Veglia Pasquale e Santa Messa della notte

“Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia”. La luce di questa notte illumina le tante notti buie della nostra vita e di questo mondo. Quando l’oscurità è più profonda si vedono con più chiarezza le stelle del cielo e possiamo distinguere più nitidamente la stella del mattino, quella “stella che non conosce tramonto, Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena e vive e regna nei secoli dei secoli”. Sia così. E’ così! La stella del mattino ci fa capire che sta per venire il giorno. Tantum aurora est, ripeteva Mons. Capovilla, soprattutto nei momenti più difficili, quando sembrava impossibile credere alla luce e si sentiva il peso insostenibile del buio. Oggi capiamo l’inizio di un giorno nuovo. Cristo, stella del mattino, ci orienta. Guardiamola per cercare la via migliore. Dobbiamo usare la nostra volontà e il nostro amore, la coscienza per decidere il cammino. Ma senza la stella siamo perduti. Questa luce sarà sempre alta in cielo e ci indica il nostro futuro.
C’è tanto buio che avvolge il cuore degli uomini e tante parti della terra. E’ buio perché quando la vita finisce si spegne qualcosa anche in chi resta e tutti sperimentiamo l’amarezza della fine. E’ buio minaccioso in un mondo così difficile da capire, attraversato da correnti pericolose di violenza e di odio, che improvvisamente si manifesta spietato. E’ buio quando ci si esercita troppo e senza vergogna nell’arte della guerra, coltivando il rancore, alzando muri invece di costruire ponti, dissipando le opportunità, ingannando per convenienza personale, seminando pregiudizi e ignoranza. E’ buio quando il prossimo rimane un’ombra da evitare, che pensiamo si possa cancellare invece di ascoltarlo e capirlo. E’ buio nell’indifferenza che condanna i poveri all’insignificanza e quindi li mette in rischi e sofferenze terribili. E’ buio quando i sentimenti umani vengono liquidati come fossero ingenuità o visione di una sola parte e non l’unica opzione possibile per i cristiani, tutti, per tutti e per tutte le occasioni. E’ buio quando la comprensione appare una concessione pericolosa, possibile solo per i ricchi, mettendo in discussione il dovere di amare, la solidarietà possibile a tutti, finendo schiavi di banale egoismo. E’ buio quando la fragilità è una condizione da nascondere, diventa una condanna, un peso inaccettabile, un fallimento, una condizione disumana e la vita viene scartata, giudicata inutile, come per tanti anziani. Non è disumana la fragilità, ma lo è una vita che la cancella! E’ buio quando sentiamo il peso della solitudine e ci coglie in maniera improvvisa, come un abisso che si spalanca dentro. E’ buio nella guerra che spegne i sentimenti più elementari e confonde tutto quello che appariva sicuro, perché Caino continua a colpire il fratello. La morte è il buio più grande, l’ultimo, definitivo, sconfitta della luce tanto che la speranza appare velleitaria, consolatoria, un modo per anestetizzare una realtà dura.
Ecco il grido nel buio di questa notte e di ogni notte: Gesù è risorto! Ecco la luce! Ma chi si accorge di Lui? Diceva il pastore Ricca: “Non è che c’è la festa di Pasqua perché noi ricordiamo la risurrezione di Gesù, ma al contrario: è la festa di Pasqua che ricorda a noi che Gesù è risorto. Non è la fede dei discepoli che ha risuscitato Gesù, ma è Gesù risorto che ha risuscitato la fede dei discepoli”. Quanto è facile, infatti, abituarsi al buio, arrendersi alle difficoltà farsi paralizzare dai dubbi e dall’evidenza e ingiustizia del male, accontentarsi delle luci del benessere, del successo individuale, dell’affermazione di sé. Quanto è facile sopravvivere e non vivere, senza un amore vero, conservando invece di perdere per amore, salvando se stessi invece di donare. Quanto è facile scappare dal male, evitando la sofferenza, pensando di stare bene perché cerco solo quello che mi conviene. Un mondo così resta buio e diventa più difficile per tutti. Non c’è felicità vera nascondendo o evitando la croce, fosse in maniera elegante o furba. Romano Magrini ha accompagnato con amore di padre sua figlia Cristina per trentotto anni, da quando ne aveva quindici ridotta in stato vegetativo. “Quando non si vive insieme si diventa estranei”, diceva. Non avviene così nel nostro ordinario individualismo?  “Ogni relazione ha bisogno di uno scambio e Cristina suscitava il massimo dando il minimo”. Noi siamo figli e figlie di un Dio che ha accettato questo scambio, che non ha donato il massimo perché la nostra vita non si perda, come un Padre vero che si pensa per i figli e non viceversa.
La resurrezione è affidata a noi. Gesù ne parla solo ai suoi, perché fosse comunicata di cuore in cuore, attraverso gli uomini, lasciandoci liberi di fidarci o no, responsabili di nascondere la luce oppure di tenerla in alto. Non siamo spettatori, ma dobbiamo essere uomini di fiducia, che credono alla luce anche quando c’è il buio. Lumen fidei: la luce della fede ha illuminato la nostra vita e ci chiede di trasmetterla al prossimo. “La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita”. E’ la “favilla, / che si dilata in fiamma poi vivace / e come stella in cielo in me scintilla”. Noi abbiamo visto la vita cambiare, il male sconfitto! Abbiamo visto l’amore illuminare le tenebre più profonde, cioè la solitudine di un anziano, la sofferenza di un malato visitato, il sorriso di un bambino non più abbandonato, un perdono che ha rinnovato un uomo vecchio, affrancandolo dal suo passato. La loro luce era la stessa della resurrezione. Domandiamoci come essere uomini della resurrezione in un mondo pieno di oscurità. Cosa posso fare io perché il buio sia vinto da questa luce di amore, dalla forza della resurrezione? I discepoli non credettero e pensavano fosse un vaneggiamento. Sono scettici, conseguenza della disillusione. Sono diffidenti alla speranza tanto che sembra vogliano stemperare l’entusiasmo perché non credono più a niente. Essi stessi si mettono a correre quando si riapre in loro la speranza che la vita vince sulla morte. L’amore è più forte del male, anche quando questo sembra vincere. Oggi alcuni nostri fratelli ricevono il sacramento del battesimo. Questo ci commuove e ci incoraggia a scegliere oggi, in ogni stagione della nostra vita, di essere figli, a diventare uomini nuovi passando dall’amore per noi stessi all’amore per gli altri, da uomini rassegnati a uomini di speranza e di amore! Se credessimo davvero alla vittoria sulla morte e non ci fermassimo alle prime difficoltà! “O notte gloriosa che ricongiunge la terra ed il cielo e l’uomo al suo creatore!”. Più forte della morte è l’amore! Alleluia! Cristo è risorto dai morti e non muore più. Alleluia!

20/04/2019
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