Festa di San Domenico, Primi Vespri

La memoria dei santi non invecchia perché riflette la grazia di Dio ed in ogni stagione personale e della storia essi continuano ad indicarci la strada e a rendere la verità vita. La santità, mischiata com’è alle vicende delle persone, evita la fuga in una dottrina pura come una “sorta di riserva naturale, separata dal mondo quotidiano della fede e delle sue esigenze”.

Fuga pericolosa che tanto ci allontana dalla verità stessa – credendo di difenderla – e dalla messe che siamo chiamati a servire. San Domenico era per prima cosa un uomo di preghiera. Non a caso ci affida “I nove modi di pregare”. Speriamo almeno di impararne uno e di aiutare tanti a crescere in questa dimensione fondamentale di ascolto e di intimità con Dio che dona senso a tutto!

Questo anno è stato per noi a Bologna, Chiesa e città degli uomini, un anno di riscoperta della presenza di San Domenico e dei suoi figli che qui continuano ad apparecchiare la mensa della fraternità e a predicare il Vangelo. Ci siamo sentiti accolti, a casa, e forse abbiamo riscoperto il gusto della fraternità e la gioia di essere chiamati a condividere il nostro cammino. È una tavola di amore che attrae e comunica la presenza del maestro. Descrivono i biografi che Domenico senza difficoltà appena lo conoscevano “tutti cominciavano a volergli bene”.

“Nessuno fu uomo di comunione più di lui. Nulla poteva turbare la sua serenità, tranne una forte compassione per qualsiasi persona sofferente”. “Dal viso di una persona si vede se è veramente felice: Domenico era amichevole e gioioso, la sua pace interiore traspariva chiaramente”. Ecco la gioia di questa tavola che rende la nostra fraternità presenza eucaristica aperta alla relazione con tutti.

San Domenico ci aiuta a vivere la conversione pastorale e missionaria ad annunciare, opportune et inopportune, il Vangelo del Signore. Le tante difficoltà che hanno accompagnato il cammino di questo anno sembrano quasi confermare la scelta dei primi anni dopo la sua morte, quando il suo corpo era nel coro e si sconsigliava la devozione.

La pandemia ha imposto anche a noi di liberarci dal cercare facili ed epidermici aiuti, soluzioni esteriori e forti ma indipendenti da noi, quanto piuttosto nell’essenzialità della vita, nella ricerca interiore, nell’umiltà del servizio, nella fiducia verso Gesù. Con San Domenico vogliamo che la tavola della fraternità renda oggi presente il mistero di Dio che Gesù ha rivelato e ci ha affidato. Domenico fu detto “l’agricola che Cristo elesse a l’orto suo per aiutarlo”.

Andiamo a preparare tanti cuori all’incontro con il Signore perché la tavola del suo amore lenisca tante sofferenze, sconfigga la solitudine, ricostruisca la fraternità tra le persone e con Dio.

Bologna, basilica di San Domenico
03/08/2021
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