Messa di suffragio per le vittime degli attentati in Sri Lanka

Questa prima domenica dopo Pasqua è dedicata, per volontà di San Giovanni Paolo II, alla Divina Misericordia. Ne abbiamo tanto bisogno. La Pasqua è la pienezza della misericordia di Dio, cioè il suo cuore si rivela con la scelta di amare fino alla fine. Non una promessa vaga, impersonale, senza concretezza, ma via dolorosa percorsa solo per amore. Il cuore di Dio rende il cuore dell’uomo davvero umano. Dio è misericordia, tanto da scandalizzare la giustizia senza cuore degli uomini che hanno paura dell’amore. Il male, infatti, è impietoso e spesso si nasconde proprio in una presunta giustizia alla quale non interessa che il fratello sia tornato in vita, che giudica senza amare, che condanna ma non sa difendere la vita. Il male rivela i suoi sentimenti nell’impero delle tenebre che trionfa il venerdì santo. La belva che è nel cuore di ogni uomo, mostra la sua terribile, davvero concertante, capacità di seminare morte. Il male è “accovacciato alla porta” ammonì Dio a Caino e se non lo dominiamo ci riempie di irritazioni, di pregiudizi, di confronti tanto non sapere amare il fratello e ucciderlo. E uccidendo l’altro l’uomo uccide se stesso. La Pasqua è un prodigioso e sofferto duello tra la morte e la vita, conflitto che è stato vinto da Cristo ma che è affidato a noi perché il male continua ad ingannare gli uomini, a ispirare l’orgoglio, a seminare la divisione, ad ispirare la violenza, ad accecare con l’ira, a vanificare l’amore e renderlo insipido, a paralizzare i cuori con la rassegnazione e a chiuderli con la paura. La Pasqua è la luce che illumina il buio della croce. Oggi ricordiamo la pasqua di morte che ha insanguinato alcuni luoghi dello Sri Lanka. Don Christo Viraj stesso è stato personalmente molto colpito perché ha prestato i suoi primi anni di ministero sacerdotale proprio nella Chiesa di San Sebastiano di Negombo, dove sono morti molti collaboratori parrocchiali e amici. Solo in quella chiesa sono morte 102 persone.
Uno dei modi di definire lo Sri Lanka è “perla dell’Oceano indiano” per la sua bellezza. E’ una bellezza che vediamo riflessa nella vostra fede, nel vostro lavoro, nella dedizione alla famiglia e alla costruzione della nostra casa comune, che adesso è anche la vostra. Grazie per quello che fate e per l’amore che rende tutta la vita una “perla”. Sri Lanca è anche conosciuta come “Lacrima dell’India” per la sua particolare conformazione geografica, come se fosse una goccia scivolata dal viso della grande India. E’ una lacrima di sofferenza che oggi facciamo nostra, per un dolore ingiusto, terribile, inaccettabile. Questa è la misericordia, l’amore tra fratelli per il quale, come diceva San Giovanni Crisostomo “I fedeli a Roma, considerano quelli che sono in India come membra del loro stesso corpo, sottolineando che “la Chiesa esiste non perché quanti si sono riuniti si dividano, ma perché quanti sono divisi possano unirsi”. Vogliamo manifestare attraverso voi la nostra solidarietà a tutto il vostro popolo e alla vostra amata Chiesa. In Cristo sentiamo tutte nostre quelle lacrime, chiamati ad asciugarle con la forza della fede e dell’amore. Era un giorno di luce e si è tramutato in un buio terribile. Le tenebre vogliono sempre spegnere la vita degli uomini, tutte martiri innocenti, colpiti a causa della loro fede, bersaglio indifeso di uomini vigliacchi, accecati dall’odio e senza fede e senza Dio, perché chi toglie la vita bestemmia sempre il nome di Dio. Il Cardinale Ranijt ha avuto ferme parole di condanna della violenza e di scelta inequivocabile per non esserne coinvolti per non cedere all’odio o alla disperazione. La vita va avanti solo confidando in Dio, nostra forza e promuovendo pace e armonia anche in questo momento così triste e difficile. A chi vuole portare odio e dividere questa tragedia ci chiede avvicinare i fedeli di tutte le comunità e rafforzare la nostra fede e la scelta di combattere ogni piccolo pregiudizio, perché non è mai inerte, ogni divisione che poi genera frutti inaspettati e terribili. Tutti dobbiamo condannare questi atti terroristici, mai giustificabili e la condanna inizia dal combattere in noi la logica della vendetta, dell’odio, del dente per dente che diventa diabolica perché perpetua il male, senza liberarsene, anzi peggiorando. Vogliamo essere uniti e più perseveranti del male, domandando giustizia ed efficacia nella prevenzione.
Di fronte alla croce, alla sconfitta del venerdì santo, al buio del Calvario e di questo Calvario che avete vissuto, come San Tommaso facciamo fatica a credere nella misericordia. La Pasqua appare impossibile, troppa poca cosa rispetto alla forza del male. Il male è sempre spietato, convincente, definitivo e questo causa la nostra amara, ferita, incredulità. Tommaso, apostolo così caro alla vostra Chiesa, diventa credente e proprio in quelle ferite di Cristo vede la Resurrezione. E’ la forza dei credenti, discepoli di Gesù, chiamati sempre ad essere uomini di forte e convinta pace. La abbiamo ricevuta, a caro prezzo, da Gesù, che anche oggi, con tanta commozione ripete “Pace a voi”, consolazione di tante lacrime. La pace di Gesù non ha evitato la croce ma è la sconfitta di questa perché sceglie di non salvare se stesso e di non farsi abbrutire dal male che ci vuole rendere simili a carnefici. Egli alita sui discepoli e oggi su di noi lo Spirito paraclito, consolatore e avvocato, difesa e forza. E’ medicina di speranza e di forza, che ci fa resistere alla cattiveria del male. La forza di Dio è sempre quella dell’amore. «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Siamo mandati a donare questa pace. La chiediamo per chi ha perso la vita. Invochiamo la guarigione per i feriti e la consolazione per chi piange chi non c’è più. Raccomandiamo tutti i nostri fratelli e sorelle che sono nella persecuzione – quanti martiri! – perché nessuno si dimentichi della loro condizione e sentano il nostro sostegno continuo. Ricordiamoci sempre di pregare per loro e di manifestare in modo concreto la nostra solidarietà. Ci uniamo alla preghiera e alla intercessione della Nostra Signora del Rosario, Madhu dove Srilankesi, Tamil e Singalesi, tutti giungono come membri di un’unica famiglia per affidare a essa le loro gioie e i loro dolori, le loro speranze e le loro necessità. Lì, disse Papa Francesco, tutti si sentono sicuri perché “sanno che Dio è molto vicino; sentono il suo amore; conoscono la sua tenera misericordia, la tenera misericordia di Dio”. “Maria non dimentica mai i suoi figli di questa splendida Isola. Come è sempre rimasta accanto al suo Figlio sulla Croce, così è sempre rimasta accanto ai suoi figli srilankesi sofferenti. Il Signore ci doni la grazia della misericordia di Dio. Chiediamo la grazia di riparare i nostri peccati e di riparare con il nostro amore tutto le ferite che il male produce tra gli uomini e nel loro cuore.
Il Signore risorto ci aiuti a sconfiggere il male con il bene e di essere forti artigiani di pace in un mondo troppo segnato da violenze e rabbia.  Ci proteggano Maria, San Tommaso, Sant’Antonio e San Joseph Vaz.
Amen

28/04/2019
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