La presenza di Maria nel pontificato di Giovanni Paolo II può essere
considerata da due punti di vista. Il primo più oggettivo e formale
consiste nella considerazione dei contenuti del suo magistero mariologico. è l’approccio
propriamente teologico che tiene conto di tutti i criteri interpretativi dei
testi del magistero pontificio. Il secondo punto di vista è più soggettivo
ed esistenziale. Esso considera la presenza mariana nella biografia spirituale
di K. Woitila-Giovanni Paolo II. Presenza che non si riduce alla sua personale
devozione mariana, ben nota a tutta la Chiesa, ma denota la collocazione che
Maria ebbe nell’itinerarium mentis in Deum che fu proprio di K. Woitila-Giovanni
Paolo II.
Questa sera avremo due apporti, dopo questa mia breve riflessione, che si
muoveranno rispettivamente il primo dentro alla riflessione teologica, il secondo
nella considerazione più soggettiva-esistenziale.
Da parte mia vorrei pormi alle … spalle di ambedue gli approcci: nel
punto da cui si dipartono. Individuo e colloco questo punto di partenza nella
risposta alla seguente domanda: come e perché la figura di Maria
entra nella vita interiore di K. Woitila-Giovanni Paolo II?
La risposta a questa domanda è difficile perché è difficile
la risposta ad una domanda ancora più profonda, da cui dipende: quale è la
chiave interpretativa radicale della biografia spirituale di K. Woitila-Giovanni
Paolo II? Proverò dunque ad abbozzare un cammino di questo genere,
distribuendo questa mia breve riflessione in due punti. Nel primo tenterò una
risposta alla seconda domanda; nel secondo cercherò di rispondere alla
prima.
1. Giovanni Paolo II ha intitolato uno dei suoi scritti autobiografici nel
modo seguente: “Alziamoci ed andiamo”.
Queste sono le parole che Gesù, secondo l’evangelista Matteo,
rivolge agli apostoli addormentati nel Getzemani, nel momento in cui Cristo,
dopo una lotta interiore che lo porta fino a sudare sangue, entra nella sua
passione redentrice dell'uomo [cfr. Mt 26,46]. Gli apostoli, anche Pietro,
si erano addormentati. Predicando gli Esercizi Spirituali a Paolo VI, il card.
K. Woitila aveva detto [citando quasi alla lettera Pascal]: «la preghiera
nell’Orto degli ulivi continua» e quindi aveva esortato il successore
di Pietro ad essere con Cristo, col Cristo «Redemptor hominis»,
nella sua passione per ri-creare l’uomo distrutto dal peccato. Non bisogna
dormire; Pietro deve alzarsi ed andare con Cristo nel momento in cui Egli introduce
il mistero della Redenzione nel mistero della Creazione e dice: «ecco
io faccio nuove tutte le cose».
Nel dramma «Raggi di paternità », K. Woitila scriveva: «o
umanità , che puoi essere realizzata fino al tuo limite più alto,
o annientata fino a quello più basso! Quale distanza c’è fra
questi due limiti? L’io e le metamorfosi di tanti uomini. è questo
che ho sempre davanti» [in Tutte le opere letterarie, Bompiani ed., Milano
2001, pag. 889]. Il dramma dell’uomo è “recitato” fra
questi due limiti. Giovanni Paolo II non vuole dormire. Vuole essere con Cristo
vicino ad ogni uomo perché questi ritrovi se stesso nell’unico
luogo dove può trovarsi: in Cristo.
La chiave interpretativa unitaria della biografia spirituale di Giovanni Paolo
II è dunque la seguente? Collocarsi dentro all’atto redentivo
di Cristo per essere con Lui e in Lui servo della redenzione dell’uomo?
Se così fosse, Giovanni Paolo II si trova nella compagnia di tutti i
grandi mistici del XX secolo, il secolo della vergogna e dell’omicidio
perché fu il secolo del deicidio organizzato: Teresa del Bambino Gesù,
Gemma Galgani, Silvano del Monte Athos, Padre Pio, Teresa Benedetta Stein,
Faustina. Uomini e donne che hanno portato il peso della miseria umana perché hanno
visto la misericordia di Dio: chiamati a “dimorare nell’inferno
senza disperazione”.
2.Ho cercato di abbozzare un’interpretazione della biografia spirituale
di Giovanni Paolo II. è dentro a quest’esperienza profonda del
mistero della Redenzione che la presenza Dio Maria diventa imprescindibile,
direi inevitabile: «Maria è nella storia della salvezza fin dall’inizio
e vi rimarrà fino alla fine» [K. Woitila, Segno di contraddizione,
Gribaudi ed., Milano 2001, pag. 191].
Esiste un legame misterioso ma reale fra la persona di Maria e le origini
dell’uomo, perché proprio all’origine del mistero della
redenzione furono pronunciate in riferimento a Lei le parole riguardanti la
donna [cfr. Gen 3,15]. «Redemptoris mater» essa è invocata
perché la libertà dell’uomo che cade, possa risorgere: «succurre
cadentisurgere qui curat populo». Maria è collocata nello spazio
segnato dai due limiti di cui parlava «Raggi di paternità ».
Il Redentore dell’uomo non ha voluto introdurre il mistero della redenzione
nel mistero della creazione senza la co-operazione della donna.
La vicinanza a Cristo è necessariamente vicinanza a Maria e la vicinanza
a Maria introduce più profondamente nel mistero della redenzione. Nel
suo cammino verso l’uomo; nel suo camminare sulla “via che è l’uomo”,
Giovanni Paolo II non poteva non essere con Maria, «Remptoris mater».
Il suo Testamento spirituale, sguardo retrospettivo sulla sua vita, è scandito
dal «totus tuus»: un’appartenenza a Cristo per Mariam che
genera un’appartenenza all’uomo, ad ogni uomo affidato sulla Croce
alla maternità di Maria.