Con gioia il Papa tra noi

Carissimi, il 1° ottobre, nella settimana conclusiva del X Congresso Eucaristico Diocesano, riceveremo la visita di Papa Francesco. Ci aiuterà a raccoglierne i frutti e a individuare il cammino della nostra Chiesa per i prossimi anni.
IL DONO
Sento anzitutto che il Santo Padre ci porta il dono di essere confermati nella fede. Ne abbiamo sempre bisogno, perché la comunione è la vera forza della Chiesa, nostra Madre, che dobbiamo amare ed ascoltare per avere Dio per Padre. É una madre da servire e alla quale è dolce obbedire, perché è lei che ci ha generato nella fede. E nella Chiesa è il successore di Pietro che presiede alla comunione e conferma i fratelli.
É la visita che aiuta a capire chi siamo, è l’incontro con l’altro che permette di valutare il proprio valore. La conferma del Papa è quella del successore di quel Pietro chiamato a pascere le pecore. É la conferma di un padre, quindi molto più di un giudizio. Non serve certo per compiacersi! Egli ci incoraggia, ci spinge a comprometterci e prenderci responsabilità per aiutare a costruire la Chiesa e per annunciare il Vangelo della gioia, per essere più evangelici e pieni dello Spirito del Signore, testimoni credibili della sua presenza nel mondo.
 
I COMPITI DELLE NOSTRE COMUNITÀ DOPO LA VISITA
Ci troviamo davanti a scelte importanti per il futuro delle nostre comunità. É necessaria una riorganizzazione della nostra presenza nella città degli uomini, per una maggior efficacia nel soccorrere le tante e gravi necessità e per raggiungere tutti.
La visita di Papa Francesco ci aiuterà a trovare le risposte, possibili solo se viviamo la conversione missionaria, cioè la prospettiva di comunicare la gioia del Vangelo e di amare il prossimo, tutto, ad iniziare dai fratelli più piccoli, di Gesù e nostri, i poveri.
Gesù davanti alla grande folla non si disinteressa, non accetta la logica per la quale ognuno deve pensare a sé; non si accontenta delle parole che ha detto, non si compiace di quello che ha già fatto, ma ha compassione e comprende che la gente ha fame e continua a chiedere proprio a noi di dare loro da mangiare. La folla e il suo amore per essa è affidato a noi. Questa è la responsabilità della quale risponderemo a Dio.
Cosa ne abbiamo fatto del suo talento?
La Chiesa si presenta così com’è: una famiglia di uomini e donne, che cerca di vivere il comandamento dell’amore e non si stanca di donare i cinque pani e due pesci perché possano sfamare tutti.  Allora la prima parola è “grazie!” per una visita che ci riempie di entusiasmo, che ci conferma nella fede, che ci aiuta a mettere al centro della nostra vita e delle nostre comunità Gesù e la sua Parola.
 
 
LA SEMINA E IL RACCOLTO
La visita di Papa Francesco ci aiuta anche a comprendere la ricchezza della storia antica e recente della Chiesa e della Città di Bologna, della Diocesi tutta, dell’insieme delle sue comunità, ognuna importante ed amata. Nessuna è e sarà dimenticata. La visita ci aiuta a ringraziare per i tanti testimoni, conosciuti e anonimi, di fede e di carità. Io ho compreso in questi quasi due anni di servizio e di cammino quanto è vero che tutti raccogliamo dove altri hanno seminato. Ringrazio il caro Cardinale Carlo Caffarra; ricordo tutti i nostri predecessori dei quali trovo tantissime tracce del loro amore per Cristo e per gli uomini; ringrazio per quanti hanno trasmesso la fede con semplicità e profondità, per tutti i membri della Chiesa popolo di Dio che la aiutano come possono e rendono possibile vivere e operare nel segno della gratuità, come deve essere sempre l’amore.
I LUOGHI DELLA FEDE, DELLA SOFFERENZA E DELLA CARITÀ
Papa Francesco non potrà ovviamente visitare luoghi importanti per la nostra città, come la Basilica della Madonna di San Luca (l’immagine “scenderà” per accompagnarci nella nostra ascensione verso il cielo e sarà collocata accanto all’altare della celebrazione allo stadio).  Tutte le comunità sono importanti, ad iniziare da quelle con più difficoltà e disagi, come sono ancora quelle dei paesi e delle città colpiti dal terremoto o quelle più isolate in montagna. Non potrà recarsi in tanti luoghi che caratterizzano la nostra Diocesi, soprattutto quelli dove si trova di più la nostra umanità e sofferenza, e dove ama andare per dare a tutti l’esempio di cominciare dalle periferie umane.
Tra l’altro proprio per manifestare la sua attenzione alla sofferenza antica e recente incontrerà alcuni dei sopravvissuti di Marzabotto e i rappresentanti delle vittime delle stragi della Stazione e di Ustica.
Purtroppo non andrà negli ospedali, nei reparti dei lungodegenti e nella Casa dei risvegli, in tutti quei luoghi dove si combatte per la vita o nelle case delle persone colpite da malattie degenerative, come la SLA. Non potrà visitare il Carcere della Dozza e del Pratello o suonare nelle case per portare la benedizione del Signore risorto.
Non conoscerà le strutture che cercano di liberare le tante vittime delle dipendenze, prigionieri delle droghe, insidiose, pericolose per certi versi ancora più del passato perché ordinarie e meno riconoscibili.
Non incontrerà le Case della Carità o quelle per chi non ha un posto se non la strada; le straordinarie eccellenze per le disabilità; le case famiglia per le vittime della tratta che guariscono tante donne, spesso bambine, da ferite profondissime causate da tanti, tra questi anche dai clienti; le strutture per i ragazzi che hanno sbagliato e hanno bisogno di padri e madri veri.
Non potrà andare ad ascoltare chi non è padrone di sé per la malattia più difficile da capire perché non si vede con una radiografia ma che colpisce la psiche, confonde l’anima e comanda anche sulla stessa volontà. Certamente sarebbe voluto andare a visitare le case degli anziani che sperimentano la tortura della solitudine, che “lottano per sentirsi vivi” nelle proprie case o nelle strutture per non autosufficienti. Ecco. Lui non ci può andare, ma chiede a noi di farlo per lui. Sono alcuni dei tanti fratelli di quella folla che ci chiede il pane dell’amore di Gesù. Sono alcune delle periferie dove Papa Francesco ci chiede di andare e dove troveremo la Chiesa e la gioia. É sempre eucarestia. Visitiamo e accompagniamo tutti questi nostri fratelli.
 
 
NUOVI COMPITI DELLA COMUNITÀ ED EUCARISTIA
La sua visita conferma anche tutta la città del suo deposito antico e nuovo di umanesimo. La storia di Bologna è fatta di sapienza umana, di solidarietà e capacità di impresa, di accoglienza e di rispetto che permettono di affrontare le sfide di oggi. La città della più antica università dell’Europa e dove vi fu la prima proclamazione della libertà dalla schiavitù nella storia (anno 1257), ha il dovere di aiutare a sconfiggere le nuove schiavitù, a identificare i nuovi diritti da difendere, a non accontentarsi mai del presente ma a cercare il futuro con intelligenza, visione e umiltà. Solo la Libertas può continuare a permettere questo umanesimo, Libertas che non è mai il rozzo o raffinato individualismo del vivere per sé, ma la difesa e la comprensione di ogni persona e del bene comune che tutte unisce. “Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14, 16). Ecco l’Eucarestia, presenza di Gesù che continua a spezzare e versare se stesso per noi e per il mondo. Tre mense nella stessa Eucarestia: quella della Parola, quella del pane e del vino Corpo di Cristo e quella dell’Amore per i fratelli e il prossimo. Sono tutte unite tra loro e una permette di comprendere l’altra.
 
1^ SOSTA: L’HUB, I PROFUGHI, L’ACCOGLIENZA
La prima tappa della visita del Santo Padre sarà presso l’Hub, la struttura di via Mattei dove arrivano i profughi sbarcati sulle coste del nostro paese e da dove vengono successivamente inviati nei centri di accoglienza dopo le necessarie procedure richieste dagli accordi europei.
É come la nostra Lampedusa.
Sono quasi mille persone, emersione di quel problema che è, come ricorda proprio Papa Francesco, “la tragedia più grande dopo la Seconda Guerra Mondiale”, “il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi”. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare è un dovere di giustizia, di civiltà e di solidarietà. La visita del Papa aiuta tutti noi a conoscere un luogo che altrimenti mette solo paura e ci permette di vederlo abitato da persone e non da nemici, da uomini e donne che cercano disperatamente il loro futuro.
Essi non hanno niente, solo tanto desiderio.
 
2^ SOSTA: PIAZZA MAGGIORE, LA PREGHIERA DELL’ANGELUS
E LA CITTÀ DEGLI UOMINI
La seconda tappa sarà Piazza Maggiore, dove reciterà la preghiera dell’Angelus, dopo aver rivolto alcune parole di saluto alla città. Accanto a lui vi saranno rappresentanti del mondo del lavoro, del sindacato, degli imprenditori, delle cooperative, dei disoccupati. Il mondo del lavoro è una realtà importante del nostro territorio, che esprime una capacità di concertazione e solidarietà, di innovazione e di scelte non speculative. Incontrerà anche la sofferenza di quanti non riescono, invece, a trovare lavoro, soprattutto se lo perdono in età adulta.
La crisi economica richiede ancora tanta attenzione e determinazione, intelligenza, coraggio e consapevolezza che solo insieme troveremo le risposte necessarie e durature.
 
3^ SOSTA: SAN PETRONIO, CATECHESI E MENSA CON I POVERI,
 ICONA DELL’EUCARESTIA
Il pranzo del Santo Padre sarà dentro la Basilica di San Petronio, con circa mille “fratelli più piccoli di Gesù”, affamati, assetati, nudi, carcerati, malati, forestieri. Papa Francesco nelle sue visite vuole sempre condividere con loro la stessa mensa. Non solo fare qualcosa per loro, parlare di loro, ma sedere alla stessa tavola. Il pranzo comporrà come un’icona nella quale contemplare tanta umanità e, proprio in questa riconoscere il Corpus Domini che è il prossimo, il Corpus Pauperum: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 40). “Se condividiamo il pane celeste, come non condivideremo il pane della terra?”, voleva fosse scritto su molti altari il Cardinale Giacomo Lercaro, proprio ad indicare questa stretta unione tra la presenza divinamente significata dall’Eucarestia e quella ugualmente sacra della condivisione con l’umanità fisica dei poveri. “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. (Lc 14,12-14). “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”. (Lc. 13,29).
P. Olinto Marella, santo della carità di Bologna, che coinvolgeva tutti nella solidarietà, finita la celebrazione della S. Messa metteva tutti i poveri a tavola per la colazione. Il Cardinale Biffi assegnò loro la Chiesa di S. Donato in via Zamboni. Molti secoli prima il senatore romano Pammacchio venne lodato da San Paolino di Nola perché offrì un pranzo per i poveri nella Basilica di San Pietro, riproducendo il miracolo evangelico, unendo alla partecipazione eucaristica la distribuzione di cibo ai poveri. “Tu hai convocato come ricchi nella Basilica dell’apostolo Pietro i poveri che in tanti, quasi occasione di salvezza per le anime nostre, hanno potuto usufruire in Roma di tutti i vostri beni. Io mi diletto nella visione di questo spettacolo certamente singolare di tutta la tua generosità. Mi pare di mirare tutte le religiose schiere di popolo, i pupilli della misericordia di Dio, accalcarsi con fatica tra tanta folla entro l’ampia navata della Basilica del beato Pietro lungo quella veneranda porta che applaudiva col frontone illuminato dall’alto, cosicché tutti gli spazi sembravano diventati angusti. Guardo i convenuti stare tanto ordinatamente per gruppi ed essere tutti satolli di cibi a profusione al punto che dinanzi ai miei occhi pareva esservi l’abbondanza della benedizione evangelica e la sequenza di quei popoli che Cristo, autentico pane e pesce, riuscì a sfamare con cinque pani e due pesci”. (Paolino di Nola, IV secolo, Lettera a Pammachio). Vedere insieme, in un momento evidentemente eccezionale, le due mense, ci aiuta a comprendere meglio la loro unità, ad onorare la sacralità dell’altare e santificare, come un sacramentale. “Tutti furono saziati”.
Papa Francesco terrà una breve catechesi, perché i poveri non hanno bisogno solo di mangiare. Ai poveri diamo il pane dell’amicizia e dell’amicizia di Gesù, che è il Vangelo, quello che abbiamo di più prezioso. Gesù è venuto a portare ai poveri il lieto annuncio (cfr. Lc 4,18), e uno dei segni dell’avvento del Regno è proprio che ad essi è annunciata la Buona Novella.
“La peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in una attenzione religiosa privilegiata e prioritaria”(EG 200). Siamo tutti accolti nella stessa mensa di amore che Dio vuole per gli uomini. Tutti ci nutriamo dello stesso pane.
4^ SOSTA: CATTEDRALE, MINISTRI, CONSACRATI E MISSIONE NEL TEMPO NUOVO
La quarta tappa sarà nella Cattedrale dove incontrerà i vescovi, i sacerdoti diocesani, i religiosi e le religiose tutti, i diaconi, con le loro mogli, i consacrati. Parlerà tenendo presente alcune domande che in queste settimane abbiamo raccolto e trasmesso. Sarà occasione di fraternità e dialogo davanti ai cambiamenti che ci troviamo ad affrontare, alle difficoltà che qualche volta ci fanno vedere i cinque pani e due pesci con amarezza e pessimismo.
Sarà un momento di comunione che deve legarci tra noi, con le nostre comunità e tutto il popolo di Dio, per trovare insieme le risposte e capire i vari ministeri richiesti dalle necessità pastorali. La città degli uomini è tanto cambiata e chiede non dei profeti di sventura ma uomini e donne capaci di ripensare le strutture e i metodi per realizzare quella conversione pastorale e missionaria che non è un impegno in più, ma l’essenziale per preparare il futuro e vedere in un’età che tramonta i segni di un tempo nuovo e migliore.
5^ SOSTA: SAN DOMENICO, SAPIENZA E UMANESIMO PER IL MONDO DI OGGI
La quinta tappa, prima di andare allo stadio per la Santa Messa, vedrà Papa Francesco recarsi a San Domenico per pregare sulla tomba del santo che scelse di venire a Bologna proprio per la sua vocazione agli studi. In Piazza incontrerà l’Università, nelle sue rappresentanze del corpo docente e tecnico e degli studenti. L’Università è la più antica di Europa e l’incontro aiuterà a ricordare non solo la storia ma a comprendere il ruolo che ha la ricerca umanistica e scientifica, l’alleanza educativa e la responsabilità di dialogare e costruire un mondo di diritti per tutti. L’Università conserva e produce l’umanesimo così necessario in un mondo segnato da logiche economiche, utilitaristiche, di chiusure e contrapposizioni che spesso umiliano l’uomo e fanno crescere pericolosi semi di intolleranza, di incomprensione, di pregiudizio.
6^ SOSTA: STADIO, SANTA MESSA E CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLA PAROLA
Infine allo stadio Papa Francesco celebrerà la prima Domenica della Parola. Egli scrisse al termine dell’Anno della Misericordia: “È mio vivo desiderio che la Parola di Dio sia sempre più celebrata, conosciuta e diffusa, perché attraverso di essa si possa comprendere meglio il mistero di amore che promana da quella sorgente di misericordia”
(MM, 7). Farlo serve “per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo”, che “sfocia necessariamente in gesti e opere concrete di carità”(id).
La Parola, infatti, è viva e chiede vita. É amore che chiede e suscita amore, a cominciare dai fratelli, che sono il prossimo e da quelli più piccoli, i poveri.  É la perla preziosa che troviamo nel campo della nostra vita e per la quale vale la pena vendere con gioia tutto quello che abbiamo. Molte volte Papa Francesco ha sottolineato: il Vangelo è per tutti e tutti possono averlo, portarlo nella borsa, in tasca… quando sei triste, prendi la Parola di Dio, leggila e ti darà consolazione e gioia… in quella Parola è proprio Gesù che ci parla; non si tratta di una parola semplicemente umana o filosofica, magari convincente: no, è un’altra cosa; la Parola di Dio è Gesù, Gesù stesso. “Sapendo queste cose siete beati se le mettete in pratica” (Gv. 13,17).
Sì, troviamo già oggi la gioia del Vangelo, che rende bella e forte la nostra debole vita, perché ci fa sentire quanto è amata.
 
 
Il Vangelo è una scuola di amore che libera dalla paura di amare gli altri.
É la parte migliore che non sarà tolta e ci libera da tanti affanni che fanno perdere la gioia. Questa celebrazione aprirà anche il nostro cammino dell’anno prossimo, che sarà proprio mettere al centro la Parola, ripartire da essa, perché senza la lettura dell’Evangelium non ne sappiamo nemmeno capire e trasmettere il Gaudium.
Saremo tutti rappresentati nello stadio e l’assemblea vuole accogliere e ricordare ognuno, anche quanti fisicamente non potranno entrare (altri parteciperanno dall’Antistadio, dove il Santo Padre probabilmente passerà per salutare).
L’Eucarestia sarà un vero rendimento di grazie per il dono della Parola e della presenza di Cristo.La Chiesa, dentro la città degli uomini, sperimenta la forza di questo nutrimento di solo amore da cui riparte e con il quale guarda con fiducia il futuro.
La cara immagine della Madonna di San Luca ci farà sentire la dolce protezione materna di Maria che continua a suggerirci “fate tutto quello che Lui vi dirà” perché la gioia non finisca e perché impariamo ad aiutare Gesù a trasformare l’acqua nel vino buono del suo amore. Addobbiamo i balconi e i davanzali delle nostre case lungo le strade dove il Papa passerà, come è tradizione nelle decennali.
É segno di gioia, accoglienza, festa. Addobbiamo soprattutto il nostro cuore, perché il Signore non si vergogna di entrare nella nostra vita, così com’è. Le campane suoneranno per raggiungere ogni cuore e annunciare a tutti la gioia dell’amore di Dio per la nostra condizione di fragilità. Guardiamo con gli occhi della misericordia la grande folla di questo mondo per decidere di non smettere di dare loro da mangiare, come Gesù ci chiede.
Il nostro poco diventerà così tanto. É la condivisione. E la Parola ci aprirà il cammino da seguire, dietro a Gesù che non si stanca di venirci incontro, che compie sempre il primo passo, che entra nella nostra vita non per giudicarla ma per portare gioia e amore.
Grazie Papa Francesco.
 
 
 
 
 
 
 
PREGHIERA
Signore Gesù, ti ringraziamo per i tanti doni con cui rendi preziosa la nostra vita e ci confermi nel nostro cammino.
Tu non vuoi che restiamo scontenti e turbati,
prigionieri della paura.
Tu ti fai pellegrino per accendere il nostro cuore di speranza e per farti riconoscere nello spezzare il pane.
Insegnaci a fare sempre il primo passo verso il nostro prossimo per rendere bella e piena di vita la città degli uomini e vincere
 la solitudine e l’individualismo.
Ti ringraziamo per la visita di Papa Francesco. Concedici di accoglierlo e ascoltarlo con amore filiale, per crescere nella comunione e scegliere di essere amici tuoi e operai generosi nella grande messe di questo mondo.
Insegna a tutti a costruire comunità accoglienti che con gioia condividono con la folla il pane di cui ha bisogno. Aiutaci a preparare e vivere la mensa dell’Eucarestia, della Parola e del servizio, mistero della tua presenza in mezzo a noi. Il seme della Tua Parola raggiunga la terra buona del nostro cuore e dia frutto, perché in famiglia, negli ambienti di lavoro e ovunque saremo diffondiamo sempre amore e solidarietà.
Signore proteggi, accompagna, benedici tutti, particolarmente i deboli e i malati, con l’intercessione di San Petronio, dei Santi Vitale e Agricola, di Santa Clelia Barbieri, di Santa Caterina da Bologna e soprattutto di Maria, Vergine di San Luca, elargitrice di grazie e Madre che protegge la città degli uomini.
Grazie Signore.

01/10/2017
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