Messa alla partenza dei giovani bolognesi per la Gmg

Che gioia ritrovarsi e camminare insieme! Proprio come vuole Gesù: chiamati e mandati. La Chiesa non è virtuale, non è laboratorio!  Sento tanto il dono di essere una comunità. La nostra e le nostre sono comunità umane, con le nostre umanità, raccolte da Gesù in un mondo pieno di solitudine, di divisioni, dove non si capisce l’altro perché c’è troppo io, dove pensiamo che per essere se stessi non bisogna avere legami veri, finendo poi incatenati alle dipendenze e all’affermazione del vorace egocentrismo. Essere insieme mi allarga il cuore e ci fa sentire la Chiesa come vuole essere: comunità di amici che seguono Gesù e camminano per le strade del mondo. Insieme. Essere comunità non è mai contro l’individuo. Anzi. L’io è se stesso solo in relazione con il noi e con Dio. Spesso ci pensiamo come se fossimo soli o come se il noi dovesse essere in funzione dell’io e non viceversa. Ma noi siamo pellegrini oggi e sempre in questo nostro mondo. Insieme.

È la forza stessa della Chiesa, carovana in cammino, comunità di amici, famiglia. Possiamo vivere da estranei a casa? Cosa diventa la nostra casa? La gioia di questa sera, e di queste giornate che vivremo assieme, è quella di un legame che ci unisce, che non passa per i social, che non è data da convenienza o da interessi di qualcuno. Le nostre comunità sono una casa dove siamo e dove impariamo tutti ad essere familiari, a sentire la gioia dell’amicizia e a vedere la presenza di Gesù in mezzo a noi. L’invito è ad amare con la testa, con ragione e discernimento; con il cuore, cioè con tutto noi stessi, non con quello che avanza o è lontano dalla vita concreta; amare con le mani, perché l’amore diventa servizio.

Quanta violenza nasce da persone che non sanno amare, da un mondo che lascia soli, che riempie di opportunità ma non insegna a viverle! Mi colpisce la violenza che uccide la persona ma anche quella che viene prima, più nascosta, di possesso, uso, prestazione. Questi giorni siano giorni di tanto amore, di Gesù per noi e per ciascuno di noi. Gesù è il primo pellegrino perché sa che cambiamo per amore, per amore cerchiamo di essere migliori, per amore vinciamo le paure e andiamo oltre le nostre misure, per amore guardiamo con interesse il mondo che non ci è più estraneo e noi non siamo più stranieri a tutti. Niente è indifferente quando tutto è amato.

La Chiesa, le nostre comunità sono legami personali, affettivi. Ecco cos’è andare insieme alla GMG: vivere questo senso di comunità e trovare o ritrovare l’amore mio e nostro, il tesoro che cambia la vita e la rende bella. Gesù è venuto a insegnarci ad amarci gli uni gli altri, cioè ad amarci, non a fare un po’ di volontariato, a frequentarci da colleghi, non ad esaminarci o interpretarci, nemmeno a mettere solo qualcosa in comune, ma tutto, proprio come fanno gli amici, quelli che si amano. A Lisbona troveremo tanti, tantissimi fratelli e sorelle del nostro Paese e del mondo, e Papa Francesco che presiede questa comunione.

Che gioia in un mondo diviso, disequilibrato, dove non ci si parla e non ci si saluta, finendo complici del male che semina l’inimicizia! È un mondo attraversato da correnti terribili di odio, di violenza, che si abitua al male, che non si scandalizza di armi e riarmi, di trincee e di una tecnologia bellica sempre più raffinata per uccidere. Un mondo dove si muore di sete perché rifiutati. Che pena quella mamma, Dosso Fati, trent’anni, con la sua bambina, Marie, di sei, abbandonate nel deserto: la piccola cercava una protezione che la mamma non le poteva dare, condannate da un mondo senza cuore! Ecco perché andare in fretta a Lisbona: per cambiare il nostro cuore. Cambiamo non per un ordine, ma perché troviamo il tesoro, la perla, quello che cercavamo, o che nemmeno cercavamo più, e che scopriamo nel terreno che vogliamo diventi nostro.

Come quando si incontra l’amore. Siano giorni di gioia, liberi dalla paura di perdere: troveremo la mia e la nostra perla preziosa, ciò che cerco, e che era quella che il Signore ha messo lì proprio per te, la tua. Come per Salomone anche noi chiediamo un cuore docile. Siamo anche noi misurati con una realtà complessa, che ci spaventa. Docile non significa rinunciatario, dimesso, o peggio ancora mediocre. Cuore “docile” significa che ascolta e mette in pratica, perché docile non è chi è passivo ma chi non ha diffidenza perché sente l’amore e ama. In questi giorni al centro ci sia Gesù, la comunità, il mondo. Vogliamo conoscere il bene e separarlo dal male in un mondo dove si confondono e noi facciamo fatica a farlo e dove, come cantava qualcuno, si vedono gli innocenti confondersi e gli assassini ballare, e che già confonde la notte e il giorno. E la partenza con il ritorno. E la ricchezza con il rumore ed il diritto con il favore e l’innocente col criminale.

Lisbona è come una terrazza da dove vedere, contemplare l’immensità – pensando a chi credeva che il mondo finisse lì – e anche dove capire la nostra parte. Una volta che ho trovato la perla che cercavo, che ci faccio con tutte le altre? Non mi servono più. Non è rinuncia: è gioia! Che possiamo scoprire a Lisbona il tesoro che Dio ha messo per te, trovare la perla del suo amore e scegliere di mettere il nostro cuore, la nostra vita, per questa. Significa trovare quello che cercavamo e per cui siamo fatti.

Maria, donna della compagnia, dell’amicizia, la Vergine Santa che incontrerete a Lourdes, ci aiuti a ricercare il tesoro del Regno dei cieli, affinché nelle nostre parole e nei nostri gesti si manifesti l’amore che Dio ci ha donato mediante Gesù. E possiamo essere persone e comunità, che vivono l’amore di Gesù, che cambiano il mondo, lo riparano, che si prendono cura di chi è ferito o è solo, che lo difendono dal male perché torni ad essere quel giardino di amore che Dio ci ha affidato. Non serve coraggio, ma amore. Con Tonino Bello, uomo di preghiera e di tanta storia umana, preghiamo: «Santa Maria, […] sappiamo bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani della libertà».

Bologna, parrocchia del Corpus Domini
29/07/2023
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