“Entrò in un villaggio” Lc 10,38

Nota Pastorale anno 2022-2023

Entrò in un villaggio 

Nel cammino sinodale delle Chiese in Italia

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 “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. (Lc 10,38-42)

Prima Parte: Traccia del cammino diocesano per l’anno 2022-2023

  1. Marta e Maria

L’icona biblica di Marta e Maria ci accompagnerà in questo anno pastorale dedicato ai cantieri di Betania. È motivo di comunione con tutta la Chiesa in Italia che continua il cammino sinodale. Ci aiuterà a trovare l’atteggiamento spirituale con il quale viverlo. A volte proprio come Marta ci sentiamo stanchi, incompresi nelle nostre difficoltà e così in diritto di prendercela anche con Gesù, accusato di averci lasciati soli. In realtà siamo noi che non stiamo con Lui! Certo, ci affanniamo, facciamo anche molte cose per il Signore, ma come un dovere, senza capire più il perché le facciamo, credendo di difenderlo mentre Lui ci chiede un’altra cosa. Sono le abitudini, il “si è sempre fatto così” che portano Marta a sentirsi non capita da Gesù e da sua sorella. E come sempre ce la prendiamo con gli altri. Facilmente questo porta a giustificare la disaffezione pratica, il lasciare perdere sentendo inutile quello che si sta facendo.

  1. Ascoltare Gesù

Anche Marta cambia quando ascolta Gesù e comprende qual è la parte migliore che non sarà tolta. Richiede tempo, silenzio interiore, un cuore libero dagli affanni e dalla banale concentrazione su di sé. Farlo aiuterà lei e tutti noi malati di “martalismo” a ritrovare il senso del servizio, la gioia di avere una sorella con cui ascoltare e con la quale lavorare assieme, che non l’ha lasciata sola perché sta con Gesù. Maria ascolta, mettendosi ai suoi piedi. Non fa niente. Qualche volta pensiamo che ascoltare sia perdere tempo e facciamo molta fatica a fare silenzio. In questo anno di cammino scegliamo la parte migliore che non ci sarà tolta e che è stare con Gesù, fare spazio a Lui, confrontarci con i suoi sentimenti, con la sua Parola. È solo mettendo al centro Gesù che sapremo camminare assieme, perché cercare Lui ci fa ascoltare il nostro prossimo, sentirlo vicino. Siamo sinodali se al centro c’è Gesù!

Mettiamoci, allora, ai piedi di Gesù sia da soli sia insieme (i gruppi del Vangelo formano e rigenerano la famiglia di Dio) per imparare a riconoscerlo e servirlo nei fratelli e nei fratelli più piccoli che sono anche loro il corpo di Cristo (aiutiamo le nostre comunità in questo tempo che si prevede difficile per tutti, specialmente come sempre per i più fragili, a essere attente ai bisogni concreti, a non dire “va in pace” a chi ha freddo, ma a dare lui coperta e protezione (cf. Gc 2,16). Ascoltare Gesù ci fa sentire capiti e amati, ci fa capire chi siamo e per chi siamo. Per questo la Chiesa non sarà mai un consultorio, perché troviamo noi stessi mettendoci di fronte a Gesù che è più intimo a noi di noi stessi. E Gesù è amore che cammina con noi sempre. L’incontro con Lui e con la sua famiglia non ci lascia soli, ma ci rende persone proprio perché in relazione con Dio e con gli altri. E anche per questo la Chiesa non sarà mai una ONG: la nostra è una relazione di amore con i nostri fratelli più piccoli, non “fare qualcosa” ma prendersi cura di Cristo!

  1. Assemblea di Zona

Inizieremo il cammino con un’assemblea di Zona e la lectio. Per camminare insieme dobbiamo stare insieme a Gesù, rispondere alla sua chiamata ad esercitare il ministero, cioè il servizio, che affida ad ognuno di noi per vivere il Vangelo e testimoniarlo al prossimo. Se siamo in comunione con Cristo aiuteremo la comunione che ci unisce, che garantisce il camminare insieme più di qualsiasi modalità pratica, pur necessaria, che dovremo individuare. La comunione ci coinvolge tutti, perché amore. Nella comunione nessuno è spettatore o inutile; nessuno parla sopra gli altri o contro. Per questo la Chiesa non sarà mai una democrazia, perché è molto di più: è una famiglia. Possiamo avere – anzi le abbiamo e sono una ricchezza – sensibilità diverse, ma ci pensiamo assieme, dobbiamo renderle complementari tra di noi. Il cristiano non è un’isola che fa girare il mondo intorno a sé, ma è elemento di una comunione che coinvolge tutta la sua vita e accoglie tutta la vita del prossimo e la fa sua, proprio perché nell’amore.

  1. Gruppi sinodali nei tre cantieri di Betania

Per ascoltare dobbiamo incontrare. In questi mesi cercheremo di farlo tra di noi, seguendo il metodo proposto (gruppi di dieci persone, un facilitatore, parlare personalmente, non discutere, spazio di silenzio, fissare le cose importanti dette) che ha già offerto tanti frutti in chi lo ha applicato. Il servizio dei facilitatori è stato davvero importante e credo che aiuteranno nel nostro cammino che ha bisogno di noi ma anche di chi ci aiuta a non vincere la casualità e l’improvvisazione. Certo: non avviamo delle “terapie di gruppo” ma ci mettiamo in ascolto. Il metodo proposto – che come sempre può essere adattato – aiuta a crescere nel confronto e nella maturazione degli argomenti. Le sintesi (dei gruppi sinodali o degli incontri meno strutturati, delle Diocesi e della Chiesa in Italia) sono la fotografia di chi siamo e la loro lettura è stata e sarà indicazione importante per un discernimento dei vari temi e per, appunto, camminare insieme. (ai numeri 16-19 di questa Nota: indicazioni diocesane per i tre cantieri).

  1. Camminare insieme e i compagni di strada

Non vogliamo camminare in ordine sparso e quindi dispersi. Dobbiamo camminare insieme per non indebolire questa nostra madre già sottoposta a tante sfide e incomprensioni, per non fare crescere tra noi semi di divisione che non sono mai innocui (come l’amarezza rivendicativa di Marta verso Maria). Cercheremo di ascoltarci tra di noi per essere di più famiglia di Dio, amici suoi e tra di noi e per dimostrare che senza la comunità l’uomo si perde, perché siamo fatti per vivere insieme. Dobbiamo cercare anche i tanti modi per coinvolgere quanti sono sulla nostra stessa strada: ad esempio i poveri, i giovani, i colleghi, i genitori del catechismo o quelli dei compagni dei nostri figli.

  1. Che vuol dire Chiesa in uscita

Papa Francesco da anni ci chiede di essere una Chiesa in uscita. (EG 47) Vuol dire anzitutto essere accoglienti. “La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa”, che poi diventa essere “rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti” (EG 49). “Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono sen­za la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasfor­mano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una mol­titudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37)”.(EG 49)

  1. Uscire per entrare nella vita

Usciamo perché seguiamo Gesù che cammina, non resta fermo, entra nelle case, le visita, si ferma a mangiare, le rende sua casa con la sua presenza. Usciamo per entrare con Gesù nelle case e nei cuori delle persone. Il maestro non ha paura di sporcarsi, di compromettere la sua immagine. Non resta lontano, ma si fa prossimo. Crea relazione. Non guarda la pagliuzza, ma la persona. Non è complice ma nemmeno giudice. Non teme che una peccatrice si avvicini a Lui e la circondi davanti a tutti di affetto e di aperta richiesta di misericordia. Non ha paura perché ama. Non giudica perché venuto a salvare, non a condannare. Per i farisei di ogni tempo questo è ambiguo tanto che lo accusano di tradire la legge, di non essere chiaro. Per Gesù è il Vangelo che libera dal peccato, che accende la speranza e salva accogliendo la fede che muove i cuori. Gesù visita tutti e senza condizioni previe, non solo le case di quelli che lo conoscono già, che sono stati vagliati e messi alla prova, le cui intenzioni sono rassicuranti. Non mette così in discussione la verità ma è la verità, la via, la vita proprio perché si avvicina e ama. Non asseconda il peccato con la sua misericordia, ma libera dalla condanna. Gesù cambia la vita di chi lo accoglie, come Zaccheo, che vede entrare la salvezza nella sua casa. Noi vogliamo seguire Gesù e ascoltare il suo invito a lavorare nella grande messe del mondo, andando fino agli estremi confini, cioè senza confini, ovunque. Come conosceranno Cristo se noi non lo comunichiamo.

  1. Non avere paura

Il mondo non è più lo stesso e davvero in pochi anni sono venute meno tante sicurezze. Possiamo cercare la responsabilità, accusare, rimpiangere, chiuderci pensando così di proteggere il Vangelo, interpretarci e fare girare tutti intorno alle nostre difficolta. Ma Gesù ci insegna che solo perdendo che si conserva la vita, che uscendo da sé che troviamo noi stessi. Gesù continua a non avere paura di mandarci fino ai confini della terra così come siamo, non nascosti da belle tuniche o indaffarati con le borse, ma solo con la sua parola e pieni della sua forza che ci accompagna e ci protegge. E basta.

Insomma, non dobbiamo cercare “bei discorsi” ma guardare con i sentimenti di Gesù le persone che abbiamo vicino e costruire la casa delle nostre comunità. Ecco la sfida: non lamentarsi per quello che viene a mancare, non metterci al centro parlando di noi, ma mettere al centro Gesù, ascoltare Lui e incontrare i tanti che lo cercano. Costruiamo la Chiesa, senza senso di sconfitta e minorità ma senza arroganza, a servizio del mondo e degli uomini, vicina a tutti perché sé stessa, “che gode la simpatia “di tutto il popolo, come la prima comunità e che guarda con simpatia ogni persona.

  1. Amare la Chiesa

Amiamo e costruiamo la Chiesa, edificando delle comunità con le pietre vive che siamo ognuno di noi, nell’ordine che permette a queste di essere accoglienti, sempre sulla roccia della Parola. Siamo la famiglia di Dio. Sentiamoci a casa, ma non padroni, tutti servi di questa nostra madre. Rendiamo le nostre comunità casa per chi non la ha, per i poveri e per i tanti che cercano senso, futuro, conforto. Viviamo tra di noi e verso tutti da familiari e non da estranei o da antipatici utenti. Preti e diaconi, ministri istituiti e non, laici tutti, abbiamo nei diversi ministeri la responsabilità che viene dal battesimo. Unico intento è vivere e comunicare il Vangelo e la verità che esso contiene.

  1. Un mondo sofferente

Camminiamo in un mondo pieno di sofferenza e di angoscia. Le pandemie hanno lasciato tante rovine e continuano a generare tanta sofferenza. Non possiamo abbandonarci al fatalismo, che fa osservare pensando che non si possa fare nulla o credendo che i problemi riguardino sempre gli altri ma non noi, siano sempre rimandabili e non richiedano decisioni oggi. Confrontiamoci con la realtà, con i tantissimi poveri per i quali la Chiesa è “particolarmente” loro casa, perché l’amore che Gesù ci chiede non potrà mai abituarsi a sciupare la vita, a privarla di valore dal suo inizio alla sua fine. È in un mondo come questo che Gesù ci chiede di essere cristiani. Ed è bello esserlo in un tempo così.

  1. Zone pastorali

Parliamo ormai da anni di Zone Pastorali e di Assemblee di Zona con i suoi presidenti, di Parrocchie Collegiate, di ambiti per camminare assieme, di ministeri per un edificio ordinato, di Chiesa famiglia di Dio nella quale tutti siamo coinvolti. Questo impegno deve continuare a concretizzarsi, a cercare le modalità più efficaci, perché dia i suoi frutti.

La Chiesa non vive per sé stessa e la costruiamo con più passione se consapevoli della sua importanza, seguendo Gesù che “raggiunge tutte le città e i villaggi” e che ci manda “fino ai confini della terra”. Altrimenti restiamo a guardia di un museo, sempre più irrilevante, che custodiamo con la paura di sporcarlo, mentre è una casa piena di vita, che non ha paura di questa, anzi la accoglie tutta perché tutta è amata da Dio.

  1. Gli ambiti delle Zone pastorali

La Nota Pastorale è completata da alcune indicazioni che riguardano gli ambiti specifici delle Zone pastorali (le troviamo ai numeri 20 – 22 di questa Nota).  Ognuno di questi coinvolgono in realtà tutta la Comunità e la edificano. Leggiamoli tutti. Ci aiutano a conoscere e anche a comprendere le tante necessità della nostra casa e del nostro cammino. Saranno essi stessi de facto parte del nostro cammino sinodale!

  1. Il Concilio Vaticano II e la desertificazione spirituale

Ricordiamo sessanta anni del Concilio Vaticano II. Disse dieci anni or sono Papa Benedetto: “Durante il Concilio vi era una tensione commovente nei confronti del comune compito di far risplendere la verità e la bellezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla legata al passato: nella fede risuona l’eterno presente di Dio, che trascende il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro irripetibile oggi” (Omelia di Papa Benedetto XVI per l’apertura dell’Anno della Fede). In questi decenni è avanzata una «desertificazione» spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. È il vuoto che si è diffuso. Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne.

Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo.

Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada. Il viaggio è metafora della vita, e il sapiente viaggiatore è colui che ha appreso l’arte di vivere e la può condividere con i fratelli – come avviene ai pellegrini lungo il Cammino di Santiago, o sulle altre Vie che non a caso sono tornate in auge in questi anni. Come mai tante persone oggi sentono il bisogno di fare questi cammini? Non è forse perché qui trovano, o almeno intuiscono il senso del nostro essere al mondo?”. (Omelia di Papa Benedetto XVI, 11 ottobre 2012, Inizio dell’anno della fede). Nel deserto c’è tanta sofferenza e tanto bisogno di acqua. L’invito è sempre quello di mettersi a camminare nei deserti del mondo. L’acqua può sgorgare dal nostro cuore.

  1. La medicina della misericordia

Abbiamo ancora oggi tanto da imparare dalla storia, che è maestra di vita, per non diventare, come diceva San Giovanni XXIII “profeti di sventura” e per riconoscere i “misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa”, perché risplenda oggi la verità del Signore che rimane in eterno.

Anche oggi, a sessanta anni “la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore” e “pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando. Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi gli uomini sembrano cominciare spontaneamente a riprovarle, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi, riponendo troppa fiducia nei progressi della tecnica, fondando il benessere unicamente sulle comodità della vita. Essi sono sempre più consapevoli che la dignità della persona umana e la sua naturale perfezione è questione di grande importanza e difficilissima da realizzare. Quel che conta soprattutto è che essi hanno imparato con l’esperienza che la violenza esterna esercitata sugli altri, la potenza delle armi, il predominio politico non bastano assolutamente a risolvere per il meglio i problemi gravissimi che li tormentano” (Cf. S.Giovanni XXIII, 11 ottobre 1962. Discorso per l’apertura del Concilio).

Il rigore illude e allontana, fa sentire chi lo propugna difensore della verità; ma in realtà la umilia perché la verità di Cristo è l’esigente misericordia. Le pandemie hanno drammaticamente riproposto a tutti la necessità di difendere la dignità della persona umana e non il benessere della comodità di vita. Ecco perché è ancora più vero oggi che “È appena l’aurora”.

Seconda parte: I cantieri di Betania

15. Il documento della Conferenza Episcopale Italiana

Si rimanda integralmente al documento CEI: I canteri di Betania. Prospettive per il secondo anno del Cammino sinodale. Si può scaricare da: I cantieri di Betania https://www.unicatt.it/events-CantieriDiBetania.pdf

  1. Indicazioni diocesane per i tre cantieri

A partire dalla sintesi diocesana formulata dopo il primo anno del cammino sinodale, sono stati contestualizzati i Cantieri di Betania, focalizzando l’attenzione su un aspetto, una domanda su cui si ritiene necessario esercitare maggiormente l’ascolto.

Desideriamo delimitare il perimetro del Cantiere per evitare la dispersione e proseguire sul sentiero delle priorità bolognesi individuate l’anno scorso.

Il primo Cantiere è per sua natura maggiormente aperto nei contenuti e nel metodo, da adattare alle singole realtà coinvolte. Il secondo e il terzo Cantiere adottano la modalità della conversazione spirituale, già messa in pratica l’anno scorso, con il coordinamento dei facilitatori: narrazione, ascolto, silenzio e restituzione.

  1. Il cantiere della strada e del villaggio

Questo primo Cantiere ci spinge ad uscire verso quegli ambiti che non sono esclusivamente legati al mondo ecclesiale: povertà, cultura, lavoro, sport e tempo libero, impegno politico, realtà giovanile, ecc.. cercando modi e linguaggi adatti ad intercettare queste realtà, che restano spesso in silenzio o inascoltate.

Per questo ci si potrà avvalere di chi conosce più da vicino i vari ambienti e linguaggi (Uffici diocesani, Associazioni, Movimenti…), facendo tesoro anche delle esperienze che già si sono rivelate proficue nel primo anno del cammino sinodale.

Entriamo in dialogo adottando un metodo di conversazione spirituale che permetta di parlare con tutti.

  1. Il cantiere dell’ospitalità e della casa

Nasce dalla necessità, espressa più volte nello scorso anno, di sentire la Chiesa come casa. Di vivere la Chiesa come luogo di persone legate da profonde relazioni e capaci di stare insieme con uno stile di fraternità.

All’interno delle comunità cristiane ci si potrà domandare:

Come possiamo “camminare insieme” sentendoci responsabili gli uni degli altri? Questa domanda di fondo può essere così affrontata:

“Quali passi sono disposto a compiere per realizzare una comunità cristiana aperta ed accogliente, capace di aprire nuovi spazi, di curare le relazioni? Qual è la mia esperienza che posso condividere?”

 19. Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale

Il Cantiere è pensato per connettere la dimensione del servizio con quella dell’ascolto, cioè la necessità di una formazione spirituale che sostenga il servizio e la missione.

Come possiamo “camminare insieme” nel riscoprire la radice spirituale del nostro servizio?

Come promuovere e sostenere spiritualmente doni, competenze personali e ministeri a servizio della comunità e della missione?

Qual è la mia esperienza e quali proposte posso condividere?

Terza parte: Indicazioni per gli ambiti delle Zone pastorali

  1. Ambito Liturgia

Le indicazioni delle note pastorali precedenti, per l’Ambito Liturgia delle Zone Pastorali hanno riguardato la recezione del nuovo messale, la promozione di un maturo spirito di preghiera dei fedeli, il servizio dell’accoglienza alle messe domenicali e la cura della Liturgia dei defunti nelle nostre Zone pastorali.

Ben sapendo che la formazione ha bisogno di tempi lunghi, è necessario insistere perché là dove piccole luci si sono accese nella vita liturgica delle nostre comunità, lì si diffonda e cresca il chiarore, che accompagna l’umanità in cui siamo immersi verso il traguardo del Regno. In particolare si ritiene di dover privilegiare nelle nostre comunità alcuni tratti della vita liturgica più sensibili, per la loro dimensione missionaria e per la loro portata nella crescita spirituale dei fedeli: la cura delle celebrazioni esequiali e la promozione della liturgia delle ore.

Cura delle esequie

Ai riti funebri partecipino persone di varia provenienza e appartenenza religiosa, e che in un momento così delicato la Chiesa può offre un’importante esperienza della sua maternità, fatta di misericordia e di speranza. Una comunità presente e accogliente, attenta nella cura del rito e fervorosa nella preghiera, mostra una icona vivente del vangelo di Gesù Cristo, di immediata percezione da parte di tutti i familiari e gli amici in lutto. E dove questo non fosse possibile come si può provvedere? Nel tempo della pandemia è stato predisposto un sussidio ad uso dei fedeli per accompagnare anche in assenza di un ministro le varie fasi del congedo dal defunto (il trapasso, la preghiera accanto al corpo del defunto, la chiusura del feretro, la sepoltura). Può essere una strada da predisporre e da percorrere, come stabilisce chiaramente il rituale dei defunti, già modulato sulla presenza o meno di un ministro ordinato.

Liturgia delle ore

La Liturgia delle ore, si è diffusa nel tessuto ecclesiale è uno strumento straordinario di unione a Cristo e al suo mistero di salvezza, nell’arco della giornata e dell’anno liturgico. Lì la Parola di Dio e i testi composti dalla chiesa formano i nostri pensieri e i nostri sentimenti, lo Spirito di Cristo ci pervade e ci fa gridare “Abbà, Padre”, la carità ci fa pregare per tutto il mondo, dando voce di lamento e di benedizione alle membra del Corpo di Cristo ovunque si trovano.

Desiderio desideravi

Recentemente siamo stati raggiunti da un dono prezioso da parte di papa Francesco: la lettera apostolica Desiderio Desideravi sulla formazione liturgica del popolo di Dio. Non mancheranno occasioni di lasciarci incoraggiare dalle parole del papa rivolte a tutti, ministri e fedeli, per mettere al centro della nostra vita di fede l’esperienza del mistero di salvezza offerta dalla liturgia, alla quale partecipare preparati, e dalla quale lasciarci formare per la somiglianza al Figlio di Dio.

Oltre a recepire le proposte della presente Nota Pastorale, l’ambito liturgia delle Zone pastorali sia spazio di verifica di come si svolgono le celebrazioni, quali problemi si avvertono nelle comunità, come possiamo aiutare a crescere in alcuni aspetti e imparare ad offrire l’esperienza liturgica anche a chi ne è digiuno, ma vi partecipa per i più svariati motivi.

  1. Ambito Carità

L’ambito Carità della Zona pastorale non coincide con le attività che svolgono attualmente le Caritas del territorio, né si prefigge di coordinare le Caritas parrocchiali della Zona. A questo già stanno provvedendo le Caritas stesse con l’aiuto della Caritas Diocesana.

Il compito stesso della Caritas ad ogni suo livello non dovrebbe essere primariamente l’aiuto ai bisognosi, ma svolgere una funzione pedagogica verso l’esercizio della carità di ogni credente, in qualsiasi ambito della propria vita e di ogni comunità. Un gruppo Caritas dovrebbe avere come primo obbiettivo non i poveri, bensì i cristiani delle nostre comunità, formando alla carità, in qualsiasi espressione, forma o destinazione essa possa esprimersi. Allora ecco le attività verso i più bisognosi, gli ammalati, gli anziani, i rifugiati, i profughi, i migranti; e inoltre uno sguardo sulle vicende del Mondo che generano disuguaglianza e povertà.

Nelle Zone pastorali l’ambito della Carità dovrà tenere presente tutte le realtà e le iniziative, e aiutare possibilmente anche le Caritas a questo allargamento di orizzonte. È opportuno ricordarcelo anche perché ci troviamo, in questo tempo storico, davanti a problemi molto complessi, che richiedono un lavoro in rete e uno sguardo contemporaneo per essere affrontati. L’assistenza alimentare ed economica di cui siamo più esperti non dovrà venir meno; ma non possiamo ignorare che nuove povertà colpiscono fasce di popolazione che fino a qualche anno fa non si consideravano “povere”.

Dobbiamo considerare alcune nuove povertà alla stregua di povertà alimentari. La povertà digitale per esempio, impedisce a tanta gente di accedere a risorse e aiuti, a portali per visite mediche o colloqui scolastici. Caritas Diocesana ha iniziato a promuovere sportelli di alfabetizzazione digitale, che auspichiamo vengano attivati all’interno delle Zone pastorali, dove si riscontrasse il bisogno. Altra povertà porta tante famiglie a dover rinunciare ad attività sportive e ricreative per i loro figli, con le ricadute sociali prevedibili a cui porta la noia e l’isolamento.  L’ambito carità può favorire il dialogo tra le realtà presenti nella Zona pastorale per prendersi carico insieme di queste e altre nuove povertà.

Cercando di fare una sintesi e offrire qualche linea per l’anno pastorale 2022-2023 evidenziamo:

  • L’ambito carità delle singole Zone dedichi almeno un incontro su come coinvolgere di più nella carità tutte le componenti della Zona pastorale ed aiutare anche le Caritas ad essere più carità in senso ampio.
  • Leggere i bisogni vecchi e nuovi per offrire una risposta adeguata. É imprescindibile l’ascolto delle persone che vivono nel nostro territorio non pensando a risposte soltanto di tipo assistenzialistico, ma attivando processi di aiuto partendo dalle cause che stanno all’origine dei bisogni.
  • L’importanza di lavorare insieme e non fare da soli: l’attività di discernimento a fronte dell’ascolto è utile a superare la pressione di richieste emergenti che non potremo tutte soddisfare ed è tanto più proficua quanto più viene svolta insieme ad altri per allargare lo sguardo e condividere le risorse. Occorre abituarsi alla logica del confronto, a coordinarsi con la Caritas diocesana, per costruire una linea comune per tutti, attraverso anche i percorsi formativi che verranno proposti e che riteniamo indispensabili. È imprescindibile in questo momento storico il lavoro di Zona. Singole Caritas parrocchiali avranno oggettivamente vita breve e a pagarne le conseguenze saranno le persone bisognose. Occorre strutturare un coordinamento e attività di Zona, superando particolarismi e “parrocchialismi”. La complessità dei problemi che ci stanno di fronte ci chiede di fare questo con ancor più forza.
  1. Ambito Giovani

Il tempo della giovinezza è sicuramente un’esperienza di cantiere aperto: un cantiere in movimento, che percorre ed esplora strade sempre nuove, un cantiere bisognoso di ospitalità, che sostenga, nutra e doni di ripartire, un cantiere aperto a volti che testimonino, nella gratuità e nel servizio, la bellezza di una strada.

Come ambito di Pastorale Giovanile, si propongono alle Zone pastorali alcuni spunti sui cantieri offerti dall’esperienza del cammino del Sinodo della Chiesa italiana.

Si apre il cantiere della strada e del villaggio, sfruttando l’occasione della GMG che si terrà a Lisbona nell’agosto 2023, il cui titolo sarà “Maria si alzò e andò in fretta”, facendo del cammino e degli appuntamenti di preparazione ad essa un’occasione di missionarietà per i giovani che vi parteciperanno, coinvolgendoli nell’ ascolto e nel dialogo con i loro coetanei.

Questa proposta risponde a una delle finalità che si ritrovano nel documento “Orientamenti pastorali per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù”: la GMG a livello internazionale si è rivelata un’eccellente opportunità per far vivere ai giovani un’esperienza missionaria. Come dice Papa Francesco «la pastorale giovanile dev’essere sempre una pastorale missionaria»… i giovani possono essere anche protagonisti di momenti di evangelizzazione… poiché sono i giovani i migliori evangelizzatori dei giovani.

Il cantiere dell’ospitalità e della casa è aperto sul tema del fare casa, fornendo alle Zone pastorali, durante l’anno, schede di lavoro per le fasce di pre-adolescenti e adolescenti, utilizzabili anche nell’esperienza dei doposcuola, che avranno come tema di fondo il vangelo di Marta e Maria. Lo scopo delle schede è quello di lavorare sulla costruzione del “noi che abita la casa comune (Fratelli tutti 11)”, a partire dal rendere casa le nostre comunità, allargandosi al prendersi cura della casa comune che è il mondo quotidiano che i giovani vivono.

Si apre il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale, prendendosi a cuore la formazione e l’accompagnamento degli educatori, offrendo, a livello diocesano e zonale, in contemporanea all’uscita delle schede del sussidio, alcune mattine formative che mirano non solo all’attuazione pratica delle proposte contenute nel sussidio ma anche alla formazione personale e spirituale di chi svolge la diaconia dell’educazione dei giovani. Continua anche il cammino di discernimento e formazione dei referenti di Zona della Pastorale Giovanile.

L’ambito giovani della Zona pastorale potrà progettare in concreto una iniziativa nell’ambito dei tre cantieri sopra presentati.

  1. Ambito Catechesi e Formazione dei catechisti

Il Congresso Diocesano dei Catechisti che vivremo il prossimo 9 ottobre 2022 aiuterà tutti coloro che sono impegnati nel servizio di annuncio e catechesi a sostare sull’incontro di Marta e Maria con Gesù, descritto dall’evangelista Luca (Lc 10,38-42) [1].

Nell’anno pastorale appena trascorso l’ambito Catechesi e formazione catechisti delle Zone pastorali ha potuto aprire numerose occasioni e piste di riflessione e formazione sull’esperienza della preghiera, vissuta dal catechista come discepolo e insegnata come maestro.

Ora, in continuità con quel cammino intrapreso, in questo nuovo anno pastorale i nostri passi ci portano nella casa di Marta e Maria, insieme al Risorto, per sperimentare anche noi oggi come discepoli che cosa significhi l’ascolto di Dio e in quale rapporto si collochi con il servizio.

Maria è tutta assorbita da Gesù stesso. Ne è così avvinta da non sapersi più staccare da lui. «Sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola». Si ferma e si dedica totalmente a lui ascoltandolo, cioè accogliendolo come Parola, accogliendolo come Colui che è la Parola vivente, incarnata. Maria ha l’intuizione di trovarsi alla presenza del Verbo della vita, di Colui che parlando dà la vita, quindi si mette lì ai suoi piedi e lo ascolta. Ascoltandolo, lo accoglie come Parola di vita e si sazia di lui.[2]

Papa Francesco ci ricorda:

La catechesi è l’eco della Parola di Dio. Nella trasmissione della fede la Scrittura – come ricorda il Documento di Base – è «il Libro; non un sussidio, fosse pure il primo» (CEI, Il rinnovamento della catechesi, n. 107). La catechesi è dunque l’onda lunga della Parola di Dio per trasmettere nella vita la gioia del Vangelo. Grazie alla narrazione della catechesi, la Sacra Scrittura diventa “l’ambiente” in cui sentirsi parte della medesima storia di salvezza, incontrando i primi testimoni della fede. La catechesi è prendere per mano e accompagnare in questa storia.[3]

L’Ufficio Catechistico Diocesano pertanto invita l’ambito Catechesi e formazione catechisti delle Zone pastorali a lavorare in questo anno 2022-2023 sul tema: Parola di Dio e catechesi. Questo significa che l’ambito potrà lavorare in queste due direzioni:

  • riflettere sulla relazione tra la Parola di Dio e la catechesi: all’interno dei nostri itinerari di catechesi quale ruolo ha la Parola di Dio? che cosa significa ascoltare la Parola di Dio e come concretamente si realizza nelle nostre proposte di catechesi?
  • imparare a vivere esperienze di ascolto della Parola di Dio nei diversi contesti catechistici delle nostre Zone pastorali, tenendo conto dei contesti e dei differenti interlocutori (catechesi biblica, lectio divina nei gruppi di catechesi…).

Nelle settimane successive al Congresso Diocesano Catechisti l’Ufficio Catechistico Diocesano incontrerà i Referenti di Zona pastorale per l’ambito Catechesi e formazione catechisti per condividere la restituzione dell’esperienza del Congresso. Questa tappa permetterà di arricchire di ulteriori spunti le proposte di lavoro sul tema Parola di Dio e catechesi all’interno dell’ambito e aiuterà a costruire itinerari di formazione per catechisti all’interno della Zona pastorale.

Conclusione

Camminare insieme richiede a ognuno di noi una conversione personale: quella alla comunione. Non è complicato e nemmeno un inutile complicarci la vita. Ma non è affatto scontata e dipende da ognuno di noi. Dobbiamo imparare a farla crescere, a rendere le nostre comunità case di relazione intelligente tra di noi e con tanti, cosa che è possibile solo se ascoltiamo e mettiamo in pratica la Parola di Dio. Quanti atteggiamenti abbiamo che umiliano la comunione, la riducono a politica ecclesiastica o a scontro di idee o di ruoli. Basta poco per limitarla, ad iniziare da non difenderla, anzi offenderla, continuando con il banale fare da sé.

La comunione è aiutare le cose comuni e non affermare il proprio punto di vista ma quello di Gesù che chiede il meglio per tutti. La comunione soffre con il paternalismo, con chi impone le proprie convinzioni o sensibilità, con chi ne fa un fatto privato! Sappiamo che non è facile né scontato camminare insieme! Possiamo essere e saremo un “cuore solo e anima sola”, che ci aiuta a rendere possibili nuove risposte, a cercarle insieme per camminare uniti.

Voglia il Signore benedire e accompagnare il cammino personale e delle nostre comunità, sicuri che il suo Santo Spirito ci guiderà e ci farà parlare la lingua del cuore.

Bologna, 10 settembre 2022, Santa Maria della Vita

+ Matteo Maria Card. Zuppi, Arcivescovo di Bologna

Appendice: Calendario Diocesano 2022 – 2023

SETTEMBRE 2022

sabato 10                   (mattina) Assemblea diocesana (da remoto): presentazione della Nota pastorale e del programma 2022-2023

(pomeriggio) Festa di S. Maria della Vita, Patrona degli ospedali

dal 12 al 14                Tre Giorni del clero: “Ripensare il volto ministeriale della comunità cristiana”

(lunedì: mattina e pomeriggio in Seminario; martedì nei Vicariati, con pranzo; mercoledì mattina in Seminario)

mercoledì 14             (pomeriggio) Adorazione eucaristica per la pace in Ucraina indetta dalla CEI: Nel Vicariato Centro si tiene nella Basilica di S. Salvatore alle ore 19.00. Nel resto della diocesi, ovunque è possibile.

domenica 25             Termine ultimo per consegnare alla Segreteria del Vicario generale la terna per la scelta del Presidente del Comitato di Zona di ciascuna Zona pastorale.

OTTOBRE 2022

martedì 4                   Si annuncia il programma alla città/discorso alla città

Festa di S. Petronio a cura del Comitato per le celebrazioni petroniane

domenica 9               Congresso diocesano catechisti (pomeriggio)

martedì 11                 Incontro del percorso sinodale dei preti in Seminario

giovedì 20                 (mattina) Dedicazione della Cattedrale: Ritiro del clero (ore 9.45)

(pomeriggio) Incontro per la Giornata mondiale del creato

sabato 22                   Primo incontro del CPD con i nuovi Presidenti dei comitati delle Zone pastorali (membri di diritto del CPD). Preparazione delle Assemblee zonali.

domenica 23             Giornata Missionaria Mondiale

sabato 29                   (pomeriggio) Incontro con i Facilitatori dei gruppi sinodali

NOVEMBRE 2022

domenica 6               Assemblea di ciascuna Zona pastorale dopo il rinnovo o la conferma dei presidenti e dei moderatori. Lancio dei gruppi sinodali nelle parrocchie e nella zona.

domenica 13             Giornata Mondiale dei Poveri

domenica 20             Cristo Re: Giornata Mondiale dei Giovani

DICEMBRE 2022

Ci si concentra sull’Avvento e si tiene il primo incontro cammino sinodale [gruppi sinodali nelle parrocchie], scegliendo uno dei Cantieri di Betania proposti dalla CEI.

martedì 13                 Incontro del percorso sinodale dei preti in Seminario

GENNAIO 2023

domenica 1               Giornata Mondiale per la Pace

dal 9 al 12                  Tre Giorni del Clero invernale

dal 18 al 25               Settimana preghiera per unità dei cristiani

domenica 22            Domenica della Parola

domenica 29             Giornata del Seminario Arcivescovile di Bologna

Tra la fine del tempo di Natale e l’inizio della Quaresima si tiene il secondo incontro del cammino sinodale [gruppi sinodali nelle parrocchie], scegliendo uno dei cantieri di Betania proposti dalla CEI.

FEBBRAIO 2023

giovedì 2                   Giornata della Vita Consacrata

sabato 4                     Pellegrinaggio a S. Luca per la Giornata della Vita

domenica 5               Giornata della Vita

sabato 11                   Giornata Mondiale dei Malati

mercoledì 22             Le Ceneri

giovedì 23                 Mattinata promossa dalla FTER per preparare l’annuncio della Pasqua

MARZO 2023

Nel Tempo di Quaresima si terranno due incontri in Cattedrale su Marta e Maria

mercoledì 8               Primo incontro

mercoledì 22             Secondo incontro

APRILE 2023

sabato 1                     Veglia diocesana delle Palme e ingresso nella settimana Santa

mercoledì 5               Messa Crismale

dal 6 al 9                    Triduo Pasquale

dal 17 al 21                Giornate del Clero

domenica 30             Giornata Mondiale delle Vocazioni

MAGGIO 2023

dal 13 al 21                 Celebrazioni annuali della Beata vergine di S. Luca

sabato 13                   (pomeriggio) Discesa della B. V. di S. Luca nel Vicariato di Bologna Sud Est e accoglienza in Cattedrale

domenica 14             Messa con gli ammalati

mercoledì 17             Benedizione alla Città in Piazza Maggiore (ore 18)

giovedì 18                Giornata sacerdotale

domenica 21             Processione per la risalita della B.V. di S. Luca al Santuario

sabato 27                   Veglia di Pentecoste (affidata alle Zone)

domenica 28            Pentecoste

GIUGNO 2023

giovedì 8                   Corpus Domini cittadino

 

[1] Per tutte le informazioni rispetto al Congresso Diocesano Catechisti 2022, visita il sito UCD alla pagina dedicata: https://catechistico.chiesadibologna.it/congresso-diocesano-dei-catechisti-22/

[2] A. M. Canopi, Incontri con Gesù. Meditazioni sul Vangelo, Elle Di Ci, Torino 1993, 48-49.

[3] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio Catechistico Nazionale della CEI, 30 gennaio 2021:

https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/january/documents/papa-francesco_20210130_ufficio-catechistico-cei.html.

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