900 bolognesi

Il racconto dei giovani di ritorno da Lisbona

Gioia e riconoscenza per la grande esperienza di fede

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I racconti, le testimonianze e i volti dei giovani bolognesi alla Gmg di Lisbona.

IL SERVIZIO DI 12PORTE. Una leggenda metropolitana, sicuramente falsa ma suggestiva, dice che quando i navigatori portoghesi giunsero in Giappone, portarono con loro una parola che entrò nel vocabolario nipponico: il grazie lusitano “obrigado”, divenne così l’“arigatou” giapponese. Non è vero, dicevamo, ma è bello pensare che anche i 900 giovani bolognesi che hanno partecipato alla GMG abbiano avuto l’opportunità di arricchire il loro vocabolario spirituale.

L’italiano “grazie” riconosce lo stupore della gratuità. Il portoghese “obrigado” mostra come chi ha ricevuto un dono senta poi l’obbligo di ricambiarlo, perché il dono ricevuto in qualche modo ti segna per la vita. Ed è proprio la parola Obrigado che il papa sceglie alla fine della messa conclusiva della GMG per riassumere l’evento di Lisbona: “Tutti, in questo evento di grazia, abbiamo ricevuto e ora il Signore ci fa sentire il bisogno, tornando a casa, di condividere e donare a nostra volta, testimoniando, con gioia e gratuità, il bene che Dio ci ha messo nel cuore”. “obrigado a te, Lisbona, che rimarrai nella memoria di questi giovani come casa di fraternità e città di sogni!”. E “Un obrigado speciale a chi ha vegliato sulla Gmg dall’alto, cioè ai Santi patroni dell’evento: uno su tutti, Giovanni Paolo II, che ha dato vita alle Giornate mondiali della gioventù”.

Francesco annuncia che la strada verso la prossima GMG nel 2027 che si terrà a Seul in Corea, passa attraverso Roma, quando nel 2025 si terrà il Giubileo dei Giovani. È proprio la grande intuizione di san Giovanni Paolo II: la GMG non è un evento, ma un cammino. I giovani di tutto il mondo che lo percorrono, devono sapere che la vita cristiana non è un insieme di episodi isolati, ma un percorso in cui tutto si deve tenere insieme. È l’ultima raccomandazione del Papa: “Dio solo conosce quello che ha seminato nei vostri cuori. Per favore, custoditelo con cura. Vorrei dirvi: fatene memoria, fissate nella mente i momenti più belli. Poi, quando arriverà qualche inevitabile momento di fatica e scoraggiamento, e magari la tentazione di fermarvi nel cammino o di chiudervi in voi stessi, ravvivate le esperienze e la grazia di questi giorni, perché – non dimenticatelo mai – questa è la realtà, questo siete voi: il santo Popolo di Dio che cammina nella gioia del Vangelo!”.

12PORTE ha seguito la GMG di Lisbona, grazie all’aiuto di alcuni giovani pellegrini. Ringraziamo in modo speciale Simone, Efrem e Filippo per le puntuali corrispondenze che ci hanno permesso di documentare questi giorni così attesi e così speciali. Ci arrivano anche i messaggi e la testimonianza della gioventù domenicana del nord-Italia che ha la sua base nel convento patriarcale di Bologna.

Avevamo lasciato il nostro racconto a Lourdes: la Madre del Signore con il suo messaggio di conversione e di speranza è stata la porta di ingresso verso la penisola iberica per molti pellegrini della GMG.

La base logistica della nostra delegazione è la cittadina di Mafra, collocata a una trentina di chilometri da Lisbona, dominata dal complesso della real basilica di Santa Maria e Sant’Antonio, con il convento-palazzo, chiamato l’Escorial del Portogallo, il trionfo del barocco edificato anche grazie ai tesori provenienti dal nuovo mondo. 

Il grosso della delegazione bolognese vi arriva martedì primo agosto proveniente da Lourdes. L’alloggio consiste in realtà in un istituto scolastico e i letti sono i pavimenti delle palestre e della aule.

In serata la Messa di apertura ufficiale della GMG presieduta dal Patriarca di Lisbona, il Cardinale Manuel Clemente. 

I giovani bolognesi cominciano ad impratichirsi con la radiolina, un antico strumento analogico che viene buono per seguire la traduzione simultanea, ma dopo poche ore, molti di loro – compreso il Papa – si assuefanno ad un pastone linguistico che mescola molte cadenze neolatine. 

Per il Patriarca, “non è neanche sempre necessario capire le parole, come sta accadendo ora, tra così tante lingue qui riunite” quando “sono gli occhi a parlare e vi sentite sicuri e fiduciosi, nell’atmosfera cristiana che insieme create e nei semplici gesti con cui comunicate”.

Viene celebrata la Messa della Visitazione a ricordo del tema assegnato dal Papa a questa giornata.

“Per molti  di voi – ha detto il Patriarca – è stato un viaggio difficile a causa della distanza, dei collegamenti e dei costi. Avete dovuto trovare le risorse, organizzando diverse attività e contando su gesti di solidarietà che, grazie a Dio, non sono mancati. Partendo da lontano o da vicino, vi siete messi in cammino. Ed è così che dobbiamo affrontare la vita stessa: come un cammino da percorrere, facendo di ogni giorno una nuova tappa”. 

Le mattinate dei giovani sono scandite dalle catechesi offerte dai Vescovi, secondo il programma disposto dalla Santa Sede per ogni giornata. Vengono chiamate “Rise up” alludendo proprio alla sollecitudine con la quale la Madre del Signore si mise in viaggio verso la cugina anziana. 

Il primo incontro di mercoledì 2 agosto, nel real basilica Santa Maria e Sant’Antonio di Mafra è stato con il Cardinale Zuppi che ha voluto ricordare la coincidenza con la triste data della strage alla stazione di Bologna, una ferita che brucia ancora nella vita della città.

“Ogni volta che passo dalla stazione – ha detto l’Arcivescovo – leggo i nomi e l’età. Lì potevamo esserci tutti. Il terrorismo, come le mafie, colpiscono tutti. Ed è quello che succede in tante parti del mondo con la violenza organizzata e giustificata della guerra. La storia nostra e il nostro essere cristiani non è fuori dal mondo. Dobbiamo leggere la presenza del Signore nella nostra vita, così come è. Anche nelle tragedie di una bomba messa in maniera vigliacca, senza volto e con tante complicità”. 

“Qualche volta pensiamo che l’essere cristiani è come prendere la maturità: quando si arriva, è fatta. E invece no, è una ricerca che ci accompagna tutta la vita, con tante contraddizioni”, ha aggiunto il cardinale: “Io amo la Chiesa anche con tutte le difficoltà. Diffidate di quelli che sembrano angeli: c’è qualcosa che non funziona. L’amore vince il male e nessuno di noi è libero dal male. Ce lo portiamo dentro, qualche volta facciamo delle cose non buone. E il Signore non si scandalizza, ma ci vuol bene, deboli, fragili come siamo. Ci aiuta a cambiare perché ci ama e ci chiede di amare”. 

INTERVISTA

Il Cardinale Zuppi ha poi invitato don Luigi Ciotti ad offrire la sua testimonianza. “I veri cambiamenti – ha detto – hanno bisogno di ciascuno di noi. La vera malattia del giorno d’oggi è l’indifferenza, la rassegnazione, pensare che le cose non cambieranno mai; e i più pericolosi sono i neutrali, che stanno alla finestra a guardare, ma peggio ancora sono i mormoranti, sempre zitti in pubblico ma che nei loro salotti giudicano, etichettano, semplificano e seminano zizzania. 

Ormai i lunghi percorsi da compiere da Mafra a Lisbona e poi all’interno della capitale portoghese cominciano ad essere abituali: ma ogni spostamento si traduce in una festa chiassosa e contagiosa. Lisbona è invasa da centinaia di migliaia di giovani da tutto il mondo, ma si vive in un clima di grande sicurezza e fraternità. Nel pomeriggio di giovedì il primo incontro con Francesco, arrivato poche ore prima da Roma. E il Papa si dice subito felice del simpatico chiasso dei giovani della GMG, contagiato da tanta gioia. Siete in tanti, ma “il Signore vi ha chiamato per nome, uno per uno, scandisce il Papa. 

E queste sono le frasi di Francesco che i giovani ci hanno riportato dalla loro memoria: “Nessuno di noi è cristiano solo per caso. Siamo stati chiamati perché amati. Siamo chiamati così come siamo: Non come vorremmo essere o vorremmo apparire, ma senza trucco. 

La Chiesa è la comunità dei chiamati, non dei migliori, siamo tutti peccatori. Con i nostri problemi, i nostri limiti, la nostra gioia. Nella Chiesa c’è spazio per tutti. Il Signore non punta il dito ma apre le braccia, come Gesù in croce. Dio ti ama e ti chiama.”.

Tra i tanti momenti indimenticabili c’è anche quello della Festa degli Italiani, 80mila: in fondo, quando siamo in giro per il mondo, amiamo incontrarci tra connazionali. Da sempre le GMG sono una delle più numerose migrazioni di Italiani nelle varie sedi del mondo. La festa è stata anche il momento di condividere preziose testimonianze di fede raccolte nel nostro paese.

La Conferenza Episcopale aveva voluto che il tricolore facesse parte della dotazione di ogni partecipante alla GMG e il Presidente Mattarella aveva anche ricevuto al Quirinale una delegazione di giovani in partenza per Lisbona e ha inviati a Lisbona il suo messaggio.

I giovani campanari bolognesi non resistono alla tentazione di salire la torre campanaria di San Jorge do Castelo sulla collina più alta di Lisbona e di eseguire una scampanzata alla bolognese.   

Di quanto è successo nelle giornate conclusive, è possibile solo immaginare l’immensità. Non è stato semplice per i giovani raggiungere il parco Tejo: già dalla tarda mattinata di sabato si sono messi in strada per sistemarsi poi con stuoini, sacchi a pelo, teli e coperte termiche: 8/10 km a piedi con una temperatura in aumento tra una fiumana di gente. Lo spazio riservato ai nostri è lontano dal palco: terra più o meno battuta; sullo sfondo il ponte Vasco de Gama (18 km, uno dei ponti più lunghi) sulla foce del fiume Tejo, che sembra il mare.

Non c’è erba!. Terra nuda. Il sole è infuocato. Si gioca a fare capanne con i teli per proteggersi. Pensi che il vento che sta per alzarsi porti refrigerio, ma è come un phon. Si alza una polvere che incipria cose e persone.

Un’attesa di sei-sette ore intercalata da musica e canti, incontri con altri giovani, scambi di gadget… È sorprendente come anche in queste situazioni i ragazzi sappiano prendere le cose sportivamente. Dopo lo smarrimento del primo momento, tanta solidarietà, amicizia, allegria e… ricerca dei bagni. Cena, colazione e pranzo per la domenica, vengono offerti in un unico contenitore. Menù non facilmente identificabile (omogeneizzati, salse, marmellate e pane dolce). E tanta acqua… 

Un grido: «Passa il Papa!». Sono ormai le venti. Un’ora dopo inizia la Veglia. Partecipare non è facile, ma si crea silenzio. Si segue con radiolina e telefono. 

La musica non è colonna sonora, ma è protagonista, messaggio, preghiera. Vengono proposte melodie solenni, ma anche semplici e arriva l’Eucaristia, un pane consacrato collocato dentro una raggiera dorata e davanti un milione e mezzo di giovani e poi un grande silenzio che fa di tanti cuori un solo cuore: ti adoro, ti amo, ti rendo grazie, ti chiedo perdono, ti chiedo grazie… 

Poi la notte, con le manovre per disporsi a dormire sotto le stelle. Forse le batterie del cellulare per una volta durano più delle energie vitali. In qualche modo si dorme, fino a quando di prima mattina non viene affidato a un improbabile prete americano il compito di dare la sveglia con musica tecno a tutto volume.

È da poco spuntato il sole su questa che sarà una giornata memorabile. Papa Francesco ritorna per la Messa della Trasfigurazione. Come proposto da San Pietro, molti giovani hanno fatto capanne almeno per proteggersi dal sole. È la festa della bellezza, è la festa di Gesù Cristo più splendente del sole. Brillare, ascoltare, non temere. Il Papa ama predicare facendo ricorso ai verbi che trova nel Vangelo. Il soggetto e il complemento oggetto sono Cristo e la vita di questi giovani.

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