambendo l’ospedale Malpighi, salutato dalle parrocchie e dalle comunità che si trovano nel territorio fino al Villaggio del Fanciullo dei padri Dehoniani. Sorto nel primo dopo guerra nella prima periferia cittadina, vede oggi la presenza di numerose opere educative e sociali: scuola, centro sportivo, centro di recupero carcerati, casa editrice, centro di protezione minori, dopo scuola, studentato universitario.

L’anno della beatificazione di don Olinto Marella, ha portato la Madonna di San Luca a visitare una delle tante sedi dell’opera da lui fondata in Via del Lavoro. Sembra di vedere don Olinto seduto davanti alla cattedrale con il suo cappello nei giorni della Madonna e dopo di lui padre Gabriele Digani, recentemente scomparso. Oggi nelle sue varie sedi, l’opera Marella accoglie già di 200 persone, accompagnate in progetti di reinserimento sociale, con 80 dipendenti e un centinaio di volontari, accanto alle numerosissime di persone che ricevono quotidianamente assistenza in pasti, vestiti, borse di spesa e aiuti economici.

La prima periferia nord di Bologna, porta la Madonna in uno dei luoghi simbolo dell’impegno educativo: la grande opera dei salesiani e delle figlie di Maria Ausiliatrice nell’istituto che porta proprio il nome della Beata Vergine di San Luca. Scuole medie e superiori, parrocchia e santuario del Sacro Cuore, convitto universitario, corsi professionali, doposcuola, orario, scout, sbandieratori petroniani, sono i mille volti del mondo salesiano presente in un istituto fondato a suo tempo dallo stesso don Bosco.

Forse la sosta più inattesa della carovana mariana è stata alla Stazione di Bologna Centrale che oggi è intitolata Stazione 2 agosto 1980. La vera porta di ingresso nella nostra città, con la sua connessione sotterranea all’alta velocità e il collegamento diretto con l’aeroporto. La rete ferroviaria italiana precede la costituzione dello stato unitario e quest’anno la stazione festeggia 150 anni di storia. Oltre alle migliaia passeggeri e pendolari che la utilizzano quotidianamente, il pensiero il pensiero va qui ad alcune delle più tristi pagine della storia recente italiana.

Percorrendo un tratto dei viali fino a Porta San Felice, il corteo si dirige verso l’istituto delle Piccole Sorelle dei Poveri, fondato nel 1895 per accogliere anziani indigenti. L’edificio attuale nato a inizio ‘900 grazie alle questue effettuate dalle religiose di Santa Jeanne Jouganne accoglie numerosi anziani che purtroppo non sono passati indenni dalla crisi pandemica. Il contagio li ha costretti ad un duro lock down durato più di due mesi.

Qui sono ospitati don Fabio Vignoli e don Arturo Testi che è stato rettore del santuario.

Anche quest’anno la Madonna è passata attraverso la Certosa per una preghiera in suffragio di tutti i defunti, soprattutto per coloro che sono deceduti per le conseguenze del virus, oltre 13000 nella nostra regione. In cattedrale, il Cardinale aveva deposto ai piedi dell’immagine l’elenco con i nomi delle vittime della pandemia.

L’ultima tappa prima della salita al Colle della Guardia, ricollega questo pellegrinaggio dell’icona della patrona dei bolognesi con la tradizione. Porta Saragozza, l’elegante edificio nel quale per tradizione avvengono gli incontri tra la Madre e la città.

Un breve passaggio lungo via Saragozza fuori porta, vede l’incontro di due sposi, la Vergine Santissima e San Giuseppe. I religiosi cappuccini, che custodiscono il santuario chiedono al Cardinale di benedire la statua dello Sposo di Maria, nell’anno a lui dedicato.

La salita viene compiuta lungo Via Casaglia e Via Montealbano, sul crinale della valle del Reno, fino al Santuario sul Colle della Guardia che domina tutta la città. Il Cardinale ha riaffidato l’immagine al rettore mons. Remo Resca. Con lui erano presenti i vescovi emeriti, i vicari generali e il padre Dionisios della Chiesa greco-ortodossa. Si conclude così la festa dell’Ascensione per i bolognesi, con la Vergine che con la sua grande mano puntata sul Figlio, indica attraverso di lui la via del cielo. E si conclude anche la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, in un giorno in cui tv, radio e internet hanno dato del loro meglio per la crescita della comunità.

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