Avete riflettuto sulle povertà cui è più urgente
oggi rispondere. La mia riflessione non intende ora porsi su questa linea.
Essa vuole aiutarvi ad andare, per così dire, alla sorgente della risposta
cristiana ai bisogni dei poveri. Questo “ritorno alla sorgente” è necessario
per ristorarci, cioè per irrobustire la nostra dedizione ai poveri;
ed anche per non attingere ad altre sorgenti che non sono in grado di donarci
l’acqua della carità .
1.La carità della Chiesa è la sorgente della vostra carità :
questa è l’affermazione più importante che si possa fare
sul vostro servizio ai poveri. Vorrei ora farvi vedere questa “identificazione” della
carità della Chiesa col vostro impegno quotidiano verso i poveri.
Quando dico “carità della Chiesa” intendo dire la “carità che è la
Chiesa”; pongo cioè una identità fra carità e Chiesa.
Vediamo di spiegare il senso di questa identità .
Il Concilio Vaticano II scrive: “la Chiesa intera appare come il popolo
radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
La nostra unità non è semplicemente dovuta al fatto che siamo
partecipi della stessa natura umana; che siamo partecipi della stessa nazionalità e
quindi di una stessa lingua, di una stessa storia, di una stessa cultura. La
nostra unità è la partecipazione creata della stessa unità che
unisce le Persone divine della Trinità . L’unità delle Tre
Persone si è irradiata ed insediata dentro all’umanità ,
rendendone partecipi le persone umane. La Chiesa è precisamente l’irradiazione,
l’insediamento dentro l’umanità della divina unità : Ecclesia
de Trinitate, dicevano i Padri della Chiesa ed i suoi grandi Dottori.
Da che cosa è costituita questa unità , quale è il suo
vincolo unitivo? Il vincolo unitivo della Chiesa è lo Spirito Santo per
mezzo del quale l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori
[cfr. Rom 5,5]. Ma dobbiamo analizzare meglio questo punto, anche se brevemente.
La conseguenza del peccato che separa l’uomo da Dio, è la disintegrazione
dell’unità fra gli uomini, la loro divisione: il primo Adamo è stato
causa di separazione. Ma partendo da Cristo il movimento “dall’uno
ai divisi” si rovescerà : il cuore dell’umanità non
pulsa più in sistole, ma in diastole. Tutta la moltitudine è reintegrata
nell’unità : Cristo, come dice il Vangelo, è venuto a «riunire
i figli di Dio dispersi»; a riunire l’intera umanità per
quale «uno solo» è morto. “Adamo aveva generato l’umanità nel
peccato con un frazionamento e una divisione senza fine. Il nuovo Adamo invece
deve rigenerare l’umanità alla vita nella santità riunendola
tutta in se stesso. è per questo che san Paolo lo chiama, non tanto
il secondo Adamo, ma «l’ultimo Adamo»: l’Uomo ultimo
nel quale tutta l’umanità salvata deve ritrovarsi, riconciliata
con se stessa e con Dio” [L. Bouyer, La Chiesa di Dio, Cittadella ed.,
Assisi 1971, pag. 281]. è l’ultimo Adamo nel quale tutta l’umanità è ricapitolata
[cfr. Ef 1,10].
Cristo compie la sua opera facendoci dono del suo stesso Spirito che ci unisce
al Cristo stesso, ci fa essere e vivere in Lui e come Lui. Ogni uomo nel dono
dello Spirito rinasce in Lui; l’umanità è reintegrata in
Lui. L’amore del Padre, che si è rivelato nella morte di Cristo
e come in Lui concentrato, si estende e si comunica ad ogni uomo mediante lo
Spirito Santo. L’unità della Chiesa, nella sua più profonda
realtà , è la Comunione dei fedeli nell’amore del Padre
rivelatoci in Cristo e donatoci dallo Spirito Santo. La Chiesa è questa
comunità umana nell’amore divino, nell’amore del Padre datoci
dal Figlio mediante lo Spirito Santo.
Voglio spiegarmi con un esempio. Se voi esponete un cristallo puro alla luce
del sole, esso si illumina fino a diventare tutto luminoso. Esiste una distinzione
ben chiara fra il sole ed il cristallo; anche se la luce di cui brilla il cristallo è ben
diversa da quella di cui brilla il sole, tuttavia quella dipende continuamente
da questa.
è una pallida metafora di ciò che accade ogni giorno nella Chiesa
ed in ogni fedele che sia in grazia. Infatti la carità che costituisce
l’essere della Chiesa è ben diversa dalla Carità che è lo
Spirito Santo: essa è una capacità umana posseduta dal discepolo
del Signore. è una capacità prodotta in noi dallo Spirito Santo.
Ho concluso questo primo punto della mia riflessione. In sintesi: l’esercizio
della carità ha la sua radice nel mistero della Chiesa; è dalla
vita più profonda della Chiesa che esso sgorga.
2.La vostra carità , la carità del discepolo del Signore, è la
stessa carità del Padre quale è apparsa in Cristo: «amatevi
come io vi ho amato». Chi ama rimane in Cristo e Cristo in lui.
Detto in altri termini. La ragione per cui amo il Padre in Cristo è la
stessa ragione per cui amo il prossimo. Non esistono due carità , la
carità che ha per “oggetto” il Signore e la carità che
ha per “oggetto” il prossimo. Ne esiste una sola: l’atto
con cui amo Dio ha la stessa natura dell’atto con cui amo il prossimo. è colla
stessa visione che vedo la luce e le cose illuminate dalla luce.
Per quale ragione amo il Padre in Cristo? Per rispondere al suo Amore che
lo ha spinto a donarmi Se stesso in Cristo. è la sua volontà di
rendermi partecipe della sua stessa vita la ragione per cui amo Dio. Per quale
ragione amo il prossimo? Perché lo vedo in questa luce della rivelazione
che il Padre fa di sé: «questo dobbiamo amare nel prossimo: che
sia in Dio» [2,2,q.25,a.5].
Da questo derivano alcune caratteristiche della carità ; caratteristiche
che ne disegnano il suo inconfondibile volto. Mi limito ad accennarne tre.
– E’ una carità che tende alla persona come tale; non è un
amore generico, ma singolarmente determinato. La persona è amata “per
se stessa”. Oggi la dimenticanza del principio-persona è causa
di gravi violazioni all’uomo.
– E’ una carità che tende alla persona nella sua totalità ,
nelle sue dimensioni fisiche e spirituali. Due gesti hanno caratterizzato l’amore
di Cristo verso l’uomo: guarire dalle malattie e perdonare i peccati.
Secondo un ordine intrinseco. Per cui amare la persona significa donarle la
possibilità di incontrare Cristo. Il bene più grande che possiamo
volere ad una persona è Gesù Cristo.
– E’ una carità preveniente i meriti della persona di essere
amata. è per questo che il perdono è l’espressione più alta
della carità cristiana.
3.Vorrei per concludere riflettere più analiticamente sul rapporto
carità -servizio al prossimo, e così avvicinarmi maggiormente
al tema della presente giornata.
In primo luogo, la carità non è pigra. «Mostrami, se riesci,
un amore pigro» scrive S. Agostino «Colui che non fa nulla per
colui che egli dice di amare, dimostra chiaramente che il suo amore non è vero» [En.
in ps 31,II].
Ma nello stesso tempo, se la carità non ha limiti, il servizio che
concretamente uno può svolgere è limitato. Nessuno è in
grado di servire in tuttoogni uomo. Il servizio è limitato quanto alle
persone e quanto ai servizi offerti. Un servizio preciso impedirà che
ci si impegni in un altro.
Il catechismo distingue le opere di misericordia spirituale e corporale, dandone
una precisa elencazione.
Da ciò deriva una conseguenza assai importante. è necessario
fare delle scelte, compiere delle opzioni preferenziali in base alle situazioni
oggettive in cui viviamo, in base alle nostre effettive capacità e possibilità ,
in base alle urgenze dei bisogni.
Queste scelte per chi ama sono spesso drammatiche per la carità che
abita nel suo cuore, e che non può fare tutto ciò che vede essere
necessario fare. La sofferenza è ancora più grande quando chi
ama vede il bisogno in chi non ha alcuna consapevolezza della sua reale situazione.
Tuttavia qui scopriamo un’altra dimensione ecclesiale della carità .
Ciò che fa l’uno, lo fanno tutti gli altri nella Chiesa.
4.Mi piace concludere con un testo mirabile di S. Tommaso. «E’ chiaro
che non tutti possono dedicarsi agli studi lunghi e severi; per questo Cristo
ci ha dato una legge che per la sua brevità è accessibile a tutti
e nessuno ha il diritto di ignorare: tale legge è la legge dell’amore
divino… Una simile legge, ammettiamolo, deve essere la regola di tutti
gli atti umani. L’opera d’arte obbedisce a dei canoni. Similmente
l’atto umano, giusto e virtuoso quando segue le norme della carità ,
perde la sua rettitudine e la sua perfezione se si discosta dalle suddette
norme. Ecco allora il principio di ogni bene; la legge dell’amore… Tutti
i doni traggono origine dal Padre della luce, ma nessuno supera la carità » [De
decem praeceptis II, 1138 e IV,1154; ed. Marietti, pag.246.248].