Messa con istituzione Lettori e Lettrici

“Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?”. Abbiamo paura. Il mondo mette paura, segnato com’è dalla violenza, da tante epifanie del male, di quella banalità del male che inquieta, imprevedibile, umiliante, che fa vedere in ogni persona un lupo, un pericolo e ci fa sentire vulnerabili. Il limite della vita, la debolezza e la morte, mettono paura. La paura spinge a cercare sicurezza in quello che poi in realtà ci fa male: l’individualismo, il salvarsi da soli, mettersi al centro e rendere l’amore per il prossimo in contrasto con quello per noi stessi. Abbiamo paura quando siamo costretti a misurarci con problemi tanto più grandi di noi, come la guerra, incendio che non finisce in tante parti del mondo. Anzi spinge ad alimentarlo invece di trovare i modi per spegnerlo! Bisogna porre fine a questa tempesta di fuoco e di morte che ingoia la vita di migliaia di persone, distrugge tutto e riversa nei cuori e nelle relazioni tra le persone e le nazioni odio e altra violenza. La paura fa diventare aggressivi, istintivamente violenti nelle parole, nello sguardo, nell’indifferenza. Ecco, per il popolo che cammina nelle tenebre della paura, il Verbo si fece e si fa carne, perché veda la sua luce, sperimenti la concretezza del suo amore, la sua presenza che orienta, consola, rallegra, rafforza.

La Parola, prima e ultima lettera della nostra vita, ha un volto e un corpo: Gesù, che veneriamo nella bellezza e santità dell’altare e che continua a impolverarsi camminando sulle nostre strade per incontrare noi, pellegrini paurosi e tristi. Oggi è la domenica della Parola, Verbum del Corpus Domini. Senza il Corpus il Verbum diventerebbe un riferimento lontano, evanescente, moralistico, ma senza il Verbum la sua presenza finirebbe per non comunicare nulla o essere piegata a quelle che pensiamo siano le nostre necessità e convenienze. Dobbiamo metterci come Maria di Betania ai piedi del Verbum Domini, perché la sua Parola ci cambi, scegliendo di fare silenzio, di mettere da parte le abitudini. Ascoltare la Parola ci permette di ritrovare il centro della nostra vita, di sentire quanto siamo amati e quindi capire cosa dobbiamo fare noi. La Parola fa ardere il cuore perché non è una delle tante parole che lo ingolfano e diventano tutte uguali. Ascoltiamo la parola e spezziamola unitamente al Pane dell’eucarestia e ai Poveri, le altre due P indicate da Papa Francesco cinque anni or sono in quella che fu la prima giornata della Parola. Esse sono intimamente legate l’una all’altra, indivisibili.

Quando si piega la Parola all’io si annulla il noi di Cristo. “Io sono di Pietro, io sono di Apollo. Quando l’io è più importante del noi si finisce sempre per dividersi e umiliare Cristo che è di Pietro ma anche di Paolo e di Apollo e non sarà mai diviso! Nella Chiesa e nelle nostre comunità non siamo e non saremo mai tutti uguali, ma tutti fratelli sì, se siamo suoi. Non esecutori, ma familiari! Nel mondo è normale dividersi, contrapporsi, polarizzare le proprie convinzioni tanto che non si riesce più a stare insieme e a parlare con gli altri. Quando non ascoltiamo Gesù finiamo per discutere inevitabilmente su chi è il più grande, perché quando al centro non c’è Cristo mettiamo al centro noi stessi, le personali ambizioni, gli orgogli, le abitudini e il mondo continua ad essere una Babele e il cuore degli uomini un abisso. La Parola riempie l’abisso con il suo amore e ci rende capaci di parlare la lingua dell’amore.

La Parola è sempre un invito personale alla conversione, perché non smettiamo di imparare, perché ha sempre fiducia in noi. Spesso abbiamo pensato che la conversione sia una faticosa rinuncia, mentre è via di gioia, perché giogo di libertà, peso dolce e leggero. Non si è cristiani senza leggere e studiare la Parola, perché è Lui che parla. Per questo Gesù ci libera dai nostri tanti affanni. Convertirsi è gioia, non tristezza: è speranza nella disperazione, è luce nell’oscurità, compagnia nella solitudine. La Parola è sempre un invito ad andare verso la luce, perché “Il Regno è vicino”, il futuro non è un’indistinta e incerta speranza, perché inizia qui, in mezzo ai fratelli, nel corpo dei poveri. Diceva San Gregorio: “La Sacra Scrittura si presenta agli occhi della nostra anima come uno specchio, in cui possiamo contemplare il nostro volto interiore”. E ci fa trovare noi stessi senza inganni, trovando la verità di noi stessi più vera di qualsiasi interpretazione, non giuridica o compiacente, perché amore che scende nel profondo, anche dove noi non possiamo arrivare. La Parola diventa rete di amicizia e fraternità verso tutti, per cui nessuno è estraneo e ogni incontro è motivo di legame per un filo resistentissimo, più forte della delusione e di ogni distanza.

È con gioia che oggi istituiamo i lettori e le prime lettrici per un sempre maggiore e pieno coinvolgimento del genio femminile nella vita delle nostre comunità. Li ringrazio tutti. I lettori ci ricorderanno che non si può essere cristiani senza leggere e mettere in pratica la Parola, che questa genera figli e che se ascoltiamo e mettiamo in pratica l’amore “in più” dei cristiani il mondo tutto può cambiare, perché la Parola libera dal male, guarisce i cuori con la medicina dell’amore di Gesù. I lettori ci aiutano ad essere lettori, a nutrirci del pane buono che ci dona forza nel nostro cammino perché pane del suo amore. È per noi, per me, ma sempre ci unisce all’altro. San Francesco d’Assisi per gustare fino in fondo la Sacra Scrittura ne apprendeva molte parti a memoria, ogni giorno la leggeva e al termine la baciava con devozione. Seguiamo lui perché cerchiamo noi stessi e troviamo noi stessi! Non rendiamola una delle tante parole. È la Parola. Non relativizziamola a noi rendendola insipida, tiepida, mediocre. È vero quello che dice Gregorio Magno: “La Scrittura cresce con chi la legge”. La Parola non è un’esortazione tra le tante, l’ennesima interpretazione che nutre l’egocentrismo. È viva ed efficace se la mettiamo in pratica perché la capiamo unendola alla terra del nostro giardino, perché è Parola di amore e questo lo scopriamo mettendola pratica. Veneratela sull’altare ma portatela dappertutto! Come vorrei che i lettori animassero tanti gruppi, formali e informali, della Parola, scuole della Parola che non siano di discussione astratta e impersonale, ma di aiuto ad ascoltarla, a studiarla, a meditarla e a metterla in pratica, per farne preghiera e per sentire l’urgenza di comunicarla. Con il vostro servizio, con i ministeri, le nostre comunità troveranno forma. Non ruolo, non considerazione, ma servizio disponibile e gratuito.

Con l’apostolo Paolo prego così per voi, istituiti, quindi confermati ad un incarico che ci trova sempre inadeguati ma gioiosi di aiutare la nostra Madre Chiesa: “Ringrazio il mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera a motivo della vostra cooperazione al Vangelo, dal primo giorno al presente. E sono persuaso che Colui che ha iniziato in voi ogni opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1, 3-6).

Bologna, Cattedrale
22/01/2023
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