«Maestro, qual è il primo di tutti i comandamenti?» (Mc 12,28). «Qual è la cosa più importante della vita, da non mettere in discussione, da cercare sempre per orientarsi, che mi aiuti a capire il senso di tutte le altre?». È una domanda molto vera, forse all’inizio fatta senza tanta convinzione, solo per discutere. Gesù è maestro. È il maestro e ci fa trovare il vero, quello che cerchiamo e di cui abbiamo bisogno non per collezionare tante risposte che, alla fine, non ci fanno credere più a niente. Gesù ricorda lo Shema Israel, la preghiera che gli ebrei recitano continuamente: «Ascolta, Israele: il Signore nostro Dio è l’unico Signore» (Mc 12,29). Ascoltare Dio libera dai tanti idoli che si impadroniscono del cuore, a cominciare da quell’io così enfatizzato dalla nostra generazione in un “culto” che qualcuno chiama “egolatria” e che tanti sacrifici impone, rovinando proprio il nostro io. Gesù parla di amore, non un amore qualsiasi, un surrogato o un elisir di benessere, ma amore, con tutto il cuore, la mente e la forza.
Mente e cuore insieme e con tutta la forza, perché l’amore vero, quello che cerchiamo, non è consolatorio, un entusiasmo che finisce, ma è forte, vince le paure, cambia il mondo, si misura con il male e lo sconfigge. Gesù per primo ama con tutto se stesso. Ama tutti, perché li sente suoi, e amandoli trova la bellezza nascosta in ognuno e si accorge di quanto tutti abbiano bisogno di amore, anche quando essi stessi non lo capiscono e si nascondono.
Solo amare il prossimo fa amare se stessi, fa capire chi siamo e il nostro valore più di qualunque interpretazione e prestazione, che non bastano mai. Amore per Dio e per il prossimo. Insieme. Come i nostri due occhi: servono tutti e due e si completano, uno vede con il cuore e nello spirito e l’altro la concretezza della vita.
Amare il prossimo come se stessi, non contro se stessi, come se l’altruismo fosse limitazione o privazione di qualcosa. Solo se trovi l’altro trovi il tuo io. Fai all’altro quello che vuoi sia fatto a te e troverai anche quello che serve a te. L’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono intrecciati e indivisibili. Gesù, a chi domandava chi fosse il suo prossimo, non indicò una categoria, i meritevoli, i “tuoi” o quelli che convengono a te, ma un uomo, senza nessuna qualifica, solo, ferito, mezzo morto, del quale non sappiamo nulla, che diventa prossimo, quindi caro, se tu ne hai compassione e lo tratti come il tuo amico. Lo diventa!
Questa pagina del Vangelo è il miglior piano editoriale, il palinsesto più efficace per pianificare il lavoro e renderlo sempre sorprendente e nuovo, ma anche per rileggere le azioni compiute. Oggi, in questa Basilica – che è un vero spettacolo, e che con la bellezza del mosaico ci aiuta a vedere le cose del cielo, a contemplare il mistero luminoso dell’amore di Dio che si riflette su di noi e accende la luce che portiamo dentro di noi – ricordiamo e ringraziamo per i 70 anni della Televisione e per i 100 anni della Radio. Ringraziamo la RAI per il suo prezioso servizio.
Quanto è importante presentare il mondo, la vita vera, non banalizzarla, farla conoscere, aiutare a capire e a sconfiggere l’ignoranza con una conoscenza vera, profonda dell’umano e dell’umanità, del creato e delle creature e, quindi, sempre anche del Creatore! Farlo richiede ed esprime professionalità, creatività, rigore, servizio, per far conoscere e capire. L’ethos nazionale non sarebbe lo stesso, il nostro Paese non sarebbe lo stesso e noi tutti non saremmo gli stessi, senza questi 70 anni di televisione.
Un’intera generazione non sarebbe uscita dall’analfabetismo senza la televisione e l’Italia sarebbe stata meno unita senza questo immaginario comune che crea anche quel tanto che ci unisce. Guai a dividerlo o a indebolirlo, a fare qualcosa di parte quello che invece è di tutti! La generazione cui appartengo è quella che scopriva per prima la magia di quella scatola che portava il mondo dentro casa. I tempi sono cambiati, l’intelligenza artificiale apre frontiere straordinarie, alcune inquietanti perché spesso non ha “fasce protette”, con i tanti rischi per un immaginario che condiziona e può diventare oppressione e distorsione.
Manca Carosello, insomma, per andare a letto! La tecnologia che progredisce continuamente chiede proprio quel “di più” di valore che il servizio pubblico ha come impegno primario, proprio perché pubblico, per tutti, libero da motivi commerciali e interessi di mercato, per aiutare il senso del bene comune, per riannodare il gusto per i legami e per il dialogo, in un tempo luccicante di like, di comunanze superficiali e di pollici abbassati, di linguaggi aggressivi, di amici senza amicizia e di nemici che si condannano senza conoscerli. Papa Francesco proprio alla RAI ha detto che la vostra presenza nelle case degli italiani è come «un gruppo di amici che bussano alla porta per fare una sorpresa, per offrire compagnia, per condividere gioie e dolori, per promuovere in famiglia e nella società unità e riconciliazione, ascolto e dialogo, per informare e anche per mettersi in ascolto, con rispetto e umiltà».
Continuate ad esserlo, siate davvero amici della vita con sapienza e tanta umanità vera e non finta, per regalare prossimità e vicinanza, unione e appartenenza, specialmente a chi vive situazioni di isolamento o di vera e propria solitudine! Ecco il nostro augurio, e sono certo sarà il vostro impegno per onorare un compito così importante e delicato. Desidero ricordare anche tutti quei colleghi che hanno offerto la loro vita per la comunicazione e l’informazione: alcuni sono diventati volti familiari, tra i più amati e conosciuti, tutti importanti.
Chiediamo al Signore che lo straordinario, affascinante, e a volte tragico spettacolo della vita, la scena di questo mondo, lo sappiamo raccontare e comunicare cercando sempre di amarlo, perché chi ama Dio ama il prossimo e non smette di scoprire l’incanto e la benedizione che è la vita, che a tutti chiede sempre e solo amore.