Festa di Santa Clelia

È una gioia, personale e condivisa con tutti – come sempre quelle di Dio –  trovarci fisicamente intorno a Santa Clelia, in questo luogo spirituale dove lei ha vissuto la sua brevissima vita terrena. Lei, che di tempo ne ha avuto così poco, ci ricorda di amministrare il nostro con sapienza, imparando a contare i nostri giorni e senza dissiparlo. Regaliamo il tempo ai tanti uomini mezzi morti che incontriamo lungo la strada e troveremo il tempo che non finisce!

Le Budrie erano una di quelle periferie dove Papa Francesco desidera che andiamo. È un appuntamento atteso, caro, familiare, come l’atmosfera che ci accoglie, con i suoi orizzonti ampli che ci aiutano ad allargare il cuore (perché sono i piccoli che hanno un cuore grande mentre i grandi secondo il mondo hanno un cuore piccino, meschino!). Qui contempliamo la Chiesa, famiglia raccolta in un punto preciso e da questo mandata a lavorare le grandi messi del mondo, sino ai confini della terra, cioè senza confini. Come le nostre care sorelle Minime dell’Addolorata.

È uno degli appuntamenti diocesani più popolari, che ci fa sentire tutti a casa, come sempre avviene quando il Vangelo è vissuto e diventa umanità, storia, legame. Santa Clelia, con la dolce e ferma intransigenza di chi ha trovato quello che cercava, ci aiuta a ritrovare il Signore, a cercare l’essenziale, a scegliere con semplicità di essere suoi, santi. Santi, non perfetti o puri, ma peccatori pieni del suo amore e resi innocenti dal suo perdono.

Ci presentiamo come Nicodemo, rassegnato, che sa esaminare la realtà ma non cambiarla perché non conosce l’amore di Dio. Abbiamo molto da imparare da Clelia perché è una dei piccoli amati dal Signore e ci aiuta a diventare noi piccoli ed a lasciarci condurre dallo Spirito. Veniamo a scuola da lei, scuola di umanità evangelica. Non vogliamo rallegrarcene in maniera paternalista, farlo un momento per poi continuare nelle abitudini e nelle presunzioni di sempre, ma ci lasciamo aiutare da lei nelle scelte di fondo della nostra vita. Santa Clelia è figura di donna, laica e che ha iniziato da laica il suo cammino. Madeleine Delbrêl scriveva decenni or sono che spetta alle donne mantenere la Chiesa in una costante docilità al soffio dello Spirito e commentava: “La nave della Chiesa non ha finito il suo viaggio. Agli uomini il ponte, lo scafo, gli alberi ma per le vele non c’è modo di fare senza di noi (le donne). Senza contare che essi (gli uomini) hanno sempre voglia di motori e che il vento dello Spirito Santo non ha mai saputo che farsene (dei motori)”.

Arriviamo stasera dopo mesi tanto difficili. Sentiamo il peso e le ferite di addii a persone amate, dolorosi perché a distanza. Portiamo con noi le tante difficoltà personali che la pandemia ha accentuato e la sofferenza nascosta nei cuori, nel profondo delle persone, nella solitudine. Santa Clelia conobbe sofferenze profondissime ed oscure ma le affrontò senza vittimismi, con tanta forza e speranza. Non permise alle difficoltà di renderla pesante, diffidente, calcolatrice. Non salvò sé stessa, e si mise lei a salvare gli altri.

Questa è la leggerezza: non avere un’idea alta di sé e lasciare gonfiare le vele della nostra vita dal vento del suo Spirito, cioè del suo amore. Clelia aveva perso il papà molto giovane e si era trovata in una situazione di vera povertà. Inizia la sua esperienza perché si affida, non perché aveva tutto chiaro o aveva le sicurezze necessarie. Inizia perché sapeva bene quello che voleva: seguire il Signore, vivere come Lui. E solo questo conta. Si sentì amata ed iniziò ad amare, concretamente, in lieta obbedienza, Gesù, le sorelle, i piccoli.

Desidero questa sera riflettere con voi sulla sua scelta di costruire una casa e volere che fosse sua e per tanti, una casa nella quale trovare il Signore, le sorelle e il prossimo. Una casa di amore, dove ritrovarsi e dove imparare a servire e servirsi, a lavarsi i piedi, seguendo l’esempio di Gesù per cui siamo beati se lo mettiamo in pratica. E l’amore per gli altri non si capisce se non iniziando a viverlo e non lo si inizia a vivere perché abbiamo capito tutto.  Oggi non servono sapienti dispensatori di formule e indicazioni, persone che distribuiscono pesi ma non aiutano a portarli, ma abbiamo bisogno di costruttori di comunità, semplici, umili, generosi, come Clelia.

I sapienti e i dotti non ascoltano più, si fanno aiutare poco e non sanno chiedere aiuto. I piccoli capiscono perché ascoltano con il cuore. Abbiamo bisogno di legami di amore che uniscono le persone con Dio e tra di loro. Abbiamo bisogno di persone che si mettano al servizio. Questo è un tempo in cui tessere comunione con la nostra amicizia, costruire fraternità, superare tanti distanziamenti e solitudini, aderire a fraternità.

Servono case dove trovare e donare il pane della parola di Dio e dell’amicizia, specialmente per chi ha più fame dell’una e dell’altra. La casa di Santa Clelia diventò scuola per i bambini, spazio di tenerezza in un’infanzia dura, di studio per imparare a leggere e dare fiducia nelle proprie capacità, imparare un mestiere per non essere travolti dalla povertà ed esposti all’arroganza dei forti.

In questa sua casa – casa, cioè famiglia, tanto che lei è stata sempre, pur giovanissima, chiamata madre – Clelia donava la presenza più importante di tutte, Gesù. E lo faceva parlando in modo appassionato, con la sua vita e con le sue parole. Così si comunica il Vangelo, in maniera personale e attraente. Desiderava una “Vita raccolta” e capace di “fare del bene”.

Così la vita “aveva carattere di paradiso”. E dopo l’inferno della pandemia serve tanto vivere il piccolo paradiso di una casa di amore. L’amore intensissimo verso Dio la portava direttamente all’amore del prossimo. Come Santa Clelia aiutiamo a costruire comunità che siano case di amore, perché la Chiesa sia un luogo familiare per tutti, di relazione non virtuale tra le persone e con Dio. Tutti possiamo aiutare e tutti possiamo essere, come Suor Orsola Donati e le altre compagne di Clelia. Il 19 giugno Papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche. Ella si legò a Clelia perché “attratta dalla sua dolcezza”, come raccontò Orsola. Alla sua morte, per 65 anni, guidò la Congregazione delle Suore Minime realizzandone il sogno.

Santa Clelia cara, aiutaci in questo tempo a non restare prigionieri della disillusione, rassegnati che finiscono per scegliere un amore mediocre, ma a farci piccoli come te, leggeri perché spinti dal tuo Spirito diventiamo capaci di sollevare tanti dalle macerie delle pandemie, perché tutti conoscano il tuo amore che rende piena la vita degli uomini e cambia il mondo.

Le Budrie, San Giovanni in Persiceto
13/07/2021
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