BOLOGNA – Il programma Liberi dentro – Eduradio, andato in onda su Radio città Fujiko, per tutto il periodo della pandemia, si conclude il 4 ottobre, con una intervista a Ferruccio Laffi, sopravvissuto alla strage nazista di Marzabotto, 76 anni fa e al Cardinal Matteo Zuppi. Caterina Bombarda traccia un bilancio dell’importante esperienza.
29 settembre 1944 – Strage nazista di Marzabotto (76 anni fa)
Insieme ai ragazzi di “Constitution on air”, la nostra rubrica fissa di costituzioni in carcere a cura dei ragazzi de Il Poggeschi per il carcere in onda su Liberi dentro – Eduradio, siamo saliti a Monte Sole per intervistare questo giovane vecchio, Ferruccio Laffi, di 92 anni, sopravvissuto all’eccidio nazifascista. Lo abbiamo incontrato in un luogo di preghiera dove la furia delle truppe compì quella che è ricordata tuttora come una delle più crude ad aver insanguinato il nostro Appennino (760 le vittime). Quella che ha in mano Ferruccio è la foto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrato in occasione della commemorazione delle stragi di Ustica e di Bologna il 30 luglio scorso…ed ecco cosa dice di lui.
Con questa intervista e a seguire con l’intervista a mons. Matteo Zuppi, che andranno in onda integralmente il 4 ottobre su Radio città Fujiko alle ore 18.00, sospendiamo temporaneamente le nostre trasmissioni del programma Liberi dentro – Eduradio andate in onda dal 13 aprile scorso. La trasmissione è iniziata in piena pandemia da Covid-19 con l’intento di abbattere le distanze tra società dei liberi e popolazione ristretta in un momento storico straordinario in cui, per diverse ragioni soprattutto sanitarie, le carceri sono sembrate essere tornate indietro di cent’anni fa…ovvero a quando nessuno entrava e pochi uscivano dai quei luoghi di isolamento.
Con il passare degli anni la storia ci ha insegnato che per il benessere delle persone detenute, per compensare il loro senso di solitudine e, a volte, di rabbia verso una società che sembra non dare loro opportunità di recupero, l’ingresso non solo dei propri familiari ma anche degli insegnati scolastici, dei volontari e degli operatori spirituali è fondamentale per garantire loro un senso di vicinanza e di agganciamento sociale. Questo garantisce un calo sensibile anche delle recidiva e, grazie all’incredibile lavoro dei mediatori e dei volontari, anche un recupero dei legami familiari spesso interrotti bruscamente durante e dopo la carcerazione.
L’augurio che tra noi, all’interno della redazione fuori, condividiamo a partire dalla rete di partners che hanno sostenuto questa iniziativa, è che in carcere si “ritorni” come volontari, assistenti, insegnanti, mediatori a operare oltre quelle mura: ognuno magari alla propria attività, ma sempre mantenendo un contatto anche con la cittadinanza che rimane lo spazio sociale verso cui ogni persona detenuta deve tendere ai fini del proprio percorso di reinserimento sociale.
In questi sei mesi con Liberi dentro Eduradio abbiamo voluto essere non solo la radio che parla al carcere e alla città, ma anche una trasmissione innovativa per narrare la pandemia che ha ‘liberato’ idee e buone pratiche e che è stata uno spartiacque, un evento drammatico, ma anche un evento per radunare nuove idee e nuove forze in ambito sociale. A partire da quanto successo, desideriamo con voi continuare a riscrivere la storia sulle ‘nostre prigioni’.
Caterina Bombarda
Il sito Liberi dentro