Messa dei popoli

    Dio si manifesta. E’ misericordia: apre il suo cuore alla nostra miseria! Gli uomini curano tanto l’apparenza, spesso nascondono il cuore e mostrano quello che non sono. Dio mostra la sua luce perché la nostra vita non sia nel buio. Non ci abbaglia. Infatti tutta la luce di cui parla il profeta Isaia è quella di un bambino. Dio si manifesta nella debolezza degli uomini. Gli uomini invece si impongono, pensano che essere grandi significhi non dipendere da nessuno, vivere slegati da tutti tanto che tutto è intercambiabile, non chiedere aiuto, non ascoltare le domande degli altri ma imporre le proprie. Noi cerchiamo le cose importanti nei luoghi che danno successo, forza, potere. La luce i magi la trovano in periferia, a Betlemme, e non nei palazzi importanti di Gerusalemme. Essi invece di prendere donano tutto quello che hanno! La luce della misericordia è tenera, personale. E’ quella del mio cuore illuminato dal suo amore e dal suo perdono, che è come una candela posta accanto alla finestra che attrae chi cammina nel buio, chi è nelle tenebre della malattia, nell’incertezza, nella depressione che spegne ogni speranza e toglie il gusto di tutto. Basta una luce piccola, un po’ di amore da donare gratuitamente agli altri per comunicare speranza, per orientare. Non vogliamo abituarci al buio e sentiamo l’urgenza di dare una luce a tutti.
Tutte le genti sono chiamate. Se dimentichiamo questo facilmente entriamo nella logica di Erode, che non può accettare un Dio che non sia suo, che vuole immediatamente possederlo o ucciderlo (e spesso la violenza nasce proprio da questo, pensate all’orribile violenza sulle donne che diventa assassinio). Erode ha paura. Vuole impadronirsene perché non sa accogliere e finisce per vedere nemici dappertutto. L’apostolo afferma: “Tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. E’ questa nostra bellissima famiglia dove, come mi ha detto Roberta, una ragazza ospite dalle casa della Carità, “c’è un posto per tutti”, dove “la porta è sempre aperta”. Il pregiudizio, l’inimicizia, il sospetto, la paura ci fanno chiudere. Oggi sentiamo la gioia di essere in tanti, diversi, eppure riuniti nella stessa famiglia. Non ospiti. Non colleghi, ma fratelli, cercatori assieme di questo re di amore, viandanti tutti in questa unica casa comune che è la terra. Perché siamo tutti come i magi cercatori di speranza. L’Epifania la vede chi cerca, chi va per strada! Non ci mettiamo in cammino perché abbiamo tutte le risposte e le sicurezze. La paura consiglia sempre di rimandare. Dobbiamo rischiare come i magi che non se ne stanno nascosti nelle loro case, ma seguono la stella e cercano il re dei giudei che è nato. Non restano a discutere tra di loro, a confrontarsi, a chiacchierare, ad aspettare sempre qualcosa o qualcuno. E vale anche per noi: se non smettiamo di confrontarci inutilmente, spesso solo per vanità, per difendere il nostro protagonismo, il personale potere, non troviamo niente di nuovo e restiamo senza speranza. I mondi chiusi restano senza futuro. I magi si mettono in cammino, la smettono di studiarsi, di fare tattica tra loro, di cercare solo i propri interessi senza sacrificarsi mai, senza prendere il rischio. Quanto facilmente restiamo a casa nostra, a dare lezioni agli altri, ma senza metterci noi in ricerca. Senza conoscere, da lontano, tutto resta virtuale. Questa è la vera indifferenza: vediamo tutto ma distanti da tutti. Possiamo navigare, ma restiamo sempre gli stessi e non troviamo luce vera! Per vedere e capire dobbiamo metterci per strada.
I magi camminano insieme e insieme trovano la luce del Signore. Cercano assieme il futuro perché non ci si salva da soli! E farlo ci libera da tanti litigi e contrapposizioni sterili! La stella è il desiderio più profondo della nostra vita, più interiore e più alto allo stesso tempo. Ci spinge e ci aiuta a metterci in cammino. La stella sono anche i tanti che con la loro testimonianza ci aiutano a sperare, ci fanno vedere quello che ancora non c’è e ci portano a incontrare Dio. I magi non hanno un’origine determinata: possiamo essere ognuno di noi! Per camminare abbiamo bisogno della stella, di seguirla, di continuare a camminare anche quando, come avviene spesso nel buio delle difficoltà, non la vediamo più. Come per gli antichi: solo la stella orientava nella notte. Dobbiamo cercare le cose grandi e non accontentarci della nostra mediocrità! Possiamo farlo! Ce lo ricordano quanti nelle tenebre della guerra cercano la speranza della pace! Essi sono dei veri magi che si mettono in movimento, diventano stranieri, attraversano luoghi ignoti, spesso ostili. Anche i giovani sono dei magi, perché sognano qualcosa di stabile, di bello, di vero e non di virtuale, un’amicizia che aiuti per davvero, che non finisca, che duri e sia fedele! Tanti anziani sono magi che cercano nel freddo della solitudine compagnia, protezione, senso.
Erode vuole eliminare subito quel bambino. Non lo conosce ma è nemico perché la logica del potere, del dominare rende soli e l’altro un concorrente. Come tanti uomini che devono umiliare gli altri per sentirsi migliori, che devono spegnere la speranza perché non cambi nulla, che non sanno essere fratelli ed hanno paura degli altri. Erode è suadente, sembra interessato al bambino, come il tiranno del consumismo che in realtà usa tutto per sé, piega tutto alla disumana logica dell’interesse, del denaro, del potere, tanto che questo diventa più importante dell’uomo e l’uomo uno scarto. E’ questa mentalità che rovina la casa comune, l’unica, che è la nostra terra. Erode ci irretisce proponendoci di diventare suoi. E’ come la corruzione che tanto rovina le nostre coscienze; come la considerazione personale più forte del servire; il fare finta invece di fare. I magi, invece, non si impadroniscono, non portano via. Offrono quello che hanno, regalano. Solo facendo così troviamo la felicità vera, ciò che cerchiamo nel più profondo di noi stessi! E Dio non delude, perché lui si manifesta proprio donando tutto quelle che è e che ha. Quando anche noi doniamo a quel bambino e ai suoi fratelli più piccoli quello che abbiamo di più prezioso – il nostro cuore, l’oro; la nostra preghiera, l’incenso; la nostra capacità di volere bene, la mirra – vedremo tante Epifanie riempire di luce e di gioia la nostra vita. I magi non tornano da Erode. Questo è il nostro cambiamento! Abbiamo visto la luce e non accettiamo la complicità con il male. Non ripassiamo dal ridurre tutto al proprio interesse! Portiamo nei nostri cuori questa luce tenera e fortissima dell’amore. Aiutiamo tanti a “vedere” la presenza del Signore, anzitutto con il nostro amore, tra di noi e verso tutti, perché da come ci ameremo, da come vorremo bene, ci riconosceranno. Dio non è una dimostrazione, ma un incontro di amore. Chiniamoci sulle tante mangiatoie di questo mondo per trovare la grandezza di Dio e quella luce renderà luminoso anche il nostro cuore ed il nostro volto per gli altri.
Cantava David Maria Turoldo: “Naufraghi sempre in questo infinito, eppure sempre a tentare, a chiedere, dietro la stella che appare e dispare, lungo un cammino che è sempre imprevisto, Magi, voi siete i santi più nostri, i pellegrini del cielo, gli eletti, l’anima eterna dell’uomo che cerca, cui solo Iddio è luce e mistero”. Sì solo quel Dio bambino è il senso e la luce della nostra vita.

06/01/2016
condividi su