1.«Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo
e prese con sé la sua sposa». Nella imminenza delle solennità natalizie
la chiesa ci insegna l’attitudine fondamentale che ci introduce nel mistero
dell’incarnazione del Verbo, e l’attitudine che ci interdice ogni
accesso al medesimo mistero. La prima è l’attitudine di Giuseppe,
la seconda è l’attitudine di Acaz.
Nella pagina evangelica è rivelata la verità più profonda
circa la persona di Giuseppe, perché viene narrata l’esperienza
decisiva della sua vita. E l’evangelista Matteo spiega come Giuseppe
ha vissuto quel momento che fu la svolta della sua esistenza.
L’inizio è costituito dall’origine della gravidanza di
Maria «per opera dello Spirito Santo». Ella aveva acconsentito
al disegno di Dio su di lei: «avvenga di me quello che hai detto» [Lc
1,38]. Col trascorrere del tempo Maria si rivela davanti a Giuseppe come “incinta”,
portatrice di un figlio nel suo grembo. In questa circostanza «Giuseppe
suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in
segreto». La maternità di Maria era per Giuseppe un enigma insolubile;
qualcosa di cui non sapeva darsi ragione. Ed è a questo punto che accade
nella vita di Giuseppe quell’avvenimento fondamentale che determinerà tutta
la sua esistenza.
«Ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe,
figlio di Davide, non temere di prendere conte Maria, tua sposa, perché quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo». Giuseppe credette
a questa parola. Non è riportata nessuna parola di risposta, ma «fece
come gli aveva ordinato l’angelo e prese con sé la sua sposa».
Ciò che egli fece è determinato dalla sua purissima obbedienza
di fede. Come già aveva fatto Maria al momento dell’annunciazione,
così fece Giuseppe: si aprirono all’ingresso di Dio dentro alla
loro e alla nostra storia.
Il Concilio Vaticano II insegna: «A Dio che rivela è dovuta “l’obbedienza
della fede”, per la quale l’uomo si abbandona totalmente e liberamente
a Dio, prestandogli “Il pieno ossequio dell’intelletto ed ella
volontà ” e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui
fatta» [Cost. dogm. Dei Verbum 5; EV1/877]. è precisamente questo
che ha fatto Giuseppe: ha prestato il pieno ossequio del suo intelletto e della
sua volontà alla parola di Dio, abbandonandosi totalmente e liberamente
a Lui.
La conseguenza di questo atto di fede è stata che egli «prese
con sé la sua sposa». Giuseppe diventa così un singolare
depositario del mistero che “nascosto da secoli nella mente di Dio” [cfr.
Ef 3,9], venne rivelato ed attuato nella pienezza del tempo. E lo diventa perché prende
con sé Maria. Giuseppe entra nel mistero redentivo mediante il
suo legame sponsale con Maria.
2.«Ma Acaz rispose: non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Anche al re Acaz, come a Giuseppe, venne fatto un annuncio da parte del Signore: «chiedi
un segno dal Signore tuo Dio».
Dio intendeva compiere un intervento a favore del suo popolo che stava vivendo
un momento particolarmente difficile. Acaz non credette. Egli non presta a
di che gli parla l’obbedienza della fede; negandogli il pieno ossequio
del suo intelletto e della sua volontà , non di abbandona al Signore
pienamente e liberamente. Certamente il Signore resta comunque fedele alle
sue promesse e «darà un segno» ugualmente, ma chi non crede – come
Acaz – non diventa beneficiario di quelle promesse.
Carissimi fedeli, fra pochi giorni celebreremo la memoria di quell’avvenimento
che fu prefigurato profeticamente ad Acaz, e rivelato come già accaduto
nel grembo di Maria a Giuseppe: il Verbo si fece carne. Sentirete parlare di
tanti buoni sentimenti in quei giorni; sarete esortati a vivere tanti valori.
Tutto bene. Ma il vero, fondamentale problema non è questo.
Il vero problema è di sapere se le parole dette dall’angelo a
Giuseppe sono vere o false; se è vero o falso che il Verbo si è fatto
carne. Se a questo dobbiamo credere o non; se ha ragione Acaz o Giuseppe. è la
soluzione di questo dilemma il crocevia obbligato dei destini dell’umanità e
della sorte dell’uomo.