L’Apocalisse ci rende consapevoli. Ci aiuta a non vivere da sonnambuli, a non credere che i problemi siano risolti perché li ignoriamo, a non chiudere gli occhi ma ad aprirli per vedere con speranza questo tempo difficile, affrontarlo, a non rifugiarci in isole (comprese quelle digitali!) nelle quali finiamo per dissipare il personale e irripetibile tesoro del tempo.
Oggi celebriamo la fine della vita terrena di Maria. La sua morte che è la sua nascita. Maria ci ha donato Gesù, l’eterno che entra nei nostri giorni per rendere eterna la nostra vita. Maria si confronta con il drago, come descritto dall’Apocalisse. La storia del mondo è sempre una lotta. Quando mai il drago ha lasciato “in pace”?
Quando lo crediamo vuol dire che abbiamo smesso di amare! Il drago dalle sette teste coltiva sempre la sua ambizione di arrivare al comando della storia (tutte e sette le teste sono coronate, simbolo del potere!). Il male aspetta il momento opportuno per distruggere la vita, per spegnere la speranza, per seminare disillusione e indifferenza per i terribili sacrifici umani che i signori della guerra moltiplicano.
Quanto dolore, enorme, incalcolabile, nei cuori e nelle relazioni delle persone viene prodotto dalle guerre e dal drago! Per questo è una lotta tra la vita e la morte. Le omissioni non ci mettono in salvo (“Non ho fatto niente!”), anzi ci condannano (“Non entri e rimani quello che sei proprio perché non hai fatto niente!”) perché non amare significa favorire il drago che non è mai innocuo.
Lo vediamo terribile, trascinare il cielo e buttarlo sulla terra, distruggendo tutto e tutti, perché la guerra è sempre una strage, una strage inutile di tante stragi casuali e terribili. Poi c’è un altro modo con cui il drago distrugge la vita: rendendola insignificante, riempiendola di preoccupazioni vane, sterili, accarezzando l’istinto che sta accovacciato alla porta, pronto, e che si impadronisce dall’anima riempiendola di confronti, di esaltazione di sé, di prestazioni da garantire per essere qualcuno e per ottenere considerazione e ruolo.
Chi cerca il cielo lo sa vedere sulla terra e ne capisce la bellezza. Cercare il dopo ci aiuta a vivere bene il prima, altrimenti finiamo per vivere follemente credendo di star bene cancellando i limiti della vita, ad iniziare da quello ultimo, la morte, ma anche la malattia, insomma l’umiltà della nostra condizione. Per questo finiamo per cercare tanto l’esibizione di sé, la prestazione, la dimostrazione di forza, spesso così penosa. Solo il cielo ci aiuta a vivere bene sulla terra, riconoscendo quello che siamo e quello che saremo, rendendo il mondo quello per cui ci è stato affidato, una casa comune, un giardino e non un deserto di vita.
Chi cerca il cielo non deve gonfiarsi da solo e non lo fa per sé, ma per Dio e, quindi, per tutti. Maria è nostra Madre, affidataci da Gesù e alla quale siamo affidati. Lei si prende cura di noi, e noi prendiamola nei nostri cuori, portiamola a casa nostra, non trattiamola come fosse un’azienda, un’estranea. Maria è innalzata perché umile, mentre i potenti sono già innalzati e sono rovesciati da ciò che credevano la loro grandezza. La Vergine crede a quello che ancora non c’è ma si affida perché crede che ci sarà. Crede che la Parola non è una vaga promessa, un auspicio, un modo per illudersi e rendere meno dura la vita. È beata perché non aspetta, non cerca prima di capire come va a finire, ma dona tutta se stessa, si affida.
Maria è l’arca che contiene e rivela la presenza di Dio, del Dio ignoto che non diventa un’entità diffusa, informe, omnicomprensiva, ma acquista il volto di Gesù. L’amore di Dio non è un’entità ma un volto, carne, presenza. Noi abbiamo come paura della vita, vogliamo avere prima tante sicurezze e siamo, proprio per questo, sempre più insicuri. Maria ci dona Colui per il quale vivere. La relazione con Gesù ci rende relativi al prossimo. La vita cristiana non è risolta o protetta secondo un’idea di felicità finta, lontana dalla vita vera, da benessere individuale che ci rende aggressivi e difensivi, distorti, possessivi nelle nostre relazioni che non sappiamo capire quanto possono essere significative. Siamo condizionati da un immaginario pervasivo, da prestazione, che non ci fa capire la bellezza che pure abbiamo intorno a noi, e ci fa disprezzare la vera bellezza, umile e umana, della nostra vita fragile com’è. Maria “magnifica” il Signore perché ha Dio con sé nell’arca del suo grembo.
Canta il Magnificat non perché aveva visto risultati, verificato bilanci, chiarito le interpretazioni, ma perché aveva visto che nulla è impossibile a Dio. Maria ci mostra la via del cielo che passa per la terra affrontando un mondo terribile che spegne la vita, che finisce per averne paura perché la profana continuamente, che accetta le ingiustizie e butta via i tanti mezzi perché li piega per il benessere di pochi. Il mondo è una Babele dove la logica dell’occhio per occhio ha già reso tanti ciechi, dove si svuotano i granai per riempire gli arsenali e ci si si esercita solo nell’arte della guerra invece di quella della pace, l’unica che la vita la difende e la può permettere. Maria non ha paura della vita perché ama e prende sul serio la Parola. Quando la pieghiamo, come tutto, al nostro io finiamo per essere attratti da una cultura di morte. L’umile Maria mostra la via del cielo che passa per la terra.
Non si ha Dio per Padre senza avere la Chiesa per Madre e arriviamo a Gesù attraverso Maria. Non smettiamo di essere figli non perché non si cresce, anzi, ma perché non smettiamo di imparare. La Madre è senza peccato. Noi no. Amarla ci aiuta a combatterlo anzitutto dentro di noi, perché è nel cuore che nascono i pensieri cattivi. Maria non ha una risposta teorica alla domanda sul perché del dolore del mondo, ma ha Gesù, il Dio vicino, che proprio nella vicinanza rivela il Suo amore di misericordia e la Sua tenerezza fedele. Aprendoci a Dio, non perdiamo niente.
Al contrario, la nostra vita diventa ricca e grande proprio perché umile. Maria come una madre ci aiuta a nascere sulla terra e al cielo. Maria è lontana da noi? È vero il contrario. Proprio perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi, ci libera da una concezione materialistica della vita presente per aiutarci ad ascoltare e a mettere in pratica il Vangelo, che ci rende figli, per vedere oggi le primizie di quanto sarà pieno nel suo Regno. Maria interceda perché i popoli sappiano ritrovare la via della fraternità e ciascuno di noi aiuti iniziando da sé. Per questo facciamo nostra la supplica per la pace del Patriarcato di Gerusalemme, in comunione con loro e con quanti vivono oggi la tragedia del drago della guerra.
“Gloriosa Madre di Dio, innalzata al di sopra dei cori degli angeli, prega per noi con San Michele Arcangelo e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro. Ottieni per questa Terra Santa, per tutti i suoi figli e per l’umanità intera, il dono della riconciliazione e della pace. Che si compia la tua profezia: i superbi siano dispersi nei pensieri del loro cuore; i potenti siano rovesciati dai troni, e finalmente innalzati gli umili; siano ricolmati di beni gli affamati, i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio e i miti possano ricevere in dono la terra. Ce lo conceda Gesù Cristo, tuo Figlio, che oggi ti ha esaltata al di sopra dei cori degli angeli, ti ha incoronata con il diadema del Regno, e ti ha posta sul trono dell’eterno splendore. A Lui sia onore e gloria per i secoli eterni. Amen”.