Festa di Santa Clelia Barbieri

Ringraziamo la piccola–grande Santa Clelia che non smette di insegnare, senza fare lezione, con la sua vita tutta donata, santa perché piena di tenero e fortissimo amore. Clelia ci insegna a parlare con le sue poche parole che dicono tutto perché di solo amore, parole che rivelano quanto sono vuote quelle dei sapienti e degli intelligenti. Ringraziamo Santa Clelia che si è sempre pensata in relazione a Dio e, per questo, agli altri, chiamando con sé altre sorelle, volendole come la sua famiglia perché pensava la casa di Dio come la sua casa e perché di Dio casa accogliente ad iniziare dai poveri.

Santa Clelia non nascondeva la sua debolezza, pur volendo “piacere sempre più al Signore”, tanto che nella sua lettera scrisse che di forze non ne aveva abbastanza grandi. Ci ricorda che è un problema di amore se ci lasciamo raggiungere da quella “grande quantità di fiamme d’amore” che accendono il nostro cuore perché “bruci d’amore”. Santa Clelia immagina come in un dialogo di amore (cos’altro è la preghiera? Inoltrare una pratica? Parlare col principale? Compilare un modulo?) la risposta di Gesù, che la invita a credere alla grandezza del suo amore e le comunica la sua speranza di “vederla santa e straordinaria”, rassicurandola che tutto andrà bene, invitandola nelle angustie a confidare in Lui. È un dialogo di amore. Seguiamo il suo esempio, sentiamo la forza e la bellezza dell’amore di Dio nella nostra vita e anche a noi gli occhi si apriranno di nuovo e riconosceremo oggi la presenza del pellegrino che ci affianca nelle nostre strade spesso faticose e tristi. In effetti il primo cammino sinodale lo fa Gesù camminando insieme a noi, aspettandoci, modificando il suo programma per seguire il nostro e perché noi possiamo conoscere il suo, ma solo dopo che il nostro petto arda di amore.

Ringraziamo Santa Clelia perché ci aiuta a scrivere la nostra lettera personale a Dio e a farlo con le nostre povere parole, da mendicanti di vita come siamo, tutti desiderosi di futuro, con il nostro limite personale e superandolo per amore. Ringraziamo Santa Clelia perché lei, giovane, ci insegna ad essere grandi, e la sua determinazione ci fa vergognare delle nostre prudenze, del rimandare sempre, dei vittimismi che non ci fanno accorgere dei doni che pure abbiamo e rendono tutto troppo difficile. È proprio vero: sono gli umili che compiono le cose grandi mentre ai saggi ed agli intelligenti i segreti del Regno restano nascosti. Madre Clelia è stata proprio come Maria, la sorella di Marta e Lazzaro: si è messa ai piedi di Gesù, si è sentita amata da lui, ha imparato a parlare ascoltando la sua parola, come i bambini. I testimoni del tempo restavano stupiti di come lei “metteva nell’insegnare tutta la sua vita e la sua anima”. Non dovrebbe essere così in tutte le cose che facciamo? E non ci chiede dove abbiamo il cuore e quanto mettiamo cuore nelle “cose di Dio”? Clelia è stata una donna di comunione e ha creduto nell’amicizia. Ha sempre condiviso il poco che aveva. Voleva diventare santa, non ha vissuto la tentazione di una perfezione individuale ma ha cercato il meglio di sé, di migliorare, insieme alle sue sorelle. La santità cresce nell’amore tra i fratelli e le sorelle e nel servizio gratuito, concreto, umile, come quella lavanda dei piedi, sacramento di servizio e di amicizia. Non accettiamo come normale non fare niente per gli altri e non riduciamo mai il servizio al nostro ruolo, alla personale considerazione, tanto che poi nessuno può più dirci niente e il servizio diventa possesso e non una grazia. Lo riduciamo ad affanni e lo perdiamo, come Marta che fa tante cose, finendo addirittura per credere che Gesù non ci capisce. Clelia era piena di Gesù e non di se stessa, al punto che “tanta grazia scaturiva dalle sue parole e dalla sua espressione che ci si sente commossi e non poche delle donne anche più vecchie all’udirla piangevano”.

Chi si lascia toccare il cuore di Gesù parla al cuore perché ama. Chi si fa prendere da sé – non c’entrano i tanti servizi spesso non richiesti – ferisce gli altri, diventa aggressivo, rivendicativo, scontento. Ringraziamo Santa Clelia perché lei, povera di spirito, si è lasciata ispirare dall’amore, senza paura, ed è un seme caduto in terra che ha prodotto un frutto senza confini. Ringraziamo Santa Clelia perché ci fa tornare all’essenziale in un tempo difficile, pieno di sconvolgimenti, come quello che lei visse. Per fare cose grandi non servono i mezzi che cerchiamo, pensando così di essere sicuri, ma serve solo l’amore. Ecco, in questo tempo di cammino sinodale che vogliamo percorrere con decisione, perché non è girare intorno a noi stessi ma è la via unica per imparare ad essere insieme, a capire come e con chi camminare, chi cercare, come camminare insieme e non in ordine sparso. Santa Clelia ci indica il cielo e ci chiede di arrivare a tanti che il cielo lo cercano in molti modi. Per camminare insieme dobbiamo imparare personalmente e comunitariamente a seguire Gesù. La prima sinodalità è con Cristo! E poi, proprio per questo, con i tanti compagni di strada, tutti, senza preclusioni, senza confini o muri, quelli che a volte le nostre paure alzano e che tengono lontano il prossimo. Piccoli si diventa come Maria piena di Gesù e come Clelia che attirava le anime a Dio. “Dio continua a scegliere chi è debole per il mondo per confondere i forti”. In questo tempo di tanta sofferenza, un’altra pandemia, sentiamo tutti la stanchezza e l’oppressione, andiamo come Santa Clelia da Gesù nostro ristoro. Prendiamo il suo giogo sopra di noi, leghiamoci a Lui e tra di noi e impariamo da Gesù mite e umile di cuore. Solo così il suo giogo diventa dolcissimo, come per Clelia, e il suo peso leggero ci rende leggeri, capaci di cose grandi.

Compagna nella vita del verbo di Verità. Clelia: com’è bello il tuo nome! Tu, orfana di padre, nel Padre trovasti riparo, povera, fosti arricchita nell’anima, sola, avesti intorno la Chiesa. Non ti bastava: l’Addolorata ti chiamava a fondare, a prenderti cura degli infermi e degli anziani, dei Bambini analfabeti e poveri. La Congregazione delle Minime dell’Addolorata fiorì: E il profumo effuse nell’aria, primavera della Chiesa. Ma il Signore ti volle tutta per sé, ti chiamò nel Paradiso, nel Giardino eterno: avevi ventitré anni! Giovanni Paolo II ti fece santa, la fontana, che è Dio misericordioso, e la preghiera, che è l’acqua, t’irrorano. Amen” (Cristina di Lagopesole).

Le Budrie, Parco del Santuario di Santa Clelia
13/07/2022
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