Messa del Corpus Domini

Questa nostra celebrazione ci fa rivivere quella cena, invitati da Lui intorno alla sua mensa. È sempre un tavolo di casa, perché intorno a Gesù, nutriti da Lui, c’è sempre una famiglia. La sua e la nostra. E questa mensa è il culmine perché ci fa contemplare quello che saremo e che possiamo essere trasformando il suo amore in amore tra noi. E questa mensa è fonte perché qui ci viene donato il nutrimento di amore che ci cambia e cambia il mondo. Viviamo l’intimità dei due discepoli di Emmaus con Gesù e dei due tra di loro (perché prima discutono senza futuro e poi corrono insieme ritrovando la fraternità e la comunione). Nello spezzare del pane gli occhi si aprono e riconoscono la presenza anche quando scompare dalla loro vista e iniziano a vedere il mondo intorno. Cambia tutto.

L’Eucarestia ci fa riconoscere e adorare la stessa presenza di Cristo deposto sull’altare e sulla mensa del servizio. Questa celebrazione del Corpus Domini – che racchiude e illumina quella del Verbum Domini e quella del Corpus Pauperum – ci aiuta a riconoscere quel pellegrino e a seguirlo per essere noi stessi pellegrini con lui per strada. Veniamo dalle nostre delusioni, portiamo le ferite del cuore e di questo mondo, lo sconforto abissale della croce, della morte che fa morire anche la speranza e ci rende tutti dei sopravvissuti. Portiamo non solo le nostre ferite ma quelle che l’amore e la consapevolezza di essere Fratelli Tutti su questa fragilissima barca del mondo ci fanno custodire e sentire nostre.

Oggi piangiamo i tanti crocifissi dalla guerra in Ucraina. E guerra significa violenza, tortura, bombardamenti, malattia, abbandono, orfananza, vedovanza, odio e disperazione. Questa sofferenza diventa una richiesta che ha un duplice significato, che si completa e si sovrappone: Resta con noi. Resta con noi perché si fa sera e non vogliamo che la tua vita sia in pericolo. Resta con noi perché pensavamo di parlare di te e invece non ti riconoscevamo, mentre ascoltando Te abbiamo trovato chi siamo e verso dove andare.

Resta, perché ti proteggiamo anche se abbiamo il cuore ferito e ci prendiamo cura di te. Resta con noi, perché anche se sappiamo bene chi sei il nostro cuore arde del tuo amore e questo brucia la delusione, l’amarezza. Resta, perché vogliamo proteggerti dalle minacce della strada, dall’oscurità del male, per vie avvolte dall’oscurità, quelle che passano per le trincee, le camere della tortura, i villaggi bombardati o sommersi dalle acque in un disastro umano e ecologico di proporzioni terribili e ancora da valutare. Resta con noi e con loro. Resta con noi, perché ci sei davvero necessario, perché solo tu riempi il nostro cuore di speranza e ci comprendi come mai nessuno. E lì inizia la pace.

La Tua consolazione a differenza di tutte le altre cambia la destinazione del nostro cammino e ci indica verso dove andare! Resta, perché abbiamo bisogno della tua parola che ci libera dalla pigrizia del cuore, rassegnata e paurosa, perché con te non abbiamo paura della vita, i problemi diventano opportunità di amore, gli occhi vedono la bellezza nascosta sempre nella vita e il cuore arde della passione per cambiarla. Tu resti perché non vuoi che Caino colpisca suo fratello, che non riconosce perché accecato dall’istinto del sentirsi più grandi, del possesso, del mio senza il tuo, anzi vuole essere il primo uccidendo l’altro. Ogni guerra, ogni violenza, ovunque è sempre fratricida e la sua mensa è per questo inizio di pace. Caino non vuole essere custode di suo fratello e chi non custodisce finisce complice del male che rovina la vita di chi colpisce e di chi è colpito.

Ogni guerra inizia nel non saperci più parlare amichevolmente, nel volto abbattuto e pieno di rancore. Come tra i discepoli: sono fratelli ma non si amano. Cercano il più grande contro o senza l’altro, non insieme a lui. Nell’amore quello che è suo è mio, insomma è nostro. Dio si prende cura. Non è neutrale: ha interesse, ama, si ferma, resta con noi e con loro. L’Eucarestia è il “mi interessi di Dio” per le nostre persone e perché anche noi diventiamo nutrimento di interesse, di solidarietà, di vicinanza, di fraternità. L’Eucarestia è pace perché Cristo si unisce e ci unisce, con lui diventiamo quello che saremo: una cosa sola. Dov’è tuo fratello? Lo domanda a noi, ci coinvolge, ci custodisce e ci chiede di essere custodi.

«La voce del sangue di nostro fratello grida a me dal suolo!».  Grida una cosa sola: pace, protezione, vita come gridano tutte le vittime. Quel sangue grida una pace giusta, cioè sicura, che permetta di vivere protetti dall’istinto accovacciato sempre alla porta del cuore, che arma il cuore e le mani. Gesù è forza vera, quella che sazia, non perché ci offre qualche interpretazione ma perché ci ama e ci fa correre incontro al mondo. È la presenza che porteremo con noi per le strade della nostra città, forza misteriosa ed efficace, di amore che attrae e consola, che guarisce e trasforma, presenza che ci apre il cammino verso i fratelli, che ci fa riconoscere tanti pellegrini che cercano qualcuno che si affianchi a loro per consolare, per curare, per iniziare da questo la pace. Nel servizio gratuito, di solo amore, inizia la pace.

E pensiamolo ad iniziare dai più piccoli, da non scandalizzare, il cui sangue grida giorno e notte e per i quali Gesù vuole fare giustizia prontamente. E chiede a noi di farla e di aiutarlo a piegare il giudice iniquo che condanna all’ingiustizia, e a proteggere i bambini da un male che spegne il sorriso e spaventa la loro innocenza. Chi si nutre di Gesù è libero dalla logica di Caino, quella del considerarsi più grande, dal peccato originale dell’egoismo che, per affermarsi, annulla l’altro, cioè Dio e il prossimo. E chi scopre Dio scopre il prossimo e ricostruisce il legame che il non amore distrugge perché genera sempre violenza che produce tanta morte e divisione.

«I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori», cioè l’ironia di sentirsi grandi.  «Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve». Così inizia la pace. Il servizio all’altro, umile, concreto, gratuito, costruisce la pace. E tutti siamo chiamati a farlo, perché tutti possiamo fare male ma, amati da Gesù, forti del suo amore, vinciamo il male e la morte. Il corpo di Cristo ci chiede diventare grandi nel servizio, perché Lui ci serve così tanto da nutrici con se stesso. Ma, a differenza del pane di questo mondo, il pane del cielo – che ci fa comprendere e gustare quello della terra – ci chiede di non pensare a noi ma di diventare noi stessi nutrimento di amore, specialmente per proteggere i fratelli più piccoli, quei tanti bambini segnati nel profondo dalla forza del male.

Cristo nostra pace, liberaci dalla logica del male, che divide e inganna. La tua croce abbatte il muro di separazione. Tu ti sei fatto pellegrino per riempire il cuore di speranza e di amore più forte del male. Tu, nostra pace, insegnaci a camminare verso tutti, a spezzare il tuo pane e quello che ci affidi, perché non manchi a nessuno.

Bologna, Cattedrale
08/06/2023
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