«È asceso il buon Pastore
alla destra del Padre,
e veglia con Maria
il gregge nel cenacolo».
Si apre così la liturgia del Vespro dell’Ascensione, l’ultima celebrazione che la Chiesa bolognese vive ai piedi della Madonna di San Luca prima della partenza della venerata Immagine dalla Cattedrale. Ancora una volta, come accade dal 1433, la Vergine del Colle compie la sua funzione di indicare la via, segnare la rotta e di sostenere con la sua protezione il cammino dei credenti.
Cristo ascende al cielo senza separarsi dai suoi. Bologna seguendo la sua Patrona guarda in alto, oltre al colle della Guardia, verso quel cielo che non ci separa dalle nostre responsabilità, ma che ci rende cittadini di questo mondo pieni di passione per il bene e per la verità. Chi guarda verso Dio, dirà il cardinale Zuppi, scoprirà il volto del suo fratello.
La processione inizia dall’ultimo tratto di via Indipendenza, il Canton de’ Fiori, molto prima che l’Immagine della Madonna scenda dall’altare della Cattedrale: sono le confraternite, le associazioni, le parrocchie, le famiglie religiose maschili e femminili, insieme alle comunità degli immigrati, cattolici e ortodossi, per una volta decisamente insieme, senza bisogno di fare troppe distinzioni, unite dall’affetto senza riserve per la Madre del Signore.
Avevamo già notato negli anni passati, ma ormai la moda dello scatto fotografico o del selfie dilaga anche tra le persone più mature. Uno scatto che forse prende il posto di un rispettoso segno di croce, ma che ha il vantaggio di diventare un ricordo da custodire e da condividere tra parenti e amici. Non c’è neanche bisogno di ricordare che oggi è la giornata delle comunicazioni sociali. “Parlare con il cuore”: così recita il motto della Giornata di quest’anno. E in effetti la grande fede dei bolognesi antichi e nuovi ha messo in moto una comunicazione vera, senza bisogno di troppe parole.
Per chi conosce bene il secolare itinerario della processione, Via Ugo Bassi così come il primo tratto di Via Saragozza sono i più fastidiosi per gli occhi, perché queste strade puntano decisamente a occidente, direttamente verso il tramonto del sole. Ma quest’anno, in modo particolare, il sole negli occhi è decisamente il benvenuto, presagio di rinascita dopo le giornate così difficili delle piogge alluvionali che hanno causato tanta distruzione nel territorio della regione.
Sono secoli che i Bolognesi guardano alla Madonna di San Luca quando il meteo diventa complicato. E quindi sono secoli che sappiamo che in questo ambito la natura può essere esigente e mostrare improvvisamente una forza inaudita, anche se oggi abbiamo maggiore coscienza della corresponsabilità dell’uomo nella custodia dei beni fondamentali della natura. Ma non tutto ricade e può ricadere sotto il nostro controllo. C’è dunque un altro cielo a cui guardare, oltre le nubi, e invocare aiuto, forza e protezione.
A Piazza Malpighi avviene una prima sosta, dove accade un fatto singolare. L’immagine esce dalla protezione del baldacchino e viene girata al contrario rispetto alla direzione. Succede così ogni volta che viene impartita una benedizione solenne, forse anche per facilitarne la visione a chi segue dalle finestre. La Madonna volge lo sguardo verso chi cammina dietro di lei, verso la città che si sta lasciando alle spalle. È un congedo graduale, che sembra non voler finire mai.
Imboccata la strettoia di Via Nosadella, avviene uno degli incontri più teneri. I sacerdoti anziani, ospiti della vicina casa del clero, aspettano il passaggio della Santa Immagine sotto il portico del Santuario di Santa Maria dei cieli, più conosciuta come Madonna dei Poveri. Qui il Cardinale indugia a salutare i membri di quella speciale comunità nella quale anche lui risiede: li ringrazia, li benedice. Abbiamo riconosciuto tra di loro anche i vescovi Vincenzo Zarri ed Elio Tinti, oltre a sacerdoti benemeriti per tanti anni di servizio e di apostolato.
Poi Via Saragozza dentro porta, dove si sente distintamente il bel doppio delle campane di Santa Caterina: l’arte dei campanari, insieme al rosario recitato dagli altoparlanti ha costituito il tappeto sonoro di tutto l’itinerario. Sono gli ultimi passi di quella che era l’antica città cinta da 12 porte come la Gerusalemme celeste. Oggi Bologna esce ben oltre la cerchia delle mura e per questo il Cardinale ha voluto che nel viaggio di discesa l’Immagine potesse fare visita a turno ai quartieri della periferia.
A Porta Saragozza avviene il saluto ufficiale alla città. È presente il gonfalone del Comune, con le autorità: in particolare il Sindaco e il Magnifico Rettore. Il Cardinale ringrazia chi rappresenta la città, e attraverso di lui a chi garantisce l’ordine e a chi è tanto impegnato nel difficile contesto dell’emergenza di questi giorni. La presenza del Rettore offre l’occasione di pensare alle decine di migliaia di giovani che vengono a Bologna per preparare il futuro.
È qui che avviene un gesto singolare: il Cardinale chiede ai due vescovi ortodossi e al vicario generale degli ucraini greco-cattolici di benedire insieme la città. Numerosi applausi dei presenti fanno percepire come questo gesto non sia solo qualcosa di simbolico, ma si nutre della verità di una amicizia reciproca, di una grande speranza di bene in comune e soprattutto della solidarietà di popoli diversi che camminano insieme e insieme vogliono la pace.
Poche ore prima era stata diffusa dalla Santa Sede la notizia che il Papa ha affidato al Cardinale Zuppi l’incarico di condurre una missione, in accordo con la Segreteria di Stato, che contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina, nella speranza, mai dimessa dal Santo Padre, che questo possa avviare percorsi di pace.
Il Vescovo Ambrozie, vicario per i moldavi ortodossi presenti in Italia, era accompagnato da membri del suo clero e da numerosi fedeli che hanno voluto organizzare anche un ristoro nel piazzale della Basilica sul Colle.
Il Vescovo Dionisios, presente per la prima volta dopo la sua ordinazione episcopale, è ausiliare del Metropolita d’Italia sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli.
Padre Teodosio Hren, vicario generale dell’Esarca greco-cattolico ucraino, è presente con il parroco ucraino di Bologna, Padre Mykhailo che porta la Madonna sulle spalle, e ha preso la parola per esprimere un accorato ringraziamento per la solidarietà e per l’aiuto concreto offerto dalla città e dalla diocesi di Bologna in questo tempo così difficile della guerra che affligge il loro paese, con l’accoglienza dei profughi e con l’invio di aiuti.
Il pensiero del Cardinale si rivolge in modo speciale ai territori della diocesi e della regione che sono stati colpiti dalle alluvioni e dagli allagamenti, alle vittime e ai loro famigliari, ai centri abitati che sono ancora isolati, a quanti hanno perso i loro beni materiali, le abitazioni, i luoghi di lavoro, le infrastrutture necessarie alla mobilità, esprimendo il desiderio di mostrare al più presto in modo molto concreto la vicinanza della comunità ecclesiale.
Un momento di santa confusione. Di saluti fraterni e informali. Gran parte del corteo si congeda qui, ma ancora un gran numero di persone decide di seguire la Madonna anche fuori Porta Saragozza. Dopo la Chiesa dei Cappuccini si prosegue costeggiando villa Spada e si notano i segni che ricordano le difficili ore vissute nella valle del Ravone.
L’Arco del Meloncello offre l’occasione per un’altra benedizione e per un ringraziamento alle confraternite che sono impegnate nel servizio alla Madonna di San Luca, a cominciare dai Domenichini che stanno per iniziare il tratto più impegnativo della salita. Si punta allora decisamente verso l’alto.
Sembra quasi un miracolo la semplice esistenza di questo colle della Guardia, così visibile da qualunque angolazione. Un tratto del portico è sotto cantiere per la manutenzione di questo straordinario manufatto: il cordono ombelicale che unisce perennemente la città alla Madre. Per questo la processione affronta per alcuni metri il ripido asfalto.
Il Portico, come noto, si inerpica sul colle sinuoso, come un serpente, a replicare l’iconografia apocalittica della donna che schiaccia il capo della bestia satanica. Perché salire a San Luca significa anche impegnarsi in una lotta contro il male.
Si cammina sotto le arcate, costruite nel settecento grazie al passamano dei bolognesi che trasportarono il materiale necessario. Chi resta sotto il portico, non vede mai la meta che è il Santuario, perché questa salita è pensata come una immagine della vita che è un cammino, a volte ripido e faticoso, verso una meta di cui conosciamo per fede l’esistenza, ma senza mai poterla vedere e quella meta è il paradiso, la casa di Dio.
Oggi si cammina con Maria. Il ritmo del passo è decisamente incalzante, ma la speranza vince sulla fatica.
L’unico segno che indica l’avvicinarsi della meta è una croce spoglia e disadorna, collocata al termine di una lunga rampa di scalini. È qui che l’Immagine compie per l’ultima volta il gesto caratteristico: si volge indietro per dare un’ultimo sguardo verso il basso e per benedire soprattutto chi ha avuto il desiderio di salire dietro di lei.
«Re della gloria, Signore dell’universo,
oggi tu ascendi vittorioso nei cieli:
non lasciarci soli,
manda lo Spirito promesso dal Padre».
L’ultima antifona del Vespro esprime la certezza dei credenti. Non resteremo soli e la Vergine riprenderà il suo posto di sentinella della speranza. Ecco San Luca! Siamo a casa!
Immagini a cura della Redazione 12PORTE: Luca Tentori, Marco Pederzoli. Giancarlo Valentino. Claudio Casalini, Roberto Bevilacqua, Antonio Minnicelli, Elisa Bragaglia, Paolo Emilio Rambelli.
Montaggio di mons. Juan Andrés Caniato