A Monte Sole in preghiera per la pace

Siamo qui per alzare la nostra supplica per la pace e per consacrare il mondo, e in particolare la Russia e l’Ucraina, al Cuore di Maria, nostra madre. Ci siamo accordati per farlo, in comunione con Papa Francesco e con tutta la Chiesa. Siamo in un luogo bagnato dal sangue di tante vittime, unendoci alla loro intercessione, sentendo forte la loro voce che rivive drammaticamente oggi in chi è colpito dalla violenza cieca, spietata verso i civili tanto che si bombardano gli ospedali o i luoghi di rifugio per gli sfollati. È un’ingiustizia che non può mai avere nessuna giustificazione ed è solo criminale e assassina.

Proprio per il suo significato venne portata qui e custodita dalla Piccola Famiglia dell’Annunziata – che vuole essere faro di pace per tutti – la campana donata dall’allora governo russo il 21 settembre 1991 al cardinale Giacomo Biffi. La scelta allora, due anni dopo la caduta del muro e i cambiamenti nell’Unione Sovietica, era quella di riconvertire l’industria bellica, smettendo di produrre armi. Vennero fusi resti di ordigni bellici in questa campana che convoca di nuovo la comunità. Alexander Rutskoj, vicepresidente della Repubblica di Russia, aveva scritto: «Siamo convinti che il suono di questo metallo utilizzato nella produzione di armi mortali porterà nei cuori degli uomini la certezza di un futuro di pace». Ecco, vogliamo che questo suono scuota le coscienze di tutti e riunisca la fraternità tradita, per ritrovare quell’alto impegno di pace e di dialogo.

La supplica nasce perché è insopportabile il peso della sofferenza, si avverte la necessità di insistere e la fretta per fare di tutto e trovare una risposta. Si rivolge a Maria perché interceda presso il Padre. Ma è una supplica che coinvolge tutti noi, ci spinge a trovarci assieme, a pensarci in comunione e a mandare una richiesta a quanti hanno il cuore accecato dall’odio, dai calcoli, dal potere.

Questa supplica qui a Casaglia e Monte Sole si unisce al testamento drammatico di tutte le vittime, che ci presentano il dolente significato della loro morte affidandoci di nuovo la loro richiesta: mai più la guerra! Ci uniamo a quanti oggi sono rimasti senza nulla, a chi è in pericolo, a chi scappa per trovare protezione, a chi vaga inseguito dal terrore, a chi non può essere curato, a chi ha perduto i suoi cari, a chi non ha notizie. Sentiamo vicine oggi le parole che Paolo VI pronunciò solennemente all’Onu nel 1965: «Noi sentiamo di fare Nostra la voce dei morti e dei vivi; dei morti, caduti nelle tremende guerre passate sognando la concordia e la pace del mondo; dei vivi, che a quelle hanno sopravvissuto portando nei cuori la condanna per coloro che tentassero rinnovarle». Egli aggiunse, con una consapevolezza che facciamo interamente nostra e che ci aiuta a capire il rischio di questa pandemia e come dopo avere lasciato inquinare l’aria della stanza del mondo basta una scintilla perché possa esplodere definitivamente: «L’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità. Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!».

Anche oggi vale la scelta di operare “finché c’è tempo” e di recuperare il tempo perduto, perché non sia tutto perduto, perché anche se tardivamente si possano trasformare le armi in un nuovo richiamo di tutta la comunità umana. La campana dei fratelli tutti.

Per questo chiediamo anzitutto perdono, perché «abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!».

È il primo atteggiamento: chiedere perdono a Dio e ai fratelli, ritrovare la fraternità troppo umiliata e indebolita. Vorremmo che questa richiesta di perdono fosse l’inizio di una vera riconciliazione, di una rinnovata consapevolezza che unisca tutti, anche i fratelli nella fede. Ogni guerra è fratricida. Questa è scandalosamente tra cristiani, coscienti quindi che si colpisce un fratello.

“Non chiederti per chi suoni la campana. Suona per te”. Suona per noi. E ne sentiamo il suono, la chiamata ad essere costruttori di pace senza risparmiare nulla, ad esserlo assieme. Il suono della campana sembra perdersi, può apparire inutile, mentre vuole raggiungere qualcuno, anzi tutti. Solo non sappiamo e non lo possiamo misurare noi! Il suono ricorda a tutti che nessuno è un individuo isolato ma facciamo parte della comunità.

Sì, suona per te, ti coinvolge, non ti lascia indifferente, perché finalmente l’altro non è un estraneo o addirittura un nemico, ma il tuo prossimo. Vogliamo suoni di nuovo un forte richiamo a trasformare le armi in strumenti di pace. Ognuno di noi porta con sé una campana, il nostro cuore. Questo cuore suoni sempre delle belle melodie, di supplica che possa diventare suono di resurrezione. Per liberare dal suono delle parole di odio e violenza e di tutto ciò che produce il male nel mondo. Sia suono che svegli dal sonno della ragione, e della commozione, che fermi la mano del fratello alzata contro il suo fratello. Maria

Il suono della campana risvegli il cuore dei violenti dall’accecamento dell’orgoglio, faccia sentire il richiamo di una vita nuova, ispiri la speranza di un cambiamento che è offerto a ciascuno di noi. È come il suono della casa di Dio che dice a tutti noi che il Padre ci aspetta, che attende ogni figlio con la sua misericordia. Per ritrovarci Fratelli tutti. E sarà la pace.

 

Casaglia, resti della chiesa di Santa Maria Assunta
25/03/2022
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