Giovedì 15 giugno alle 18.0 in Seminario

Un incontro dedicato alle Zone pastorali

Sono invitati: i Moderatori e Presidenti delle Zone pastorali dell’Arcidiocesi, il Consiglio episcopale, i Vicari pastorali, i Presidenti dei Comitati delle Zone pastorali, i Segretari della Sinodalità

Giovedì 15 alle 18.30 in nell’Aula Magna del Seminario si terrà un incontro di verifica sulle Zone pastorali

Giovedì 15 giugno alle ore 18.30 nell’Aula Magna del Seminario (piazzale Bacchelli, 4) l’Arcivescovo Card. Matteo Zuppi incontrerà Moderatori, Presidenti delle Zone pastorali e dei Comitati, il Consiglio episcopale, i Vicari pastorali, e i segretari della Sinodalità a cinque anni dall’istituzione delle Zone.

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Giovedì prossimo, 15 giugno, sono convocati in Seminario i moderatori e i presidenti delle Zone pastorali della diocesi, il Consiglio episcopale, i Vicari pastorali, i presidenti dei Comitati delle Zone pastorali, i Segretari della Sinodalità. Sarà il punto d’arrivo della verifica durata tutto l’anno, che ha coinvolto tutti gli organismi di partecipazione. La domanda era se la Zona pastorale, per la sua impostazione e l’esperienza di fatto, fosse adeguata per realizzare la forma di Chiesa che la coerenza con il Vangelo e i bisogni del mondo d’oggi richiedono.

Alcune premesse sono necessarie per raccogliere qualche risposta: anzitutto le novità derivate dall’annuncio del sinodo della Chiesa universale e del relativo cammino sinodale avviato nella Chiesa italiana; poi l‘apertura dei ministeri istituiti alle donne, senza dimenticare le grandi crisi che hanno segnato gli ultimi anni, come la pandemia e la guerra in Europa. Un‘ulteriore considerazione è legata alla sorpresa di risultati non previsti: penso soprattutto alla figura del presidente del comitato zonale. Inizialmente proposto semplicemente come presidente dell’assemblea, è progressivamente diventato di fatto un ruolo sempre più rilevante per la vita della zona, come è dimostrato dalle visite pastorali in cui è il riferimento naturale e necessario.

La decisione, poi, dell’arcivescovo di rendere i presidenti membri del Consiglio pastorale diocesano, ha trasformato questo organismo, rendendolo voce effettiva di tutto il territorio diocesano e palestra per rafforzare nell’ascolto e nel confronto l’identità e la consapevolezza dei presidenti.

Al termine dei primi cinque anni, accanto ad innegabili fatiche e resistenze, si possono sottolineare gli aspetti più positivi, tenendo in ogni caso presente che le situazioni sono comunque molto differenziate. Anzitutto nella concezione di Chiesa che si va affermando e nella prassi di collaborazione e corresponsabilità sempre più diffusa. La forma della diocesi di Bologna, caratterizzata dalle Zone pastorali, si propone come progressiva realizzazione del progetto missionario, sinodale, ministeriale e partecipativo che il Magistero della Chiesa oggi ci indica. È diventato sempre più chiaro che la Zona pastorale, non è tanto un’area costituita dal territorio di un gruppo di parrocchie, ma uno strumento per rendere più missionaria la pastorale ordinaria, così che la parrocchia non sia preoccupata tanto della propria sopravvivenza, ma diventi sempre più consapevole che la sua missione è di evangelizzare il mondo, il 96% della popolazione che oggi non è più praticante.

In secondo luogo, il protagonismo dei battezzati rimane pura teoria se non approda nei ministeri, cioè nella consapevolezza che dal Battesimo scaturisce la chiamata ad un servizio che prende forma nel ministero, istituito o di fatto. In questo modo si offre una modalità reale di far vivere le comunità cristiane, anche quelle dove non è presente un parroco residente, ma è ricca di uomini e donne che stabilmente svolgono un servizio di annuncio, di accoglienza, di amministrazione. La figura dei «segretari parrocchiali», riferimento pastorale e gestionale delle piccole e grandi comunità cristiane, apre prospettive che guardano lontano.

Un’ultima annotazione: la recente drammatica devastazione causata dall’alluvione, con le complesse esigenze di ricostruzione, suggerisce vie di azione che meglio possono essere percorse allargando lo sguardo oltre i propri ristretti orizzonti, fino ad individuare nelle Zone un soggetto attivo che contribuisce ad indicare le priorità per un progetto condiviso che valorizzi la ricchezza costituita dalle piccole comunità, dalle risorse locali e dai tanti capolavori di arte e fede.

Mons. Stefano Ottani,

Vicario Generale per la Sinodalità

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