SAN LAZZARO – Tra le chiese orientali, stabilite nella città di Bologna, che hanno celebrato la festa della Nascita di Gesù con il calendario giuliano il 7 gennaio, c’è anche la Chiesa copta, che ha sede a Caselle di San Lazzaro.
La parola copto deriva dal greco Aigypto e significa Egitto. I copti infatti sono i diretti discendenti degli antichi egiziani, quelli delle piramidi e dei faraoni, che aderirono in massa al cristianesimo. Fu San Marco, l’evangelista discepolo dell’apostolo Pietro a portare il Vangelo in quella terra, che i cristiani considerano in ogni caso Terra Santa, per la presenza di Gesù con la Sacra Famiglia durante l’esilio causato da Erode. La celebrazione liturgica è molto suggestiva: le parole della Liturgia di san Basilio sono sostenute da ritmi e cadenze che risalgono all’epoca dei faraoni, con molte influenze del greco, che nei primi secoli era la lingua più parlata nel mediterraneo. Può sembrare strano, ma la Chiesa cattolica romana è debitrice ai copti di molte delle sue tradizioni: il Canone romano, ad esempio, ha la sua origine nell’anafora di San Marco; il titolo di Papa, dato al Vescovo di Roma, è in origine il titolo del Vescovo di Alessandria. Del resto, per la presenza della grande biblioteca e del didaskaleion fondato di Origine, la Chiesa alessandrina svolse un ruolo di grande protagonismo teologico e spirituale nella sinfonia della Chiesa indivisa. Se potessimo individuare alcune caratteristiche peculiari della Chiesa copta ne possiamo indicare sicuramente due: anzitutto il martirio. La persecuzione dell’imperatore Diocleziano nel 304 fu talmente violenta in Egitto, che ancora oggi la Chiesa copta inizia a contare gli anni da quel momento, chiamato l’anno dei martiri. Le persecuzioni poi segnarono la vita della Chiesa egiziana ripetutamente a partire dalla conquista araba nel VII, quando cominciarono a subire enormi restrizioni e repressioni, che a fasi alterne durano fino ad oggi. In Egitto, infatti, i copti subiscono frequentemente vessazioni e uccisioni e atti di terrorismo. La seconda caratteristica è il monachesimo. Il grande padre di tutti i monaci cristiani è l’egiziano Sant’Antonio abate, che fu eremita nel deserto; San Macario fondò piccole comunità di anacoreti e San Pacomio grandi monasteri cenobitici. In questi ultimi decenni la vita monastica conosce una grandissima fioritura. A causa della situazione storica dell’Egitto, la Chiesa copta ha patito un forte isolamento rispetto al resto della cristianità, ma è commovente riconoscere, dentro ai ritmi dell’epoca dei faraoni, le solidissime radici comuni della fede in Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio di Maria.
Andrea Caniato