1. Mai come in questa sera e in nessun luogo come in questo è evidente
la diversità con cui vive lo scorrere del tempo chi crede e chi non
crede. Non per caso la Scrittura pone sulle nostre labbra la seguente preghiera: “insegnaci
a contare i nostri anni e giungeremo alla sapienza del cuore”. C’è un
modo di contare gli anni che ci conduce alla sapienza del cuore; c’è un
modo di contare gli anni che ci porta alla stoltezza. Proviamo a delinearli
brevemente.
Partono ambedue dall’esperienza dello scorrere del tempo nello stesso
momento in cui lo viviamo come esperienza della nostra inconsistenza e della
nostra consegna all’attimo presente che ci sfugge: il tempo ci rivela
il limite costitutivo di ogni esistenza umana; ci rivela la nostra finitudine.
Il modo quindi con cui “contiamo i nostri anni” svela il modo profondo
con cui stiamo di fronte alla nostra esistenza.
Si aprono davanti a noi due possibilità : il tempo, lo scorrere degli
anni è l’unica possibilità di vivere che abbiamo
a disposizione; oppure dentro allo scorrere degli anni l’uomo decide
il suo destino eterno. Siamo fatti solo per una esistenza temporale oppure
siamo ultimamente destinati ad una esistenza eterna? Noi, io e voi, possederemo
una vita eterna dopo la morte o cadremo nell’abisso del nulla perenne?
Ci sono due modi di contare i nostri anni a seconda della risposta che diamo
a questa domanda. “L’immortalità dell’anima è una
cosa che ci interessa così vivamente e ci riguarda così profondamente,
che bisogna proprio aver perduto ogni sensibilità per restare nell’indifferenza
di sapere che ne è” (B. Pascal, Pensieri 194). Quando
si contano i nostri anni rimanendo nell’indifferenza circa ciò che
sarà di noi dopo la morte, non giungeremo mai alla sapienza del cuore.
Quando contiamo i nostri anni consapevoli che il nostro destino è fuori
dal tempo, giungeremo alla sapienza del cuore. Quando si è nel dubbio, è dovere
cercare la verità al riguardo.
2. Ma la Chiesa celebra in questi giorni un avvenimento che costituisce
una risposta imprevedibile alla nostra domanda sul senso dello scorrere del
tempo e degli anni: “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo
a noi”. Dio è venuto ad abitare dentro al tempo. Nello scorrere
del tempo e degli anni ci fu un istante nel quale l’Eternità entrò nel
tempo, ed il tempo si incontrò definitivamente coll’Eternità :
fu l’istante in cui “il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi”.
Il cristianesimo quindi è una novità assoluta, perché afferma
che Dio è apparso nel tempo nella persona di Cristo; e che l’uomo
si salva nell’eternità , ma mediante una scelta che egli deve fare
nel tempo fin quando è in vita. Al fatto che Dio colla sua Eternità si è misurato
col tempo deve corrispondere il fatto che l’uomo vivendo nel tempo si
misura coll’eternità . Questa decisione mediante la quale l’uomo
si misura coll’eternità è la fede in Cristo. La decisione
quindi di credere ha un’intensità infinita, perché è da
questa decisione che dipende il nostro destino eterno ed esso non è una
vaga idea, ma il definitivo incontro con Cristo e l’ingresso nella
beatitudine stessa di Dio, quale accade al momento della nostra morte.
Il tempo non è più una mera successione di anni e di avvenimenti.
Esso è innanzi tutto la figura, la forma che assume la libertà umana
in rapporto al Verbo che si è fatto carne. è innanzi tutto una
questione di relazione, di rapporto con Cristo.
Esiste allora un modo cristiano di contare i nostri anni; apprendendolo
noi giungeremo alla sapienza cristiana del cuore.
Il computo cristiano ci è insegnato da un testo paolino: “questo
voi farete, consapevoli del momento:; è ormai tempo di svegliarvi dal
sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando
diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino.
Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della
luce” (Rm 13, 11-12).
Il computo cristiano degli anni nasce da una consapevolezza: questo tempo
che viviamo è qualitativamente diverso dal tempo che precedeva Cristo.
Esso è il tempo della salvezza; è il tempo in cui dimora la grazia
redentiva di Cristo, perché in esso la Chiesa predica il Vangelo e celebra
i santi Sacramenti. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno
della salvezza” (2 Cor 6,2b). Il modo cristiano di indicare gli anni è perciò quello
di qualificare ciascuno di essi come “Anno di grazia”. è il
tempo lasciato alla conversione, poiché “il Signore non ritarda
nell’adempire la sua promessa… ma usa pazienza verso di voi, non
volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2
Pt 3,9). Esso è il tempo della pazienza di Dio.
“Consapevoli del momento”, i discepoli del Signore sanno che nel
tempo possono incontrare Cristo, poiché se Egli non fosse presente in
mezzo a noi oggi, non sarebbe stato neppure ieri: sarebbe cioè un morto,
non il Risorto. è per questo che ogni istante è l’ora di
svegliarsi dal sonno per usare bene del tempo che resta. Dentro allo scorrere
del tempo si compie il progetto di Dio; con pietre di questo mondo si costruisce
una dimora eterna.
è per questo che noi siamo qui, questa sera: per ringraziare
il Signore del tempo che ci dona, dei giorni della salvezza che ci regala perché possiamo
convertirci.