1. «Voi mogli, state
sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. Voi mariti, amate le vostre
mogli e non inaspritevi con esse. Voi figli, obbedite ai genitori in tutto;
ciò è gradito al Signore».
La semplicità di
queste esortazioni apostoliche non deve impedirci di coglierne il profondo
significato. Esse sono certamente un vero e proprio codice di condotta nel
matrimonio e nella famiglia: due regole riguardano il rapporto moglie-marito,
e due regole riguardano il rapporto genitori-figli. Più che sul loro
contenuto, per altro assai chiaro, vorrei richiamare la vostra attenzione sulla
ragione, sulla motivazione di questi precetti: «come si conviene nel
Signore», e «ciò è gradito al Signore». Dunque,
la vita matrimoniale e la vita familiare non è un’esperienza umana
estranea al rapporto della persona col Signore. Essa infatti può essere
vissuta o «come si conviene nel Signore» e come «Ã¨ gradito
al Signore», oppure in modo non gradito al Signore.
Queste
semplici riflessioni ci guidano ad una conclusione che è di straordinaria
importanza sia in se stessa sia in rapporto alla società in cui viviamo.
E la conclusione è questa: il Signore ha un progetto riguardo al matrimonio
e alla famiglia; vivendo conformemente ad esso gli sposi e i genitori vivono
la loro esperienza matrimoniale e famigliare «come si conviene al Signore»;
vivendo fuori di esso, vivono in modo non gradito al Signore. Esiste una divina
architettura che ogni matrimonio e famiglia è chiamata a realizzare.
Richiamo brevemente le linee fondamentali di questo “disegno architettonico”.
Il matrimonio è stato pensato e creato da Dio nel momento stesso in
cui venne creata la persona umana. Essa infatti è stata creata uomo-donna.
La S. Scrittura dice con mirabile e solenne semplicità : “Dio creò l’uomo
a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”.
E subito dopo la creazione della persona umana come maschio e femmina, il Creatore
aggiunge: “siate fecondi e moltiplicatevi”. Dunque, vedete che
la verità del matrimonio è connessa alla verità della
persona umana creata come uomo o donna, e destinata ad entrare nel pieno possesso
della propria umanità attraverso la comunione reciproca del dono proprio
dell’amore coniugale.
Essendo così profondamente connessi, persona umana e matrimonio procedono
sempre congiunti nel riconoscimento e nella stima della loro dignità ,
così come nelle insidie e negli attacchi alla loro unità . Laddove
il matrimonio non è stimato, ivi è la stima della persona umana
ad essere insidiata; quando il riconoscimento della dignità della persona
– dignità presente nella reciproca diversità uomo-donna – è in
pericolo, lo è anche la dignità del matrimonio. Una delle ragioni
per cui si sta mettendo in atto una strategia per equiparare matrimonio e convivenze
omosessuali è che spesso non si percepisce più la ricchezza propria
e specifica dell’essere-uomo, dell’essere-donna: soprattutto il
mistero della femminilità è deturpato e violato nella sua ricchezza
umana specifica.
E qui noi
tocchiamo una seconda struttura fondamentale dell’architettura divina
del matrimonio e della famiglia. Che è la seguente: esiste, nel disegno
divino, una connessione inscindibile fra matrimonio e famiglia. L’unico
modo degno e giusto di dare origine alla vita umana, il luogo originario per
educare la persona umana è la comunità coniugale posta in essere
fra l’uomo e la donna dal matrimonio. Solo l’atto dell’amore
coniugale che fa degli sposi una sola carne, è degno di dare origine
ad una nuova persona umana; il diritto di educare compete in modo originario
ai genitori. “Il Signore … ha stabilito il diritto della madre
sulla prole”.
Sono questi i due fondamentali pilastri su cui si regge l’architettura
divina del matrimonio e della famiglia: il matrimonio è comunione di
amore costituita dal dono dell’uomo e della donna, chiamati a questo
dalla loro reciproca costituzione maschile-femminile; l’amore coniugale,
così inteso, è intimamente orientato al dono della vita. E pertanto
due sono le fondamentali attitudini etiche richieste all’uomo e alla
donna che si sposano: amore e responsabilità .
2. «Alzati, prendi con
te il bambino e sua madre … perché Erode sta cercando il bambino
per ucciderlo».
è un
fatto, questo, carico di immenso significato profetico: l’annuncio della
vita, che si compie colla nascita del Verbo nella nostra natura umana, si scontra
subito colla minaccia alla vita. Nel bambino Gesù minacciato di morte
si realizza per la prima volta e in un certo senso si concentra quella grande
lotta fra la vita e la morte, fra la civiltà della vita e dell’amore
e la civiltà della morte e dell’odio. Il bambino Gesù minacciato
nella sua vita è figura di ogni bambino, di ogni persona, debole, povera
ed indifesa e perciò insidiata nella sua dignità , poiché «con
la sua incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni
uomo» [GS 22 ].
è indubbio
che per certi aspetti oggi si ha una grande attenzione alla dignità del
bambino, ma non è meno vero che essa oggi è gravemente insidiata.
In primo luogo perché non è più affermato il diritto
assoluto alla vita fin dal momento del suo concepimento: si è chiamato “diritto” ciò che
moralmente è un omicidio.
Ma è pure
grave l’attitudine sempre più condivisa nei confronti del concepimento
di una nuova persona umana prima ancora che venga all’esistenza. O esso
(concepimento) è visto come un male da evitare perché impedisce
la propria soggettiva realizzazione; o esso è visto come un bene di
cui si ha bisogno per la propria felicità . Nell’un caso come nell’altro,
la persona prima ancora di essere concepita, è vista già in rapporto
ed in ordine alla propria autorealizzazione: è strumentalizzata.
La celebrazione
della santa Famiglia di Nazareth aiuti tutti noi, sposi e genitori in primo
luogo, a crescere nella stima del matrimonio e della famiglia; ad essere costruttori
di quella civiltà della verità e dell’amore che ha la sua
prima sorgente nella comunità famigliare.