Villa Pallavicini

Ufficio famiglia, incontro sinodale

Il significato di una fede incarnata nella vita

Domenica 21 aprile, a Villa Pallavicini si è svolto un incontro incentrato sul tema «Fede e Vita».

L’incontro organizzato su iniziativa dell’Ufficio di Pastorale familiare della diocesi, ha visto un pomeriggio di condivisione in gruppi, secondo la modalità sinodale dell’ascolto e dell’accoglienza. Hanno introdotto al lavoro sinodale per gruppi, padre Luca Vitali, teologo spirituale della Comunità missionaria di Villaregia e Laura Ricci, psicologa e formatrice.

«È stato magnifico vedere un volto di Chiesa veramente accogliente e fatto di relazioni autentiche e profonde. Vivere così intensamente il Vangelo incarnato è stata una grande novità che ci ha fatto riflettere su cosa sia per noi essere Chiesa nel senso più profondo del termine, ovvero una grande comunità di persone che si accolgono, si rispettano, si ascoltano ed hanno cura l’uno dell’altra». Questa è la reazione a caldo di Maria Chiara e Lorenzo, una giovane coppia che insieme ad un’ottantina di altre persone, ha partecipato all’incontro a Villa Pallavicini.

Il punto centrale dell’incontro era approfondire cosa significhi oggi avere una fede realmente incarnata nella vita (o, come ha suggerito padre Luca, chiedersi: «Può esistere una fede non incarnata nella vita?») e riflettere su «Quale Chiesa sogniamo e desideriamo»?

Nel pomeriggio, sono stati invitati i gruppi e le persone che in vario modo hanno avuto contatto con l’Ufficio, per raccogliere e ascoltare le diverse voci della diocesi. Hanno risposto all’invito coppie che hanno partecipato ai recenti incontri di formazione per Animatori dei percorsi di preparazione al matrimonio, coppie di associazioni che si occupano di Pastorale familiare, coppie di varie parrocchie, persone dei gruppi separati e risposati e diversi partecipanti al gruppo «In Cammino» e delle «Famiglie In Cammino» per la Pastorale Lgbtq+.

È stato un pomeriggio in cui la «Chiesa in uscita» si è ritrovata tra sorrisi ed abbracci per lasciarsi guidare da una «nostalgia positiva», per usare le parole di Laura Ricci, che fa sognare una comunità aperta ed accogliente.

 

 

 

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