Ogni visita ci cambia e ci conferma. Quanta gioia abbiamo vissuto in questi giorni! Tanti incontri, storie, sofferenze, tanta amicizia, e quando c’è questa anche le sofferenze diventano più lievi. Abbiamo vissuto la comunione, lo stare insieme, volersi bene e pensarsi insieme. Ne abbiamo bisogno! Lo capiamo con chiarezza quando abbiamo dei problemi, come in questo tempo dove sperimentiamo la forza del male che ha messo in difficoltà tanti. L’alluvione ha rivelato la nostra fragilità: lo siamo sempre fragili e sempre abbiamo bisogno degli altri. Perché non ci aiutiamo? Ieri un bambino ha chiesto: “perché si fanno le guerre?” Perché? Perché c’è l’amore ma c’è il suo nemico, il male, subdolo, cattivo, è talmente imbroglione che ci fa credere di star bene senza gli altri e senz’amore o, peggio, prendendolo e non donandolo, possedendo e non regalando, imponendo e non servendo. Il male convince sempre che è inutile amare, tanto gli altri non se ne accorgono, e non cambia nulla. Il male ci fa litigare, ci fa credere che stiamo bene da soli, ci spinge a fare la guerra tanto da sembrare indispensabile poiché non ci mettiamo d’accordo. Il male illude che dopo avrai, se lo assecondi, quello che cercavi. Non ti fa rendere conto di quanto fai e che se procuri dolore questo sarà anche contro di te.
Nella guerra nessuno è vincitore, siamo tutti sconfitti! Quando uno litiga non capisce più niente, non si ferma a pensare, crede solo in quello che gli sembra giusto. A lui! Facciamo la guerra perché facciamo crescere l’odio e questo, se lasciato libero, diventa violenza, trova sempre delle armi. È un’alluvione terribile la guerra. Lo so che a volte sembra impossibile fare qualcosa. No. Il male si può vincere! È un inganno? A volte richiede tanto sforzo, ma l‘amore è più forte. Una piccola luce, piccolissima, può fare vedere nel buio, nella notte le stelle si vedono meglio, e proprio quando la notte è più profonda si vedono meglio e significa proprio che sta per venire l’alba! Quando è venuta tanta acqua che ha portato via un ragazzo, e anche oggi vogliamo ricordare Simone, che abitava qui vicino a Botteghino di Zocca, tutti hanno cercato di aiutare chi era in difficoltà. Se non lo facevano chissà cosa sarebbe successo! Vogliamo ancora manifestare tanta vicinanza, perché poi il problema non finisce solo quando abbiamo tolto il fango. E se gli altri mi aiutano mi danno anche fiducia, una spinta a non rassegnarmi, a non dargliela vinta al male! Ringrazio di cuore quanti si sono dati da fare, i tanti giovani che si sono sporcati per aiutare. Sì, ci si sporca con i problemi, ma poi si sente tanta luce, tanta gioia per averlo fatto.
Lo abbiamo fatto chiedendo prima chi era? Chiarendo se erano amici nostri? No, solo perché stava male e in pericolo. Ecco l’amore che vuole Dio! E, poi, noi siamo diventati cari a quelle persone, pensa mi hanno aiutato, e noi loro. Il prossimo sarà prossimo anche per te, un amico in più. Così il male farà più fatica a metterti contro il mio amico! Le nostre comunità cercano di ascoltare Dio e di mettere in pratica il suo amore. Come faccio ad amare Dio se non lo vedo? Ce lo ha chiesto ieri un bambino. Ha risposto un altro bambino: io credo! Credo, non perché vedo. Gesù doveva restare tra noi? Ma credo. Vedo e tocco, sento nel cuore, perché dove c’è amore c’è Lui, dove c’è bellezza c’è Lui, come davanti ad un panorama bello, al cielo, alla grandezza. Ma lo vedo e lo tocco nella sua Eucarestia, lo contemplo nell’adorazione, e poi lo vedo e lo tocco nel corpo dei fratelli più piccoli, ricevendo amore e donandolo agli altri. Lo vedo e lo sento nel nostro amore, che mi fa vedere l’amore di Dio, capire. Ecco, allora credo nel Signore, nel suo amore, credo e so che non mi lascerà mai solo.
Aiutiamo a credere con la nostra fede e con il nostro amore che ce li fa vedere. Impariamo a stare assieme che vuol dire non lasciare nessuno solo. Non curiamo l’apparenza, ma il cuore! E quante attenzioni, calcoli, lavoro, queste richiedono! Le lunghe vesti, l’esibizione della propria superiorità o capacità (spesso così volgari!), l’attenzione ossessiva per l’aspetto fisico (che ci condiziona nel crederci importanti così come, al contrario, nel crederci falliti), ci illudono di essere qualcuno e pensiamo che garantiscano benessere. Per qualche “saluto nelle piazze”, per i like, per i complimenti (sovente così vuoti e formali perché imposti dal ruolo!), per la carriera ed il piccolo grande potere che porta, diamo ad essi un grande valore e sacrifichiamo tanta parte dei nostri affetti. Il culto delle apparenze fa pensare a legami solo virtuali, dove tutto è possibile proprio per questo, che si perdono o si ritrovano facilmente, perché in fondo sono solo apparenza.
Per Gesù quello che conta è il cuore, non l’esterno. Non c’è beatitudine nelle lunghe vesti, perché le vesti si consumano, perché non saremo mai contenti e sicuri della considerazione esteriore; perché il corpo invecchia e tradisce, perché saremo contenti solo onorando gli altri non collezionando onori. Solo l’amore, che non si compra, gratuito, risponde alla domanda della vita! “Essi riceveranno una condanna più severa”. Sì, c’è un giudizio, al quale tutti siamo e saremo sottoposti. Ricordarci di questo modera il nostro onnipotente amore per noi stessi ed aiuta a liberarci da tante presunzioni e durezze. Per Gesù lei ha gettato, ha offerto, più di tutti! E ne spiega il motivo: i ricchi hanno gettato parte del loro superfluo mentre la vedova tutto quanto aveva per vivere. Quello che conta non sono il peso o le apparenze, ma il cuore e i sentimenti, e questi non si pesano! Il suo cuore non è nel denaro, ma in Dio e per questo è generosa e mette l’essenziale. Il cuore generoso non dipende dalle ricchezze. Lei ci ricorda che con poco possiamo fare molto, moltissimo! Il tesoro del tempio è quella grande riserva di amore, di tante piccole monete, di bicchieri d’acqua, di pane spezzato, di misericordia avuta, di accoglienza donata, affidati a Dio. È amore che disinquina il mondo da tanta cattiveria e aiuta Dio a proteggerlo. Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa. I Padri dicevano che la giustizia divina non si pesa con la quantità dei doni, bensì con il peso dei cuori. Nessun gesto di bontà è privo di senso davanti a Dio, nessuna misericordia resta senza frutto. Ringraziamo del giudizio di Dio che ci aiuta a non sprecare il tempo, le opportunità e a scegliere di essere amici dei poveri, perché amici di Gesù, a vedere nell’amore l’amore, nel fratello più piccolo quello più grande, Gesù, unica speranza nostra.