1.«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Queste parole narrano compiutamente l’avvenimento che oggi celebriamo
ed esprimono al contempo l’originalità assoluta del cristianesimo,
rendendolo incomparabilmente unico.
Il Verbo di Dio, che «era presso Dio» come «irradiazione
della sua gloria e impronta della sua sostanza», si è fatto carne,
cioè uomo. Indicando però la nostra umanità con la parola “carne”,
l’evangelista intende sottolineare il fatto che il Verbo ha assunto la
natura umana nella sua condizione di debolezza ed inconsistenza. S. Leone papa
dice: «Rimanendo intatte … le proprietà di ambedue le nature
e congiungendosi in una unica persona, la maestà (divina) assume in
sé l’umiltà della condizione umana, la potenza l’infermità ,
l’eternità la condizione mortale … e il Dio vero e l’uomo
vero si associano armonicamente nell’unicità del Signore» [Discorso
XXI, 2,2]. Noi oggi celebriamo questo avvenimento.
Quale fu la conseguenza per l’umanità e per ogni uomo? L’evangelista
la indica colle seguenti parole: «la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo». è stato
fatto all’uomo il dono della verità , in un momento preciso della
storia, per opera di Gesù Cristo il Verbo di Dio.
Ciò è accaduto perché Lui è la stessa verità .
Mosè non ha fatto che trasmettere la Legge; altri hanno trasmesso una
dottrina religiosa o morale: Gesù Cristo invece non ci procura solo
il dono della Verità , ma Egli stesso è questo dono, perché è il
Verbo fatto carne. è questa singolarità ed unicità di
Cristo, che conferisce all’avvenimento che oggi celebriamo un significato
assoluto ed universale, per cui, pur essendo un avvenimento accaduto dentro
alla storia, ne è il centro e il fine. A causa di ciò che oggi è accaduto,
la storia umana è rimasta per sempre divisa in due tempi: prima di Cristo – dopo
Cristo.
Questa posizione di Cristo fa sì che Egli non possa essere collocato
nel “super-mercato delle religioni” dove l’uomo entrando “compra” ciò che
meglio risponde alle sue esigenze. La posizione di Cristo nella storia dell’umanità non
consente che Egli sia relativizzato; che il cristianesimo sia computato come
una fra le altre religioni. Chi relativizza il Cristo, anche se poi ne esalta
la persona, in realtà lo ha già abbandonato.
Dal momento in cui queste parole hanno cominciato a risuonare nel mondo – «il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» -, la questione
più urgente per l’uomo è di sapere se esse sono vere o
false. Tutti noi sappiamo bene che se sono false, se Dio non è venuto
a vivere in mezzo a noi con noi, ciascuno di noi resta definitivamente consegnato
al suo destino di morte: solo Dio può salvarci e vana alla fine è ogni
speranza definitiva posta nell’uomo. Ciò che decide delle sorti
eterne dell’uomo è la fede in Cristo, il Verbo che si è fatto
carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
2.«La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
A quanti però l’hanno accolta, ha dato il potere di diventare
figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome». La decisione di abbandonare
le proprie tenebre per accogliere la grazia della Verità , la decisione
di credere in Cristo cambia radicalmente la condizione umana. La fede in Cristo
dà all’uomo il potere di diventare figlio di Dio: in questo consiste
il vero cambiamento della nostra condizione.
è un cambiamento che riguarda ciascuno di noi. Diventiamo
partecipi della stessa vita divina del Verbo fattosi carne. Il mistero
natalizio è un “mirabile scambio”. Il Verbo prende la nostra
miseria per donarci la sua ricchezza; prende la nostra morte per donarci la
sua vita; prende la nostra corruzione per donarci la sua incorruttibilità .
Dio si fece uomo perché l’uomo sia deificato. La nostra destinazione
finale è la beata eternità del Padre. Venendo ad illuminare il
nostro giorno terreno, il Verbo fatto carne lo ha introdotto nell’eternità .
Il giorno del Natale è allora la contestazione più forte a quella “demoralizzazione
dell’uomo” a cui assistiamo ogni giorno, e la “questione
antropologica” oggi riceve la sua soluzione definitiva. L’uomo
non è riducibile alla natura in cui vive, poiché oggi è deificato;
la felicità cui egli è destinato non è limitata al tempo,
poiché oggi è diventato eterno. Veramente «solo nel mistero
del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo … Cristo … proprio
rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo
all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» [GS22,1; EV
1/1385]. Oggi in Cristo la natura umana è stata assunta senza per questo
venire annientata, e quindi anche in ciascuno di noi è stata elevata
a dignità sublime.
Ma il cambiamento ha investito non solo i singoli, ma anche la società umana.
Resi figli dello stesso Padre, gli uomini sono entrati in una nuova comunione
fraterna. A chi ha dato il potere di diventare figlio di Dio, ha dato con ciò stesso
il potere di diventare fratello: il mistero del Natale fonda la vera fraternità umana.
Chi crede nel Dio fatto uomo per liberare l’uomo dalla sua brutale solitudine,
vede ogni uomo come degno di infinito rispetto, cura ed attenzione; chi crede
nel Verbo fatto carne cerca di imitare la magnanimità di Dio verso l’uomo.
Carissimi fedeli, voler togliere il riferimento a Cristo per costruire una
vera fraternità umana significa voler costruire un edificio privo di
fondamenta, perché la legge fu data per mezzo di Mosè, ma la
grazia della Verità è messa oggi a disposizione di ogni uomo
per mezzo di Gesù Cristo.