Giovedì 18 maggio

Le celebrazioni nella Solennità della Madonna di San Luca

Il ritiro del clero in cripta con don Zanchi e la Messa dell'Arcivescovo in Cattedrale

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La giornata si è aperta col ritiro del clero diocesano tenuto da don Luca Zanchi ed è proseguita con la Messa in Cattedrale presieduta dall’Arcivescovo

In queste ore di emergenza per tante comunità della regione, Maria, madre dell’attesa e della speranza, viene incontro a ciascuno di noi. Così il cardinal Matteo Zuppi giovedì 18 maggio in Cattedrale, nel corso della celebrazione con il presbiterio, ricordando gli anniversari di ordinazione sacerdotale nel giorno della Festa della Madonna di San Luca, patrona della città e della diocesi. «Come non affidarci alla Vergine di San Luca, che proprio per arrestare le piogge torrenziali ebbe un nuovo impulso di devozione» ricorda l’Arcivescovo, rinnovando la propria vicinanza alle vittime e ai loro familiari e ringraziando chi ha garantito gli interventi di emergenza e primo soccorso. Un evento che ci mette di fronte alle nostre fragilità e ai nostri limiti. E che ci impone di custodire la roccia su cui ricostruire le nostre case e le nostre comunità. Quando il mondo si rivolta contro di noi, capiamo che la creazione soffre. E capiamo anche come solo insieme ci dobbiamo prendere cura, con fretta e serietà, tutti, della nostra unica casa comune. «Ci vorrà tempo – ha detto l’Arcivescovo – per ripristinare quanto è stato sconvolto. Sono sicuro, come si direbbe in Romagna, che tutti si rimboccheranno le maniche perché “nun fé e pataca”. Questo sarà il vero argine che ripara e vince la forza terribile di distruzione. Preghiamo affinché lo spirito di solidarietà e di comunità si rafforzi. Maria, madre di tutti, ci aiuti a non cedere alla rassegnazione, ci renda come è Lei: premurosi verso chi è in difficoltà. Il suo amore ci liberi da quel senso di inutilità e di malinconia che avvolge chi sperimenta il male che irride la nostra fragilità. Siamo deboli. Sì, ma siamo anche fortissimi nell’amore». «Ringrazio per il dono che siete, per come siete» aggiunge, rivolto ai presbiteri e ai diaconi presenti «con tutti i nostri limiti. Per la testimonianza segnata dalla debolezza personale, ma sempre piena del tesoro che è passato attraverso i nostri vasi di creta». Innamorati della vita, non delle formule: «Maria non resta a Nazareth, ma accompagna Gesù. Lei non conosce il suo futuro ma si mette in cammino, si fida di Dio. Non restiamo anche noi a Nazareth, ma seguiamo Maria».

Margherita Mongiovì

Leggi l’omelia integrale dell’Arcivescovo

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