Celebrazione alla vigilia del 1 maggio

L’uomo sia al centro del lavoro

L' Eucarestia come frutto della terra e del nostro lavoro

La tragedia della centrale di Bargi, con le sue vittime, le situazioni di insicurezza, ingiustizia, le zone grigie del mondo del lavoro.  

Questi i  punti principali nel cuore della celebrazione eucaristica presieduta nella cripta della Cattedrale dal Cardinale Zuppi alla vigilia del Primo Maggio. «Quest’anno la Festa dei lavoratori è chiaramente segnata dalla tragedia che abbiamo vissuto a Bargi – ha detto l’Arcivescovo – che sentiamo nostra: una ferita profonda che deve unirci e nello stesso tempo spingerci a rimuoverne le cause. Gli incidenti ci devono rendere più sicuri. Ab- biamo tanto bisogno di lavoro, ma anche che il lavoro sia per la vita, che ci sia protezione nel lavoro. E poi un pensiero a coloro che cercano il lavoro, perché possano trovarlo in condizioni di stabilità e sicurezza». Erano presenti rappresentanti di molte realtà ecclesiali e sociali che fanno riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa e che compongono la Commissione diocesana per la Pastorale sociale e del Lavoro: Acli, Mcl, Movimento lavoratori di Azione Cattolica, Coldiretti, Confcooperative, Cefal, Cisl, Comunione e Liberazione, Cif, Insieme per il lavoro, Missionarie del Lavoro, Ucid – Unione cristiana Imprenditori dirigenti.

«Il messaggio è sempre lo stesso, ma sempre attuale – afferma don Paolo Dall’Olio junior, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del Lavoro cioè mettere al centro la persona. Così infatti lavoro diventa occasione per ridare dignità alle persone: non solo dignità economica, ma di potere collaborare con la propria opera a quella creatrice di Dio, alla salvaguardia dell’intero Creato».

Un riferimento forte anzitutto allo spazio sotterraneo della Cattedrale dedicato ai santi protomartiri Vitale e Agricola, lo schiavo e il padrone, che rappresentano le classi sociali della loro epoca, le cui tensioni furono risolte nel segno della fraternità.

«Purtroppo è ancora spesso presente una parte di lavoro “nero”: forse nell’edilizia e anche nell’agricoltura – prosegue don Dall’Olioma anche forme di subappalto e di caporalato, ad esempio nella logistica e nei servizi. In questi casi la formazione e la stessa sicurezza sono minate». «L’Eucaristia, ha ricordato il Cardinale nell’omelia, «è frutto della terra e del nostro lavoro e diventa essa stessa energia per il lavoro. Un lavoro che può allora diventare servizio e aiuto agli altri». 

 Il tema del lavoro è stato recentemente affrontato dalle istituzioni bolognesi in occasione del 1° maggio in Piazza Maggiore, dove  si è svolta  la tradizionale manifestazione sindacale, con una particolare rilevanza negli interventi del tema della sicurezza sul lavoro, oggi ancora carente. Nella piazza erano presenti i gazebo delle organizzazioni sindacali confederali Cgil, Cisl e Uil, di molte organizzazioni di volontariato, dell’Osservatorio indipendente Soricelli sugli infortuni sul lavoro, di varie associazioni pacifiste e del «Portico della Pace» di Bologna.

Gli interventi sono stati aperti da Enrico Bassani segretario generale Cisl Area metropolitana bolognese, poi sono intervenuti l’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Zuppi, il sindaco di Bologna Matteo Lepore, Marcello Borghetti segretario generale Uil Emilia- Romagna, Federica Megalizzi vicepresidente Fondazione Antonio Megalizzi e conclusi da Michele Bulgarelli segretario generale Cgil Bologna.

«Oggi la festa del 1° maggio – ha detto l’arcivescovo – è legata alla memoria dei sette lavoratori che hanno perso la vita a Suviana. Rivolgo ai feriti anche i migliori auguri di rapida guarigione. Pensiamo ai loro familiari come nostri familiari. Questa si chiama solidarietà. Sappiamo che l’assenza di qualcuno si misura e diventa atroce distanza. La loro morte resta una ferita per tutti. Non ci interessa la retorica facile del dolore, che richiede, come la morte, sobrietà, rigore e tanta solidarietà. Non può diventare materia per rapidi e inutili interventismi digitali, per dichiarazioni facili e opportunistiche. Le morti bianche impongono anche di mettere da parte le polarizzazioni che non aiutano a capire e illudono di scegliere. Non serve aumentare il volume della retorica. Anzi, serve solo abbassarlo: servono determinazione, chiarezza, giustizia (senza rafforzativi, basta sia tale!), collaborazione di tutti per identificare con chiarezza le cause e le responsabilità perché non avvenga più. La sicurezza deve anticipare la fatalità e farne tesoro. In molti casi sono evidenti le responsabilità e le complicità. Il dolore ci fa accorgere di questa pandemia nascosta. La vita delle persone non deve essere affrontata con minimalismi, timidezze o miopi interessi di parte che finiscono per perdere l’interesse di tutti, l’unico che convenga anche ad ogni parte».

 

Il testo completo dell’Arcivescovo è presente alla seguente pagina del sito  www.chiesadibologna.it

https://www.chiesadibologna.it/wd-document/intervento-alla-manifestazione-del-1o-maggio-in-piazza-maggiore/

 

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