Festa dell’Assunta al Santuario della Madonna della Rocca di Cento

Oggi è la Pasqua di Maria. Cade proprio di domenica, il giorno della resurrezione, della luce che non finisce, del male sconfitto, delle lacrime asciugate, dei legami spezzati che si ritrovano, dell’assenza che ritrova l’amato, degli occhi che si aprono e dei cuori che ardono di nuovo. Oggi è la Pasqua di colei che per prima ha creduto all’adempimento della Parola.

Non una probabilità, per cui ci si arrende alla prima difficoltà, ma il compimento, che permette di non rassegnarsi. È la Pasqua di nostra madre e quindi di noi con Lei. È la madre che Gesù ha affidato a noi, affidando noi a Lei. Non dimentichiamolo: è nostra ed è una madre, che con dolcezza, sensibilità, conosce e ama tutto di noi.

Ce l’ha data perché la curiamo, la prendiamo con noi a casa nostra, non la mettiamo in qualche istituto o la visitiamo quando ci serve o per fare volontariato! La prendiamo a casa, nella nostra casa, nella stanza del nostro cuore con la gioia di averla, perché è nostra madre.

Ella ci ricorda che siamo figli e quindi fratelli e sorelle. Meno si ama questa madre e più siamo indifferenti tra noi o addirittura estranei, nemici, tanto che si finisce per alzare le mani contro nostro fratello, perché non lo riconosciamo più tale. Quante morti violente: quelle delle guerre dichiarate e vere pandemie che tutto travolgono, quelle che spezzano la vita di tante donne indifese, quelle frutto anche di tanta irresponsabilità sul luogo del lavoro.

Se amiamo questa nostra madre non avremo paura di amare i nostri fratelli, anzi, pensando a Lei lo faremo volentieri anche quando sentiremo di più la stanchezza o il peso che essi sono. Dobbiamo sopportarci a vicenda e ricordiamo che qualche volta portiamo un loro peso, ma gli altri portano il nostro e che se non la aiutiamo il peso ricade tutto su questa nostra madre che ama e non lascia mai solo suo figlio.

È suo. Pensando a Lei avremo paura di non volerci bene come Lei ci chiede perché, lo sappiamo, nostra madre vuole solo che andiamo d’accordo tra noi, che ci vogliamo bene e che ognuno dei suoi figli sia amato, specialmente il più fragile, chi ha più bisogno di aiuto. Non viviamo come figli unici, perché siamo in tanti!

Quanti fratelli non hanno niente, non sono aiutati, non hanno chi dona loro fiducia, amore, protezione? Non ci riguarda? E quanti figli sono perduti perché nessuno li prende a giornata, li tratta da fratelli, li sente suoi, perché non convengono o devono accontentarsi di quello che trovano, cioè degli scarti, diventando essi stessi scarti. Una madre dona il meglio che ha per i suoi figli se stanno male. La aiutiamo o siamo solo degli assistiti?

La sosteniamo come possiamo e la solleviamo di tante, troppe preoccupazioni? La lasciamo sola a portare il peso di tutti? Come per i nostri genitori accompagnarli aiuta a capire anche la nostra vita, il nostro futuro. Per questo oggi è una festa così cara e importante. Maria muore tra gli uomini per nascere al cielo.

Nessuna come Lei ci può spiegare questo mistero di vita. Celebriamo l’Arca che ha generato Gesù tra gli uomini, il suo grembo. Proprio Lei per prima è assunta in cielo con il suo corpo, uscendo dal grembo di questo mondo. Ci aiuta a capire la nostra vita futura e a non pensare che tutto finisca qui con quello che comporta, perché se pensiamo che la vita è solo sulla terra la rendiamo facilmente un inferno, ce ne impadroniamo, la sfruttiamo.

Se crediamo nel cielo come il nostro futuro sappiamo godere della terra e renderla un giardino seminando tanti pezzi di cielo come raffigurato in quel quadro di Van Gogh che ci ha accompagnato in questo anno del seminatore. Onoriamo Maria, nostra madre, amandoci tra noi.

La grazia non è la fortuna, notoriamente cieca, frutto del caso, individuale. L’amore di Dio è personale, ci vede bene e vede proprio noi, le nostre necessità, anche quelle di cui non ci accorgiamo! La grazia non è mai individuale: è personale, ma per tutti, perché sia donata agli altri.

Quando ne facciamo possesso la deformiamo e la sciupiamo. È nostra regalandola! La fortuna non dipende da noi e quindi può inorgoglirci, facendoci credere che sia merito nostro oppure, se non ci raggiunge, facendoci diventare fatalisti e rassegnati. Oggi capiamo che siamo tutti amati personalmente, non fortunati solitari, e capiamo anche che la grazia ci è affidata per rendere bella la nostra vita e per legarla al prossimo, ciascuno a modo suo.

Maria ha aperto la porta del suo cuore all’angelo e lo ha fatto entrare. Quindi non “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!” ma “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

E questo dipende da noi. Ascoltiamo la Parola come è, parola di amore, prendendola sul serio, perché non è un ordine, non è un decreto da applicare o ignorare, ma amore che chiede amore. Non possiamo ad un innamorato rispondere con l’obbedienza dei servi o ad una madre con la distrazione degli estranei.

Ascoltiamo il Vangelo donando il nostro cuore come carta bianca sulla quale, come canta San Giacomo di Sarug, Gesù scrive la sua lettera di amore a ciascuno di noi e al mondo. Mettiamolo in pratica scegliendo di amare in un mondo che calcola tutto, che possiede invece di regalare, che insegna a fare solo quello che conviene. Ed iniziamo aiutando la nostra madre ad amare i suoi figli più deboli.

Maria è salita in cielo, non è diventata più lontana, anzi è maggiormente vicina, prossima, accessibile a noi. Chi va a Dio si avvicina, perché Dio è vicino a tutti noi. Ella ci mostra il nostro futuro e quindi ci aiuta a camminare con meno incertezza, a superare le inevitabili sofferenze, perché sappiamo dove vogliamo arrivare! Siamo destinati all’eternità.

Maria, madre nostra, Rocca della nostra salvezza nelle tante incertezze della vita, pensare a Te ci ricorda che siamo generati a figli e che la tua gioia è la nostra. Pensare a Te, dolce Madre nostra, ci spinge ad amare i tanti fratelli che sono in difficoltà. I loro dolori sono i tuoi dolori, perché Tu sei madre, non lasci solo nessuno mai e resti sotto la croce, piena di compassione perché senti nella tua carne la sofferenza di ognuno dei figli che alla croce è appeso.

Aiutaci, sii vicina alle nostre povere persone, alle nostre sventure, alle nostre esperienze. Saperci amati da Te rende tutto diverso. Maria, conosci il nostro mondo e il nostro cuore: abbiamo paura di amare fino alla fine perché abbiamo paura di soffrire. Solo l’amore vince la sofferenza. Maria, stella del mattino, Tu ci fai capire che manca poco alla fine della notte, che l’aurora sta per venire e questo ci riempie di gioia e di forza. Grazie madre di speranza che ci doni la luce che è Gesù, “Madre figlia del tuo figlio. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate”.

Cento, Santuario della Madonna della Rocca
14/08/2021
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